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3 mila km in bici per ‘colpa’ di Santa Teresa, l’impresa di un pensionato – Aleteia IT

Quanti proverbi ci regala il ciclismo? Il più gettonato è senz’altro: “Hai voluto la bicicletta? Allora pedala”. Vuol dire prendersi la responsabilità di sudare su quello che ci piace e su cui scommettiamo. E chi più dei santi c’invita a prendere la fede come una vera pedalata, a stare sulla strada dei nostri giorni cambiando marcia, passando borracce ai compagni, arrivando a ogni tappa col fiatone?

Mi ero segnata sull’agenda che a fine agosto le spoglie di Santa Teresa di Gesù Bambino sarebbero state ospitate a Santa Giustina, una piccola frazione di Rimini. Si trova a un’ora da casa mia e mi pareva un regalo splendido (come sempre il Cielo è strepitoso nel venirci incontro!). Sfogliando il Corriere ho scoperto che c’è una storia umana altrettanto meravigliosa, legata a questo piccolo paesino romagnolo devoto alla Santa di Lisieux.

Stefano Pagliarani, operaio Enel in pensione, ha inforcato la sua bicicletta non professionale per buttarsi in un’avventura impegnativa: attraversare tutto lo stivale italiano per andare a salutare le suore carmelitane di Noto. Dalla Romagna in Sicilia in bici, senza allenamento specifico… ma con la spinta di Santa Teresa:

Senza mai bucare, senza infortuni né contrattempi. E senza alcun allenamento specifico. Ma con una promessa, fatta in piena pandemia, da mantenere: «Dopo aver spedito per posta, l’anno scorso, una piccola statua di Santa Teresa alle Carmelitane di Noto, in Sicilia, Madre Agnese ha telefonato per ringraziare: dai, vienici a trovare, mi ha detto. E io, scherzando: certo, vengo in bicicletta!». La superiora però l’ha preso sul serio: «Vieni come ti pare, ti aspettiamo». 

da Corriere

Tra andata e ritorno ci ha messo 25 giorni. La maggior parte di noi è come Stefano, non professionista nei viaggi della vita. La fede non è quella vocina lontana che sussurra solo nei momenti in cui ci sentiamo ispirati. E’ proprio la voce che ogni mattina ci ricorda che dietro ogni nostro passo c’è qualcuno che ci dice: “Vieni, ti aspetto”.

La fida Guendalina, una super bicicletta normalissima

Non ci sono stati contrattempi, né forature. Tutto è andato liscio per Stefano (… scommettiamo nello zampino di Santa Teresa?) e in appena 9 giorni ha raggiunto il convento di Noto.

Sono in tanti quelli che si mettono su strada dopo la pandemia. Non sono atleti, ma gente che ha bisogno di fare un viaggio con le proprie gambe. Lunghe camminate o pedalate, niente mezzi veloci e facili. Forse questo ci dice di un istintivo bisogno, di una domanda più o meno consapevole, di riaggrapparsi alla certezza che la vita è un cammino con una meta. Da fare lentamente. Allora c’è chi va o torna a Santiago, c’è chi – come il cantante degli Ex Otago – pedala per ritrovare il padre, chi fa una camminata da record in nome di qualche mission (sensibilizzare su una malattia, contro la violenza sulle donne, eccetera).

PASJE MĘŻA

Thomas Gamstaetter/Unsplash | CC0

Più o meno a tentoni, con visioni umane più o meno chiare, una schiera di non professionisti si muove per qualcosa con i propri piedi. Se tra i tantissimi effetti brutti e amari della pandemia, c’è anche questo briciolo di consapevolezza ritrovata … allora è tempo di seminare senza paura. Le orecchie sono tese ad ascoltare di nuovo quel: “Vieni e vedi!”.

Stefano Pagliarani aveva una meta: il convento delle suore carmelitane di Noto. Gli dispiace non aver potuto fare una foto ricordo con loro, ma le ha salutate di fronte alle grate che separano il mondo esterno dalla clausura.

Fedele compagna in questa impresa è stata la bicicletta “Guendalina”.

«Guendalina», acquistata con il bonus mobilità 2020, è stata preparata dallo stesso meccanico che aveva affiancato Jovanotti in Cile, il forlivese Augusto Baldoni. 

Ibid.

Dunque: la bicicletta aveva un illustre meccanico, ma chi ha allenato (davvero) il signor Stefano?

Santa Teresa, coach impavida

Lo scorso maggio abbiamo pubblicato su For Her una breve raccolta di testimonianze sulla novena delle rose a Santa Teresa. E’ bastato quel piccolo articolo ‘per scatenare il Cielo’. Tuttora – io che lo scrissi – ricevo racconti personali di come la presenza concreta, operativa e mirata di Santa Teresa tocchi le vite di tante persone. E’ proprio vero che Dio sta mantenendo con lei la promessa di farle trascorrere il suo Cielo a fare del bene sulla Terra.

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E c’è questa piccola frazione nel riminese, chiamata Santa Giustina, che è devota alla Santa di Lisieux in modo straordinario. Stefano Pagliarani vive lì e dice che hanno più statue di Teresa che della Madonna. Ovviamente non è una sfida, ma la semplice testimonianza di una devozione profonda.

Therese of Lisieux

MYCHELE DANIAU | AFP

E che ci sia la spinta energica di Santa Teresa dietro l’impresa del ciclista pensionato riminese è evidente. Il suo è stato un pellegrinaggio, non una semplice pedalata. Tutto è cominciato con il dono fatto alle suore di Noto. E il dono ha questo effetto collaterale, spalanca occasioni. Racconta il signor Stefano:

C’è un ex operaio, entrato all’Enel di Bologna a 17 anni — «ero il più giovane» —, cattolico ma poco praticante fino ai 35 anni. «Poi alcune vicende famigliari turbolente mi hanno spinto a cercare sostegno spirituale». Lo ha trovato al corso per diaconi: «Non sono rimasto in seminario. Non ho la vocazione e non amo i vincoli definitivi». Comunque, 25 anni fa, Stefano Pagliarani è stato ordinato dal vescovo ministro e lettore della parrocchia di Santa Giustina dove, quello stesso anno, sono arrivate dalla Normandia, per la prima volta in Italia, le reliquie di Santa Teresa. 

Ibid.

… di nuovo sulla strada

L’impresa ciclistica si è conclusa al meglio. Ma Stefano Pagliarani non ha troppo tempo a disposizione per riposarsi. Altri 1300 km lo aspettano, questa volta lì farà in pullman. Sarà diretto insieme ad altri parrocchiani proprio a Lisieux dove verranno loro affidate le reliquie di Santa Teresa. Le porteranno a Rimini, a Santa Giustina per la precisione, dove resteranno dal 21 agosto per una settimana di festa.

Lettore avvisato…

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