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Tutte le magagne del Superbonus 110%. Report Reuters – Start Magazine

Tutte le magagne del Superbonus 110%. Report Reuters - Start Magazine

Ecco perché, secondo Reuters, il boom edilizio dell’Italia, “drogato” dal Superbonus 110%, incontra un muro

L’anno scorso, gli incentivi innovativi per la riqualificazione delle abitazioni hanno rilanciato il settore edilizio italiano, dando impulso all’economia del Paese e attirando il plauso internazionale. A distanza di pochi mesi, il tutto sta per finire in lacrime.

Il complesso sistema di crediti d’imposta negoziabili che ha dato slancio al settore si è arenato, mentre il governo ha messo in atto una stretta a causa di sospetti di frode, lasciando i costruttori non pagati per il lavoro svolto.

I costruttori e un gruppo di pressione imprenditoriale stanno mettendo in guardia da decine di migliaia di fallimenti e licenziamenti che potrebbero portare la debole economia italiana in recessione.

Le aziende che non sono state pagate per circa sette mesi hanno a loro volta smesso di pagare fornitori e consulenti, in un effetto domino che ha coinvolto migliaia di imprese e lavoratori – scrive Reuters.

“Ci stiamo avviando verso un disastro, non solo per l’industria delle costruzioni, ma per l’intera economia”, afferma Norbert Toth, la cui impresa edile nella città costiera centrale di Formia ha licenziato 20 dei 30 lavoratori che aveva sei mesi fa.

La crisi sta già iniziando a emergere nei dati ufficiali.

La produzione edilizia è scesa ad aprile per la prima volta in nove mesi, la fiducia del settore edile a maggio è stata la più bassa degli ultimi sei mesi e l’indice dei responsabili degli acquisti nel settore edile è stato il più basso dal gennaio 2021. Potenzialmente a rischio sono anche alcuni dei 200 miliardi di euro di fondi per la ripresa dalla pandemia che Roma deve ricevere da Bruxelles. Una condizione per l’erogazione è che l’Italia quasi raddoppi l’efficienza energetica degli edifici entro il 2025, cosa che potrebbe essere messa a rischio senza gli incentivi.

CRISI DI LIQUIDITÀ

I tanto decantati programmi lanciati nel 2020 si sono trasformati in una storia tutta italiana di inventiva, frode e burocrazia.

Toth, 39 anni, è cofondatore di un gruppo chiamato National Construction Class Action, in cui centinaia di piccole imprese edili come la sua si scambiano messaggi e fanno pressione sui politici per cercare di mantenere in vita gli incentivi.

Alcune imprese, alla disperata ricerca di liquidità, si offrono di vendere crediti d’imposta del valore di decine di migliaia di euro con sconti enormi, fino al 50%.

Nell’ambito del regime più generoso, noto come “Superbonus”, lo Stato pagava un incredibile 110% dei costi per rendere gli edifici più efficienti dal punto di vista energetico, dall’isolamento ai pannelli solari fino alla sostituzione di caldaie e finestre antiquate.

Il sistema permetteva ai proprietari di casa di detrarre dalle tasse il costo dei lavori di costruzione per un periodo di cinque anni, oppure di vendere il credito d’imposta al costruttore come forma di pagamento.

Il costruttore poteva poi venderlo a sconto a un’altra impresa o a una banca, che a sua volta poteva rivenderlo a un’altra, come qualsiasi altro strumento finanziario che fornisce liquidità al sistema.

IMPULSO ALLA CRESCITA

Nonostante le lungaggini burocratiche e i frequenti ritocchi alle regole, il programma sembrava un successo strepitoso.
Il settore edile italiano, da tempo stagnante, ha contribuito per 0,9 punti alla crescita economica del 6,6% dello scorso anno.

A novembre, l’Osservatorio del settore edile della Commissione europea ha definito il Superbonus “una misura di grande successo” e ne ha raccomandato l’estensione a una gamma più ampia di edifici. Altri Paesi europei, tra cui Germania, Spagna e Francia, hanno offerto i propri sussidi per le migliorie ecologiche delle abitazioni, anche se nessuno è stato così generoso come l’Italia.

Alla fine dello scorso anno, la polizia tributaria ha dichiarato di aver scoperto una sospetta frode di oltre 2 miliardi di euro legata agli incentivi per la bioedilizia, tra cui, in piccola parte, il Superbonus.

Questo ha fatto suonare un campanello d’allarme tra i politici e il primo ministro Mario Draghi ha iniziato a criticare aspramente la misura, introdotta dalla precedente amministrazione e rinnovata da Draghi. “Non siamo d’accordo con il Superbonus”, ha dichiarato il mese scorso al Parlamento europeo, in un caso insolito in cui un governo critica una delle sue stesse politiche.

Draghi ha detto che non solo ha generato truffe, ma ha anche fatto aumentare i costi perché i clienti, sapendo che sarebbero stati rimborsati, non avevano bisogno di contrattare con i costruttori sui prezzi.

Il ministro dell’Industria Giancarlo Giorgetti ha affermato che il sistema “droga il settore e contribuisce all’inflazione”.
Questa affermazione non è supportata dai dati Eurostat, secondo i quali l’inflazione dei costi di costruzione in Italia nel quarto trimestre dell’anno scorso si è attestata al 5,5%, ben al di sotto della media della zona euro, pari all’8,9%.

REGOLE PIÙ SEVERE

In un’ottica anti-frode, Draghi ha posto dei limiti al numero di volte in cui i crediti d’imposta potevano essere venduti da una banca o da un’impresa a un’altra, minando il meccanismo su cui si basava lo schema.

L’incertezza normativa e i commenti ostili dei ministri hanno colpito la fiducia e, una dopo l’altra, le maggiori banche del Paese hanno smesso di acquistare i crediti d’imposta dai clienti e dai costruttori, lasciandoli senza soldi per il lavoro svolto.

“Più di 33.000 imprese rischiano il fallimento con una perdita di 150.000 posti di lavoro”, afferma Claudio Giovine, responsabile dell’analisi economica della lobby italiana delle piccole imprese CNA. Un’indagine condotta questo mese tra i membri del gruppo ha mostrato che 60.000 imprese non hanno liquidità perché non sono riuscite a vendere i crediti d’imposta che avevano accettato come pagamento per il lavoro.

Secondo le stime della CNA, questi crediti bloccati ammontano a più di 5 miliardi di euro. Di conseguenza, secondo l’indagine, il 50% delle imprese sta ritardando i pagamenti ai fornitori, il 30% ha smesso di pagare le tasse e il 20% non paga i lavoratori. Quasi il 50% ha dichiarato di rischiare di dover chiudere l’attività.

La possibilità che il boom dell’anno scorso si trasformi in una vera e propria crisi dipende dalle decisioni che verranno prese nelle prossime settimane. Con un’economia già stagnante, i partiti italiani allarmati hanno presentato al Parlamento numerose proposte per rilanciare il Superbonus.

Tra queste, l’estensione della tipologia di imprese a cui le banche possono vendere i loro crediti d’imposta, includendo le piccole imprese con un fatturato superiore a 50.000 euro, e la possibilità per le banche di utilizzare i crediti per acquistare titoli di Stato. Resta da vedere se tali idee siano accettabili per Draghi.

Il titolare dell’impresa di costruzioni Toth ha dichiarato che i dati del settore durante l’estate saranno “terribili” e che l’unico modo per salvare il sistema è ripristinare la commerciabilità illimitata dei crediti d’imposta, pur riconoscendo che alcune imprese potrebbero aver violato le regole.

(Estratto dalla rassegna stampa estera a cura di eprcomunicazione)

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Source: startmag.it

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