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Allarme per le facciate cadenti: “Sfruttate gli incentivi ecobonus” – LA NAZIONE

Firenze, 18 marzo 2021 – Col caldo e col freddo, col vento e con i temporali. E ancora, dal centro storico alle periferie.
Le facciate che si sgretolano, i cornicioni che si sbriciolano, le grondaie che si spezzano, sono una lenta malattia che non risparmia nessun edificio, dal palazzo nobile al condominio popolare, dal pubblico al privato.
Oltre all’effetto degrado, altissimo è il rischio per la pubblica incolumità. Uno degli ultimi episodi è accaduto alcune settimane fa nella centralissima via dei Servi, dove un cornicione è venuto giù sfiorando un passante.
Purtroppo non è un caso isolato. E basta girare la città a testa in su per verificare una mappa desolante di edifici a dir poco cadenti. Ma come difendersi dall’incuria?
Luca Santarelli, avvocato ed esperto di diritto condominiale, ha una ricetta semplice: “Manutenzione, manutenzione, manutenzione”.

Ci spiega come è la situazione generale in città?
“Vorrei cominciare col ricordare che, non solo a Firenze ma comunque anche qui, sono tanti gli eventi con feriti più o meno gravi accaduti per colpa di intonaci che si sono staccati. Un drammatico bollettino di guerra, che rischia di riguardare ciascuno di noi. Perché ciò accade? Sostanzialmente perché gli edifici hanno bisogno di periodiche cure dette appunto manutenzioni, che sono programmabili nel tempo e molte di esse eseguibili adesso godendo delle varie forme di sgravi fiscali”.
Quali sono le situazioni più a rischio?
“Quelle con edifici che hanno parti aggettanti come cornicioni o balconi. Ma essenzialmente tutti gli edifici” .
Chi è che deve intervenire in caso di facciate pericolanti? E come comportarsi?
“Diagnosi e cura sono presto fatti: occorre che i diretti interessati, ossia i proprietari esclusivi o i condomini, provvedano ad appaltare i lavori occorrenti. Dove c’è l’amministratore di condominio – obbligatorio solo negli stabili con più di otto condomini – è lui che ha un ruolo centrale e determinante per stimolare le giuste decisioni, oppure adottare lui stesso i provvedimenti, nel caso di lavori urgenti e non procrastinabili”.




Allarme facciate in città
A volte è più facile a dirsi che a farsi nei condomini…
“Vero. Le assemblee sono troppo spesso paralizzate da faide interne, da acredini, da interessi e, intanto, il pericolo incombe. A volte il rischio è nascosto, in quanto la parte pericolante o parzialmente distaccata non è visibile ad occhio nudo e quando ci si accorge ormai è troppo
tardi. Insomma, la manutenzione dei fabbricati non è un optional, ma un obbligo”.
Le ristrutturazioni sono care. I tanti “bonus“ possono aiutare?
“Certamente sì. Anzi, i privati hanno una grandissima opportunità per svolgere i lavori più gravosi che affliggono gli edifici con un aiuto dello Stato molto importante. Non sfruttarla sarebbe assurdo”.
A quali incentivi si riferisce in particolare? E che scadenze ci sono?
“Prima di tutto agli econobonus, ossia quelli sul coefficientamento energetico e antisismico conosciuti come del 110 per cento, con termine per iniziare i lavori al 30 giugno del 2022. E poi, per chi non riesce ad ottenere il superamento delle due classi energetiche per ottenere l’ecobonus, ci sono molti altri incentivi: ad esempio sulle facciate, con uno sgravio del 90%, che non è certo poco. La scadenza è a fine anno, anche se si spera in una proroga”.
Cosa dire a chi ha dubbi?
“Usufruire di questi incentivi consente di “mettere l’abito della domenica“ al nostro patrimonio immobiliare. E poi, realizzate questo bel “cappotto“ quando possibile, permette di stare più al caldo d’inverno e al fresco d’estate, spendendo meno e rispettando l’ambiente”.
E poi c’è l’aspetto sismico.
“Esatto, dopo gli ultimi eventi drammatici che hanno stravolto tante nostre regioni, si capisce che dare un consolidamento sismico ai nostri fabbricati permette di avere un bell’albero per reggere alle intemperie dei terremoti. Il primo obiettivo è risparmiare vite umane, il secondo è salvare il nostro patrimonio edilizio; il terzo destinare i tanti miliardi spesi per i danni degli eventi sismici in altre direzioni, ad esempio il sociale”.




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