Son tempi bui, questi, per la solidarietà. Da Confabitare, associazione proprietari immobiliari bologna, arriva la denuncia di una storia molto triste di mancata inclusione.
Emo Gruppioni, un anziano ottantenne disabile, residente in un condominio nel quartiere Borgo Panigale, si è visto negare, per la seconda volta, la possibilità di installare un ascensore che sarebbe invece essenziale per permettergli di uscire agevolmente di casa; casa in cui a causa delle sue condizioni fisiche è costretto a rimanere rinchiuso. Dopo oltre 15 anni di isolamento dovuti alla sua disabilità, al fatto che la sua abitazione è ubicata al terzo piano e alle ridotte possibilità economiche, il superbonus 110% gli dà finalmente l’occasione per proporre, tramite la figlia Elisa, l’elevatore con un minore aggravio economico all’assemblea dei condòmini del palazzo in cui risiede. Purtroppo, a causa di una contestazione avanzata da un solo proprietario, l’elevatore che era già stato approvato a maggioranza all’interno del programma di riqualificazione energetica previsto per l’immobile rischia ora di diventare un miraggio. Eppure quella di Gruppioni è una vicenda che meriterebbe non solo comprensione, ma anche rispetto. Gruppioni è un artigiano bolognese che durante una notte di quaranta anni fa è stato colpito da un ictus che lo ha reso disabile fisicamente e che lo ha costretto, dopo una vita molto attiva, in carrozzina. E a poter uscire solo in caso di necessità, tramite l’ausilio di una ambulanza a pagamento.
Il voto dei condòmini
L’assenso finale all’asseverazione dell’ascensore all’interno del superbonus arrivato lo scorso 5 luglio in riunione di condominio lo aveva, però, fatto sperare e illuso di poter, finalmente, cambiare vita. Al voto della delibera per l’installazione della piattaforma elevatrice, infatti, risultano favorevoli 9 condomini su 20, voto più che sufficiente perché per il superbonus basta il via libera di un terzo dei proprietari e non i consueti 500 millesimi. Benché la figlia Elisa Gruppioni abbia in mano la relazione dell’ingegnere e dell’architetto che firmeranno il progetto, in data 30 luglio un condòmino ha impugnato la delibera, adducendo, tra le altre, motivazioni statiche che danneggerebbero la stabilità dell’immobile.
«Un no per questioni personali»
«La possibilità di installare l’ascensore e ridare a mio padre la possibilità di uscire e di tornare a sorridere rischia di sfumare – è la paura della donna –. Andando in mediazione o aprendo un eventuale contenzioso legale è molto plausibile che non si riescano a rispettare i tempi del superbonus e dell’impresa che vorrebbe riuscire a finire i lavori di riqualificazione energetica già avviati entro la fine dell’anno». Incredulo anche il presidente nazionale di Confabitare, Alberto Zanni, che si è subito preso a cuore la vicenda: «È assurdo che per questioni esclusivamente personali – commenta – un condominio debba rinunciare alla comodità di avere l’ascensore gratuitamente nel proprio palazzo». «In tutti questi anni di attività – aggiunge – abbiamo lottato per l’abbattimento delle barriere architettoniche e in questo caso abbiamo sollecitato il governo perché l’acquisto e l’installazione dell’ascensore fossero inseriti all’interno del superbonus 110%, una conquista non da poco della quale ci si dovrebbe servire con entusiasmo. Se poi alla comodità si aggiunge anche il fatto di poter aiutare un proprio vicino di casa chiuso in casa da dieci anni è incomprensibile come questo palazzo rischi di non poter inserire l’ascensore nel superbonus». «Il lavoro di Confabitare – continua Zanni – parte da una filosofia di welfare abitativo, di attenzione alle problematiche sociali all’interno di un condominio, di buona convivenza e riguardo verso le persone sole o disabili, le iniziative che abbiamo fatto in tal senso sono tante. Per questo stiamo supportando il signor Emo e la sua famiglia per risolvere la questione».
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21 settembre 2021 (modifica il 21 settembre 2021 | 12:42)
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Source: corrieredibologna.corriere.it
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