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Fondi al reddito di cittadinanza: nel decreto fiscale 260 milioni – La Repubblica

ROMA – Entra anche il reddito di cittadinanza nel decreto fiscale collegato alla manovra all’esame oggi del Consiglio dei ministri. Sarà rifinanziato con altri 260 milioni e, tenuto conto di altri due interventi precedenti, la spesa per quest’anno sale di 1,5 miliardi dai 7,2 miliardi annui stanziati in origine nel 2018. Segno che la crisi Covid morde ancora.

Il Cdm di oggi non approverà invece il Dpb – Documento programmatico di bilancio – da inviare alla Commissione europea entro il 15 ottobre di ogni anno. Si tratta di un documento anticipatore della legge di bilancio per il 2022 – l’ex finanziaria – con i principali capitoli di interventi e relativi saldi. L’esame del Dpb viene dunque rinviato a lunedì 18. Le richieste politiche sono molte, il menù si allunga, così l’entità complessiva che potrebbe salire dai 22-23 miliardi di spazio fiscale definiti dalla recente Nota di aggiornamento al Def. Ieri il ministro dell’Economia Daniele Franco e il Ragioniere generale dello Stato Biagio Mazzotta ne hanno parlato con il premier a Palazzo Chigi.

La prima manovra del governo Draghi conterrà di sicuro la riforma degli ammortizzatori sociali, un pacchetto pensioni (con la rivalutazione degli assegni all’inflazione, la Super Ape Sociale per i lavori gravosi, una nuova forma di flessibilità dopo la fine di Quota 100, il rinnovo di Opzione Donna), un intervento sul fisco (la definizione dell’assegno unico per i figli e un primo taglio del cuneo fiscale a favore dei lavoratori), la proroga di alcuni ecobonus edilizi. Dovrà poi prevedere il rifinanziamento della sanità, quello del reddito di cittadinanza, il sostegno agli enti locali, forse anche le risorse per il rinnovo dei contratti pubblici e le spese indifferibili.

Il decreto fisco-lavoro di oggi, oltre alle nuove risorse per il reddito di cittadinanza da usare per arrivare a fine anno senza tagliare il sostegno a nessuno, contiene anche una dilazione di cinque mesi per pagare le cartelle fiscali sospese per il Covid e che l’Agenzia delle Entrate ha cominciato a inviare ai contribuenti dal primo settembre. Ci sono 13 settimane in più di Cassa integrazione Covid gratis per le piccole imprese e il settore moda (tessile, abbigliamento, scarpe, pelletteria).

Se usano questa Cig, non possono licenziare. Ma il blocco dei licenziamenti – che scade il 31 ottobre – nonostante le richieste dei segretari generali di Cgil, Cisl e Uil al premier Draghi che li ha ricevuti ieri a Palazzo Chigi non sarà rimosso. E dunque – a meno di interventi selettivi dell’ultima ora per alcuni settori ancora in difficoltà, come la moda – dal primo novembre anche le piccole aziende dei servizi e del commercio torneranno a licenziare, a meno di usare la Cig Covid gratuita.

Nel decreto finisce anche la stretta normativa sulle aziende in chiave di tutela della sicurezza sul lavoro con l’assunzione di 2.500 nuovi ispettori (1.400 già previsti). Al rifinanziamento – retroattivo per tutto il 2021 – delle quarantene dei lavoratori vanno 800 milioni. Rifinanziati anche i congedi Covid per i genitori con figli in dad o quarantena. E il Fondo volo per la Cig di Alitalia.

C’è anche l’attesa norma sui contratti di somministrazione: salta il riferimento al 31 dicembre 2021 e quindi anche dopo questa data le aziende potranno continuare a usufruire degli stessi lavoratori in somministrazione, derogando al tetto dei 24 mesi previsto per i contratti a termine. In arrivo poi altri 300 milioni di ecobonus per chi acquista auto green, non inquinanti. Gli sconti sui tamponi Covid, per cittadini e aziende, per ora restano fuori.

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