

Tra classificazioni statistiche, regolamenti europei e saldi di
finanza pubblica, la questione dei crediti fiscali derivanti dal
Superbonus torna a occupare il centro del dibattito. Questa volta
non si tratta di una circolare o di una FAQ interpretativa, ma di
un atto formale: un esposto alla Procura Generale della
Corte dei Conti presentato da CANDE – Class Action
Nazionale dell’Edilizia, associazione che rappresenta
oltre 250 imprese e professionisti del settore.
L’obiettivo? Fare chiarezza sulla legittimità della
classificazione contabile dei crediti fiscali maturati nel
2023 e verificare se, nel rappresentare in bilancio una
spesa mai effettivamente sostenuta, si sia prodotto un danno
erariale. Il tema riguarda non solo le modalità con cui lo Stato ha
gestito contabilmente i bonus edilizi, ma anche le ricadute
concrete su migliaia di imprese e contribuenti che non
hanno potuto utilizzare quei crediti né in compensazione né in
cessione.
Crediti “pagabili”, ma inutilizzabili
Il cuore dell’esposto è chiaro: come si possono
considerare “pagabili” dei crediti che non possono essere usati,
ceduti o rimborsati? Secondo
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