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Il superbonus che cancella i rondoni: i cantieri chiudono le cavità in cui nidificano – La Gazzetta di Mantova

Le associazioni di protezione degli animali chiedono più attenzione o nidi artificiali

MANTOVA. Rondoni, balestrucci, codirossi spazzacamino, passeri, pipistrelli: con il proliferare, grazie al super bonus, degli interventi di recupero e restauro degli edifici nelle città, molti piccoli animali perdono il luogo in cui nidificare e rifugiarsi. Spazi tra le tegole, nei sottotetti o sui cornicioni che le ristrutturazioni spesso tendono, più o meno inavvertitamente, a chiudere. L’allarme arriva da zoologi e ambientalisti, che mettono in guardia: «Così rischiamo di perdere un vasto ecosistema urbano».

Simbolo di questa biodiversità cittadina in forte pericolo, specie bandiera (perché capace di attirare l’attenzione sul problema) e ombrello (proteggendolo si proteggono tante altre specie) è il rondone comune, spesso confuso con la rondine eppure molto diverso. Completamente marroni, più grossi delle rondini, insettivori (eliminano decine di migliaia di insetti volanti tra cui zanzare e pappataci), sono degli instancabili viaggiatori: passano tutta la vita in volo e si posano soltanto quando nidificano. Prima che arrivasse l’uomo, per deporre le uova usavano le fessure tra le pareti rocciose, sia al mare sia in montagna. Ora usano soprattutto i piccoli pertugi tra gli edifici.

«A Mantova è diventata una specie prettamente urbana. La popolazione è ancora numerosa, ma in forte declino a causa della chiusura delle cavità di cui ha bisogno per nidificare» spiega Davide Aldi, responsabile veterinario del Centro di recupero per la fauna selvatica Parcobaleno.

Prima del boom delle ristrutturazioni, il problema principale era legato principalmente alla lotta ai colombi: per contrastarne la diffusione, il metodo più razionale ed ecologico è impedire a questa specie invasiva di nidificare. E per farlo si chiudono buchi e fessure tra i muri, con il risultato che così si nega la possibilità di nidificare anche agli altri uccelli. «È successo, per esempio, attorno a Sant’Andrea: le cavità sono state chiuse completamente – prosegue Aldi – Si poteva fare, invece, un’occlusione selettiva: visto che il piccione è più grande del rondone, quanto si interviene basta lasciare una fessura dai 3,5 ai 5 centimetri che va bene per fare passare il rondone ma non il piccione». Con l’arrivo del 110% si è aggiunto, però, il problema dei cantieri, che portano a due ordini di difficoltà per gli uccelli. Il primo è che i ponteggi, coi loro teloni di protezione, impediscono l’accesso ai nidi: nel caso dei rondoni, la stagione della nidificazione è concentrata da marzo/aprile a metà luglio e i cantieri primaverili fanno perdere loro una stagione riproduttiva. Se questo è un guaio temporaneo, la distruzione dei nidi o la chiusura definitiva delle fessure che avviene coi lavori di ristrutturazione è, invece, definitiva e fa perdere migliaia di siti di nidificazione in tutta Italia.

Soluzioni? «Raccomandiamo – spiega l’associazione Monumenti vivi – a proprietari, progettisti e responsabili di cantiere di prestare attenzione agli interventi e consultare gli esperti per avere accesso a possibili soluzioni (le linee guida sono presenti al link www.monumentivivi.it/architettura/linee-guida-ristrutturazioni)». Si può, per esempio, installare rifugi o nidi artificiali che sostituiscano le cavità perse, o garantire cassette nido provvisorie sui ponteggi durante i lavori, quando questi avvengono nella stagione riproduttiva. Sabrina Pinardi

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Source: gazzettadimantova.gelocal.it

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