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Superbonus 110% e cessione del credito: le imprese attendono risposte – Lavori Pubblici

Superbonus 110% e cessione del credito: le imprese attendono risposte - Lavori Pubblici

Tempesta perfetta o paradosso esplosivo, la situazione venutasi
a creare a seguito del blocco della cessione dei crediti edilizi
dovrebbe essere messa al primo posto nell’Agenda di qualsiasi
Governo a cui interessi l’economia reale e la sostenibilità di un
comparto che nel solo 2022 ha consentito allo Stato un extra
gettito di oltre 4 miliardi di euro.

Superbonus 110%: edilizia in bilico

Lo ha confermato ancora una volta la Presidente
dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili (ANCE), Federica
Brancaccio, che ha parlato della paradossale situazione in cui si
sta trovando il comparto delle costruzioni che, nonostante abbia
generato un extragettito del 30% (pari a circa 6,4 miliardi) grazie
al superbonus, è vittima delle continue modifiche al meccanismo di
cessione del credito che hanno bloccato il mercato.

Molti cantieri sono già stati conclusi, altri sono ancora in
corso d’opera, per alcuni il fine lavori è un obiettivo
difficilmente raggiungibile. Tutti (almeno quelli del 2022) hanno
in comune un aspetto: nessuno (o in pochi e a condizioni assurde)
vuole più acquistare crediti indiretti, maturati cioè da sconto in
fattura. Con la triste conseguenza che molte imprese hanno
realizzato lavori guadagnandoci crediti non monetizzabili. La causa
è da ricercarsi in una norma che ha consentito lo sconto integrale
della fattura per gli interventi di superbonus, nelle continue
modifiche normative che hanno destabilizzato il mercato e nel
successivo blocco degli acquisti da parte dei principali attori
coinvolti, ovvero Poste Italiane, CDP e molti istituti bancari.

Nonostante gli allarmi lanciati dal comparto, le manifestazioni
in piazza (forse ancora troppo timide), sembra che nell’agenda
dell’attuale Governo non ci sia spazio per le decine di migliaia di
imprese a rischio fallimento. Anche l’ultima modifica apportata
dalla
conversione in legge del Decreto Semplificazioni fiscali

difficilmente avrà risultati tangibili e porterà alla riapertura
degli acquisti da parte delle banche.

La preoccupazione delle Banche

Quel che ha cominciato a destare più di una preoccupazione ai
cessionari è la responsabilità solidale in caso di concorso nelle
violazioni, da sempre presente all’interno del Decreto Rilancio ma
tornata alla ribalta grazie (o a causa) della
circolare n. 23/E pubblicata il 23 giugno 2022 dall’Agenzia delle
Entrate
.

Com’è giusto che sia, l’Associazione Bancaria Italiana (ABI) ha
chiesto
chiarimenti sugli indici e le verifiche imposte dalla circolare del
Fisco
per evitare qualsiasi tipologia di concorso nella
violazione. Motivo per cui difficilmente gli istituti di credito
italiani riapriranno subito il rubinetto delle liquidità alle
imprese.

Intanto, Poste
Italiane continua ad acquistare solo crediti diretti
, Cassa
Depositi e Prestiti sta valutando una riapertura degli acquisti (ma
se ne parla da mesi) e i principali Istituti bancari hanno messo
uno stop nell’attesa della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale
della legge di conversione del Decreto Semplificazioni fiscali e di
capire come si evolverà il Parlamento italiano con le prossime
elezioni di settembre.

Una situazione paradossale in cui il serio rischio è che il
comparto delle costruzioni ammaini bandiera bianca, dichiarando il
fallimento di decine di migliaia di imprese e con scheletri di
cantiere ancora da portare a termine sparsi in tutte le città. Il
tutto nonostante i numeri sviluppati dal superbonus che:

  • come
    evidenziato dall’ANCE
    si ripaga per quasi la metà dalle
    maggiori entrate che nel solo 2022 corrisponderebbero ad un
    extragettito di 6,4 miliardi di euro;
  • come rilevato dall’Istituto
    di ricerca Nomisma
    a giugno 2022 è costato 38,7 miliardi di
    euro di spesa con un valore generato pari a 124,8 miliardi di euro
    come effetti sul comparto delle costruzioni e sull’indotto;
  • avrebbero generato 634.000 occupati nel settore delle
    costruzioni (410.000) e in quelli collegati (224.000).

È chiaro che non si può pensare di godere serenamente delle
vacanze estive, senza che il Governo non abbia dato risposte
efficaci a imprese e professionisti che rischiano la rovina
nonostante abbiano operato con serietà portando a termine progetti
e lavori.

Source: lavoripubblici.it

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