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Il caro-materie prime ora rallenta anche l’edilizia – Corriere della Sera

«Siamo a un livello tale di emergenza che ci sono persone che vanno di notte a segare alberi di nascosto nei boschi per procurarsi il legname». La frase, fatta cadere la scorsa settimana durante la presentazione del rapporto globale sull’economia del centro Einaudi, è del professor Mario Deaglio. E nel suo parossismo denuncia un problema in parte sottaciuto: il rincaro delle materie prime non sta frenando solo l’automotive, ma adesso pure l’edilizia, che con l’ecobonus stava conoscendo una ripartenza attesa da più di un decennio. Manca il rame per le grondaie, il ferro per i tondini per le gettate di cemento, il legno appunto per travi e rivestimenti, isolanti per i cappotti come il poliuretano, il polietilene e il polistirene per non parlare dei ponteggi, introvabili a causa della bassa disponibilità di acciaio, che la Cina, produttore del 50% mondiale, sta tenendo per sé e le proprie costruzioni al 40%.

Il prezzario

«Siamo preoccupati, il prezzario di riferimento non è più attuale», ammette Alessandro Gilardi delle Costruzioni Generali Gilardi. «La produzione di materie prime bloccata all’estero combinata all’aumento del costo dei trasporti, otto volte tanto, rende i materiali irreperibili e se si trovano, hanno prezzi da capogiro». Carta e penna alla mano Gilardi fa i conti: il noleggio di un metro quadro di ponteggio è passato da 0,90 euro a 8 euro; il prezzo al chilo del tondo per il cemento armato nell’ultimo mese ha segnato +15%, se si guarda da novembre però ha fatto +230%; il polietilene +120%; il rame +47%; il bitume +25%. «Chi è partito otto mesi fa con i cantieri ora si trova nell’impossibilità di reperire materiali, tante aziende si stanno fermando e le più piccole rischiano di chiudere: va meglio di due anni fa, ma peggio di un anno fa quando si pensava che l’ecobonus avrebbe spinto il settore». Perché poi l’impennata è graduale e parte da chi importa i materiali e passa dal subfornitore per scaricarsi maggiormente sull’ultimo anello della catena: la ditta edile. A confermare un listino fuori dell’ordinario è anche l’architetto Maurizio Vanni, direttore tecnico di Secap: «il legno da costruzione è passato dai 550 euro al metro cubo a 1.000, le consegne degli isolanti ora impiegano 3-4 mesi contro i 15 giorni di prima e dalla Germania fatica ad arrivare il profilato per i serramenti», racconta.


Decreto Lavori e poche maestranze

«Per cui ci stiamo muovendo con previdenza opzionando fornitori con contratti quadro e pagando in anticipo: è l’unico modo per difendersi. A volte facciamo ordini a sbalzo giusto per bloccare il materiale». Secap ha reagito diversificando i fornitori e anche le squadre montatori: è riuscita a dare continuità ai lavori, ma non con il ritmo di prima. Per il 2021 le commesse ci sono, secondo Vanni però «serve una proroga all’ecobonus per continuare con i cantieri». Il caro-materie prime penalizza naturalmente il ritorno economico: «Noi che lavoriamo nella trasformazione di edifici come Casa Velò in via XX Settembre ci troviamo a sopportare costi che un anno fa non avevamo preventivato nel contratto di vendita di alloggi», spiega Umberto Minniti, amministratore di Primula Costruzioni. Qualche giorno fa il governo ha abbozzato il decreto Lavori, informa Marco Marino, ad di Cogefa: «Fino all’8% di incremento del prezzo dei materiali nulla è dovuto, sopra quella soglia gli enti pubblici dovrebbero garantire un ristoro del 50%. Sono linee guida, ogni ente poi decide come procedere, ma così si lasciano fuori i privati». Marino, come gli altri costruttori, evidenzia poi un altro problema: la carenza di manodopera specializzata. Pontatori, posatori di serramenti e pannelli di rivestimento esterno, impiantisti per intervenire su caldaie, elettricisti. «Con l’inizio della crisi, le iscrizioni alla scuola edile sono andate calando e oggi non abbiamo persone che possano stare sui cantieri», ammette Gilardi.

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17 luglio 2021 | 20:57

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