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Superbonus, mediazione per sbloccare i crediti: responsabilità solo per chi truffa – la Repubblica

Superbonus, mediazione per sbloccare i crediti: responsabilità solo per chi truffa - la Repubblica

ROMA – Punire chi abbia agito con dolo o colpa grave, limitare la responsabilità per tutti gli altri. E’ l’ipotesi di mediazione su cui si ragiona in queste ore, per sbloccare la cessione di crediti del Superbonus. Il tema tiene in stallo in Parlamento il decreto Aiuti bis da 17 miliardi varato ad agosto dal governo. Perché il Movimento 5 stelle non intende ritirare un suo emendamento che escluderebbe del tutto la responsabilità di chi ceda o acquisisca i crediti legati al bonus al 110%. Ma la proposta è inammissibile per il governo, perché rischierebbe di aumentare le truffe, diventare una sorta di condono. E allora si lavora a un compromesso.

Escludere la responsabilità solo per chi sia stato coinvolto in violazioni in modo inconsapevole e dunque circoscriverla a chi nella cessione dei crediti abbia agito con dolo o colpa grave. O in alternativa ritenere responsabili in solido tutti i soggetti coinvolti nella cessione, incluse le banche, se non hanno rispettato norme o regolamenti. La soluzione sarà presentata dal ministero dell’Economia ai capigruppo lunedì, alla vigilia del voto del decreto Aiuti in aula al Senato. Si vedrà se basterà a convincere il M5s. Ma serve un accordo, per non mettere a rischio l’intero decreto.

Il premier Mario Draghi non ha mai nascosto i suoi dubbi sul Superbonus, perché ha alimentato una spirale di aumento dei costi nell’edilizia, perché è stato all’origine di migliaia di truffe (“5 miliardi circa sottratti alle tasche pubbliche”, denuncia da Iv Luigi Marattin), perché è costato molto più di quanto preventivato. Nella relazione al Parlamento depositata venerdì per chiedere di sbloccare un tesoretto da 6,2 miliardi per nuovi aiuti, il Tesoro scrive che quei fondi avrebbero potuto essere di più se non si fosse registrata una spesa di molto superiore al previsto “per i bonus edilizi”.

Ma il problema è che intanto il sistema dell’agevolazione al 110% s’è inceppata, i crediti sono incagliati e le correzioni introdotte nei mesi scorsi non sono riuscite a sbloccarli. E’ su questo che il Movimento 5 stelle ha deciso di fare leva, innalzare barricate a ridosso delle elezioni. Ben sapendo che sul principio tutti gli altri partiti sono d’accordo. Chiede di eliminare del tutto la responsabilità per la cessione di quei crediti, per farli tornare a circolare. E finora ha respinto ogni proposta di mediazione.

“Se le altre forze politiche non voteranno il nostro emendamento si assumeranno la responsabilità di contribuire a far fallire 30 o 40mila aziende”, dichiara Giuseppe Conte intestandosi la misura e sfidando gli altri partiti a sostenerla. Sa, il leader pentastellato, che nessuno si può permettere di votare contro una norma così popolare a dieci giorni dalle elezioni. E infatti tutti i partiti sono in pressing sul governo per una mediazione (“Siamo al lavoro con serietà”, dice il Dem Luciano D’Alfonso).

E accusano i Cinque stelle di tenere in ostaggio il decreto da 17 miliardi solo per i suoi interessi elettorali. “Se non votano il nostro emendamento, non è che noi non votiamo il decreto”, afferma Conte respingendo l’accusa d’irresponsabilità. Ma quello che l’ex premier non dice, ribatte chi dal governo segue il dossier, è che l’emendamento M5s non ha coperture: se davvero venisse approvato, a norma dell’articolo 81 della Costituzione, il presidente della Repubblica non potrebbe promulgare il provvedimento.

Si cerca la mediazione, dunque. Sperando che basti a convincere i partiti ad abbandonare altre richieste. Come quella contenuta in un emendamento della Lega, che chiede di eliminare il vincolo del 30% di lavori entro settembre per dare accesso al Superbonus ai proprietari di ville e case unifamiliari. L’equilibrio è assai precario, in un Parlamento già sciolto e con la testa alle elezioni. Anche se i leader fanno a gara a mostrarsi responsabili, di fronte alla necessità di votare il decreto Aiuti bis (se non convertito entro il 5 ottobre, il provvedimento decade) e approvare la relazione per autorizzare il governo a usare il tesoretto da 6,2 miliardi per finanziare un decreto Aiuti ter (sommando altre risorse, potrebbe contenere misure per oltre 12 miliardi).

L’appuntamento con i due voti è martedì al Senato e giovedì alla Camera. A Palazzo Madama ci saranno Matteo Salvini e Matteo Renzi, a Montecitorio Enrico Letta e Giorgia Meloni. “Sarò al mio posto in Parlamento perché difendere gli interessi degli italiani ha la priorità su tutto”, dice la leader di FdI. Ma non anticipa come voterà sul Superbonus.

Source: repubblica.it

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