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Nell’anno della pandemia in calo la produzione dei rifiuti speciali – L’HuffPost

Nell’anno della pandemia in calo la produzione dei rifiuti speciali - L'HuffPost

Sono 147 milioni le tonnellate di rifiuti speciali prodotti nell’era della pandemia. Con un calo nel 2020 del -4,5%: quasi 7 milioni di tonnellate in meno rispetto allanno precedente. Questa la fotografia che fa ISPRA – lIstituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale del Ministero dellAmbiente – dell’Italia, certificata nellultimo Rapporto (2022) appena presentato al Senato. Durante il lockdown del 2020 lItalia ha recuperato il 70% di rifiuti speciali. Nonostante la significativa riduzione il settore delle costruzioni, e demolizioni, ha confermato di essere, in assoluto, il comparto trainante tra i rifiuti speciali (sforando il 45%). Bene ricordare che i dati del monitoraggio si riferiscono alla vigilia di quello che sarebbe diventato il nuovo boom edile dell’Italia, spinto da agevolazioni che non hanno precedenti storici (Superbonus, Bonus Facciate, lEcobonus e Bonus Ristrutturazioni), almeno recenti.

Ciononostante, i dati rilevati nel biennio 2018-2020 ci offrono un’ottima matrice di valutazione. Partiamo dai numeri più significativi: a diminuire sono i rifiuti non pericolosi (-4,6%), che rappresentano oltre il 94% del totale di quelli speciali, mentre quelli pericolosi calano di circa 300 mila tonnellate (-3%). Nello smaltimento dei rifiuti in discarica finisce più del 6% (con una riduzione sull’anno precedente del 17,7%). Flessione che nel 2020 ha interessato anche il trattamento biologico (-4%). Inferiori all’1% sono le quantità invece processate al coincenerimento e allincenerimento. Confermato, comunque, il trend che vede il recupero dei rifiuti come pratica consolidata, venendo riciclate ormai il 40% delle sostanze inorganiche. Di cui il 13% è in metalli e composti metallici (1,6% in meno rispetto al 2019). Quelli derivanti da attività di costruzione e demolizione, la maggior parte, viene generalmente utilizzata nei sottofondi stradali. In lieve aumento il trattamento agricolo ed ecologico dei rifiuti (+1,8%). Diminuisce il riuso di carta, cartone e legno, -4,5%. Tra i rifiuti speciali pericolosi più di un terzo proviene dal manifatturiero. Un altro terzo è attribuibile alle attività di trattamento e risanamento ambientale, il 20% da commercio e trasporti. Nel 2020 sono state 232 mila le tonnellate di rifiuti sanitari prodotti, con un incremento record del 16%, causa pandemia. Monitorati dal Rapporto anche i flussi di rifiuti con maggiori criticità gestionale: amianto, veicoli e pneumatici fuori uso, fanghi di depurazione urbani e industriali, rifiuti da costruzione e demolizione (dei quali quasi il 78% è avviato a recupero).

Geograficamente la produzione dei rifiuti speciali si concentra al Nord, dove il tessuto industriale è più sviluppato (56,9%), soprattutto in Lombardia (21,6% di quelli prodotti a livello nazionale) e Veneto (11%). Delle 10.472 aziende interessate alla gestione (tra impianti di recupero di materia, termovalorizzatori, discariche, impianti di compostaggio e digestione anaerobica), un quinto è ubicato nella sola Lombardia, la metà si trova sparsa nelle regioni del Nord. Dove risiedono gli impianti più complessi e avanzati.

Se confrontiamo il quadro descritto da ISPRA e il flusso di rifiuti speciali che mandiamo all’estero, appare chiaro che a fronte della mole di rifiuti che continuiamo a produrre c’è una carenza impiantistica da colmare, con scenari assai diversi regionalmente. Infine, l’aspetto positivo che si evince dallo studio è che lItalia resta un formidabile distretto europeo del riciclo. Un buon punto di partenza per un ulteriore sviluppo della nostra economia circolare nel quadro della green economy e delle sfide dei prossimi anni legate ad Agenda 2030, Next Generation EU e Agenda 2050.

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