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I soldi dell’agricoltura – AgroNotizie – Economia e politica – Agronotizie

Il fotovoltaico e il fisco

Pur non essendo frequenti, ci sono casi nei quali il reddito derivante dalla produzione di energia fotovoltaica in un’azienda agricola non viene riconosciuto come una attività connessa e trattata come tale sotto il profilo fiscale.
Come racconta Giorgio Gavelli sulle pagine de “Il Sole 24 Ore” dell’8 novembre, una vicenda di questo genere è accaduta per un’azienda avente come attività agricola l’allevamento in qualità di soccidario.

I giudici chiamati a dirimere il contenzioso, hanno però confermato che i compensi derivati dalla attività di soccida, pur essendo esclusi da Iva, sono la diretta espressione di proventi percepiti dallo svolgimento di una attività agricola principale.
Una diversa interpretazione, si legge a conclusione dell’articolo, penalizzerebbe ingiustamente tale formula di attività rispetto alle altre svolte in agricoltura.

Sementi e nuove tecnologie

Sono numeri importanti quelli del settore sementiero italiano resi noti da Assosementi, che ha recentemente celebrato a Bologna il suo centenario.
La produzione di sementi certificate, come ricorda “Il Resto del Carlino” del 9 novembre, insiste su 208mila ettari di superficie e coinvolge 19mila agricoltori a livello nazionale nella moltiplicazione.
Di fronte alle incessanti attività di ricerca e innovazione, questo settore ha la necessità di un quadro normativo aggiornato e specifico che tenga conto dei progressi raggiunti negli ultimi anni nelle nuove biotecnologie.

Su questo argomento è intervenuto l’europarlamentare Paolo De Castro, che sollecita la Commissione europea a elaborare al più presto una nuova regolamentazione che distingua tra transgenesi e mutagenesi.
L’innovazione deve essere resa fluida per dare vita a varietà, ha continuato De Castro, davvero capaci di combattere le malattie delle piante per via genetica e non chimica.
Le nuove biotecnologie rappresentano una opportunità, ha concluso, che l’Europa non deve lasciarsi scappare.

Stop al Prošek

Della contrapposizione fra Italia e Croazia in merito al Prošek, con la richiesta di riconoscimento della denominazione di origine da parte della Ue, si sono occupati diffusamente i giornali in edicola nelle ultime settimane.
Ora la vicenda si arricchisce di un nuovo capitolo, con la deposizione da parte dell’Italia di un dossier, inviato alla Commissione europea, nel quale si motiva la contrarietà italiana al riconoscimento della denominazione di origine per il Prošek.
Il principale timore, spiega Andrea Zaghi su “Avvenire” del 10 novembre, è che l’omonimia fra il nostro Prosecco e il Prošek possa estendersi poi ad altre produzioni a denominazione, mettendo in pericolo una fetta importante del made in Italy.

L’articolo ricorda che le colline del Prosecco sono un patrimonio dell’umanità, cosa che non può essere trascurata da Bruxelles nel decidere su questa vicenda.
L’opposizione alla denominazione per il Prošek, si legge ancora, vuole tutelare un patrimonio del made in Italy che nel caso del Prosecco ha un valore al consumo di 2,5 miliardi di euro, realizzati in gran parte sui mercati di esportazione.
La partita è però ancora aperta e ora la Croazia ha 60 giorni di tempo per rispondere ai rilievi dell’Italia.

Quando l’Iva è “speciale”

La legge di Bilancio conferma per il 2022 il regime speciale Iva per gli allevamenti di bovini da carne e per quelli di suini.
Le aliquote, informa Ermanno Comegna sulle pagine di “Italia Oggi” dell’11 novembre, saranno del 7,7% per i bovini da carne e dell’8% per i suini.
Come noto, il regime speciale Iva è una sorta di “piano carne” che consente agli allevatori di trattenere gli incassi di questa imposta, che altrimenti dovrebbero essere versati alle casse dell’erario.
Come si legge nell’articolo, il valore per le imprese beneficiarie supera i 74 milioni di euro.

Altre importanti modifiche al disegno di legge riguardano l’istituzione di un fondo mutualistico contro i rischi ambientali, classificabili in alluvioni, gelate e siccità.
Questo fondo sarà gestito da Ismea che inoltre sarà autorizzata a una spesa per 50 milioni di euro destinati nel 2022 a interventi sul mercato.
Altri 10 milioni saranno finalizzati a favorire l’accesso al credito.
Uno stanziamento supplementare di 20 milioni è destinato a favore dell’imprenditoria giovanile e femminile in agricoltura.
Tutte queste misure, si legge in conclusione dell’articolo, si aggiungono a quelle già presenti nella stesura iniziale del disegno di legge, nel quale trova posto la proroga per tre anni del bonus verde, la detassazione dei redditi dominicali e la lotta agli incendi boschivi.

I soldi per l’ortofrutta

Per il settore ortofrutticolo sono disponibili 50 milioni di euro, destinati alle organizzazioni dei produttori per superare le difficoltà causate dall’emergenza sanitaria e dalle avversità climatiche.
Lo prevede un recente decreto del ministero per le Politiche agricole del quale offre una sintesi l’articolo firmato da Gianni Allegretti su “Il Sole 24 Ore” del 12 novembre.
Potranno accedere a questi sostegni, che sono a fondo perduto, le organizzazioni di produttori che presentino bilanci nei quali si evidenzino criticità sotto il profilo finanziario.
Va precisato che il contributo è erogato nella misura massima dell’1% del valore della produzione commercializzata e comunque nel limite individuale di un milione di euro.

Un’ulteriore condizione, precisa l’articolo, è l’obbligatorietà per i soci delle organizzazioni di produttori di sottoscrivere un aumento di capitale di ammontare pari al contributo.
La finalità è quella del rafforzamento patrimoniale delle stesse organizzazioni.
La perdita della condizione di organizzazione dei produttori, si apprende inoltre, comporta la restituzione dei sostegni percepiti e degli interessi legali maturati.

Meno aiuti all’agricoltura

È errato etichettare l’agricoltura come un settore assistito.
Al contrario è caratterizzato da una crescente imprenditorialità che vive sempre meno di aiuti e sempre più di mercato.
Si apre con questa affermazione l’articolo di Giorgio dell’Orefice pubblicato su “Il Sole 24 Ore” del 13 novembre.
È questa peraltro la conclusione alla quale si giunge leggendo il report del Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) curato da Lucia Briamonte e Stefano Vaccari sui contributi comunitari e nazionali destinati all’agricoltura.
Infatti negli ultimi 20 anni il complesso dei sostegni si è ridotto di oltre quattro miliardi di euro, facendo scendere l’incidenza del sostegno pubblico sul valore aggiunto agricolo dal 55% dell’anno 2000 al 34% del 2019.

Interessanti le informazioni che il report offre sulle agevolazioni fiscali che nel settore agricolo sono legate soprattutto al gasolio, che da solo pesa per il 30% e vale più di tutte le agevolazioni previdenziali dedicate al settore primario.
Altro luogo comune sfatato da questo report è che sia il Mezzogiorno ad assorbire la parte più consistente dei sostegni pubblici, che al contrario è destinata in prevalenza alle aziende settentrionali.
A questo proposito l’articolo si conclude indicando la Lombardia come una tra le regioni dove l’agricoltura riceve i maggiori sostegni, seguita da Emilia-Romagna e Veneto. 

L’avanzata dei fiori

Quest’anno le nostre esportazioni di fiori son cresciute del 31%.
Lo scrive Andrea Zaghi su “Avvenire” del 14 novembre, commentando i dati diffusi da Istat sull’andamento di questo comparto.
I risultati sono superiori anche a quelli del 2019, dunque prima dell’emergenza sanitaria.
Stando ad alcune proiezioni, le esportazioni a fine 2021 potrebbero sfiorare il valore di 1,4 miliardi, segnando così un più 55% rispetto allo scorso anno.
Germania, Francia e Olanda sono le principali destinazioni della produzione italiana di fiori.

A minacciare la crescita del settore florovivaistico sono i vincoli di carattere fitosanitario che vengono talora frapposti e che a volte nascondono motivazioni commerciali.
A questi si aggiunge l’impennata dei costi di produzione e di trasporto.
Citando le analisi del centro studi Divulga, l’articolo si conclude ricordando che il costo per il trasporto pesante è in Italia di 1,12 euro al chilometro, mentre in Francia si ferma a 1,08 euro e in Germania scende a 1,04. Costi ancora più bassi si riscontrano nel confronto con i paesi dell’Est.


“Di cosa parlano i giornali quando scrivono di agricoltura?”

Ogni lunedì uno sguardo agli argomenti affrontati da quotidiani e periodici sui temi dell’agroalimentare e dell’agricoltura, letti e commentati nell’Edicola di AgroNotizie.

Nel rispetto del Diritto d’Autore, a partire dal 23 novembre 2020 non è più presente il link all’articolo recensito.

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