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Superbonus, le misure necessarie per ripartire – ilmessaggero.it

Nel libro di Milan Kundera “L’insostenibile leggerezza dell’essere” si dice che tutto quello che scegliamo e apprezziamo come leggero non tarda a rivelare il proprio peso insostenibile, allo stesso modo anche la disciplina del cosiddetto superbonus introdotta forse con troppa leggerezza va assumendo i caratteri di un peso insopportabile per il bilancio dello Stato. Il meccanismo agevolativo sembra inceppato e va inseguendo continui aggiustamenti per farlo ripartire. Non è però tempo di pentimenti ma di trovare lo spazio per una mediazione. 
Tanti i protagonisti in gioco. Lo Stato che – come ricordato recentemente dal premier Draghi – lamenta che il meccanismo ha triplicato i prezzi per le ristrutturazioni, le imprese che hanno accumulato crediti (d’imposta) da sconto in fattura e necessitano qualcuno che li acquisti, le banche che per acquistarli pretendono la certezza di utilizzo (nel senso di capacità di spenderli per compensare le proprie imposte dovute o di rivenderli a terzi) e infine i privati committenti che avviati i lavori di ristrutturazione vorrebbero poterli completare con gli sconti promessi. 

Fra costoro l’equilibro non è naturale, bisogna imporlo con scelte definitive, per le quali tutto è devoluto alla responsabilità di chi decide non tanto se far sopravvivere la norma, ma di renderla applicabile fino all’esaurimento della sua vigenza. La strada finora percorsa è fatta di continui restyling che ruotano sul numero di cessioni possibili, sul frazionamento dei crediti ceduti e sulla qualità soggettiva degli acquirenti per garantire l’eliminazione dei meccanismi fraudolenti. Una strada che – non solo a parere di chi scrive – non sembra possa risolvere il problema di far ripartire quel mercato delle cessioni dei crediti che consente alle imprese titolari dei crediti di sopravvivere.

Proviamo allora ad immaginare interventi nuovi che consentano allo Stato di controllare fenomeni di incremento di prezzi ingiustificati e bloccare operazioni fraudolente, alle istituzioni finanziarie di investire acquistando crediti che comunque potranno essere utilizzati ed ai committenti di completare i lavori avviati.
Un primo intervento potrebbe andare nel senso che i nuovi sconti in fattura potrebbero essere gestiti in modo diverso da quelli precedenti per garantire un coinvolgimento di tutte le parti attraverso una sorta di conflitto di interessi. Ipotizziamo allora che lo sconto in fattura che genera il credito d’imposta non sia totale ma che per una parte – diciamo un 20% o 30% – comporti un esborso finanziario per il committente. Somma che però non rappresenterà un pagamento definitivo perché confluirà in un conto corrente dedicato che garantirà l’utilizzo del credito d’imposta da parte della banca che a sua volta l’avrà acquistato dall’impresa. Così che una volta che quel credito sarà “speso” la somma possa tornare nella completa disponibilità del cliente correntista. 
Il meccanismo – non privo di qualche farraginosità – consentirà comunque di avere un committente più attento sui prezzi praticati e sulla generale regolare realizzazione dei lavori, un’impresa con crediti di pronta scontabilità ed una banca con un esborso finanziario ridotto e con una parte del credito acquistato di utilizzo garantito.

Altra possibile soluzione è quella di finanziare il pagamento dei lavori con i crediti da ritenute d’imposta dei committenti invece che con lo sconto in fattura. Si avrebbe una sorta di rivoluzione copernicana del meccanismo perché la banca non acquisterebbe crediti d’imposta da sconto in fattura ma finanzierebbe il pagamento delle fatture con crediti d’imposta che il contribuente avrebbe già maturato o ha in corso di maturazione. Una volta accertato – come pare indubbio – che il superbonus ha determinato un’ingiustificata e ingiustificabile lievitazione dei prezzi si potrebbero poi inserire le imprese che hanno maturato crediti da sconto in fattura sopra un certo importo fra i soggetti passivi del contributo di solidarietà sui cosiddetti extraprofitti.
Si può infine ipotizzare un’ultima soluzione che offra alle banche il paracadute per i prossimi acquisti di crediti.

Una disposizione che rappresenti il completamento degli strumenti che devono garantire il rilancio del mercato dei crediti da bonus edilizi. L’obiettivo sarebbe quello di garantire il totale “smaltimento dei crediti” agli istituti di credito ed alle assicurazioni che, stante l’elevato numero di richieste provenienti dal settore, hanno iniziato a rifiutare nuove operazioni causa il progressivo esaurimento della propria “capacità fiscale” di assorbimento.
L’intervento deve, dunque, mirare a far recuperare margini di operatività agli operatori vigilati coinvolti nella circolazione dei crediti garantendo che questi ultimi non rappresenteranno comunque perdite future. Si potrebbe allora prevedere che per i crediti oggetto di acquisto successivamente al 1° gennaio 2022 che residuino al termine del periodo di utilizzo i soli soggetti bancari e assicurativi possano farne un ultimo ulteriore utilizzo all’unico fine di sottoscrivere le successive emissioni di Buoni del Tesoro Poliennali con scadenza lunga. La norma del Superbonus tendeva – anche solo per il superamento della grandezza di riferimento – verso l’alto. Ma come ricorda Kundera chi tende continuamente verso l’alto deve aspettarsi prima o poi d’essere colto dalla vertigine. Cerchiamo di non cadere.

* Università del Sannio

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Source: ilmessaggero.it

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