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Case teleriscaldate, con gli indici A2A salta l’Ecobonus: «Troppo efficienti» – Corriere della Sera

Via Omassi, quartiere Lamarmora, palazzine anni Cinquanta: quella collegata al teleriscaldamento da giugno risulta in classe energetica A3, ovvero efficientissima, quella alimentata con una caldaia a metano in classe F. A Brescia quindi è quasi impossibile intercettare i finanziamenti del Superbonus 110 per coibentare le abitazioni scaldate bruciando i rifiuti. Di certo è molto più difficile che a Bergamo, o Torino o Brunico e in tutte le altre città italiane che hanno comunque reti di teleriscaldamento, considerata sì energia rinnovabile ma non così «efficiente» come a Brescia.

Per le associazioni degli inquilini (Sunia-Cgil in testa) la colpa è in un indice di conversione «eccessivo» che l’ente di certificazione Rina ha operato per conto di A2A sulle abitazioni della Leonessa. Prima di ottenere il finanziamento per i lavori di coibentazione infatti serve una certificazione energetica: se la casa è scaldata con energie rinnovabili sarà alta a priori. In Italia si è stabilito un fattore di conversione in energia primaria per le case teleriscaldate di 1,5 (semplificando al massimo: per fornire un chilowattora di calore devo consumarne 1,5) che è valido in assenza di un dato fornito dalle aziende. Ebbene, «nel 2019 A2A ha dichiarato per Brescia il fattore di conversione più basso d’Italia (0,24) e la situazione è peggiorata il 30 giugno quando è stato ridotto a 0,12. Così la quasi totalità degli edifici allacciati al teleriscaldamento cittadino è finita in classe A4 (la migliore) ma solo formalmente, perché in gran parte sono edifici energivori» tuona Simone Cardin di Federconsumatori. «A2A dichiara che a Brescia usa per il 50% energia rinnovabile, in Trentino Brunico scalda le case con una centrale funzionante per il 90% a legna e ha un coefficiente di conversione di o,43. A Bergamo (sempre di A2A) l’indice di conversione è di 0,53 e a Torino di 0,84. Come è possibile che i politici ed i legislatori non se ne siano accorti?» Si chiede Danilo Scaramella della Consulta dell’Ambiente, che auspica un intervento per lo meno della Regione.


Per evitare il blocco dei lavori in corso e perdere altri milioni di potenziali interventi diverse organizzazioni (oltre a Federconsumatori anche Legambiente, Sunia-Apu, Sicet, Uniat, UPPI, Confedilizia-Ape, Union Casa e Appc) chiedono nell’immediato che ministero dello Sviluppo Economico ed Enea «consentano l’utilizzo di un valore medio nazionale del fattore di conversione in energia primaria anche per Brescia» e nel medio periodo «una revisione del metodo di calcolo della certificazione energetica» ma anche un confronto immediato con A2A e Loggia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

16 settembre 2021 | 09:51

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