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Artigiani edili nel panico: “Il decreto anti frode mette a rischio i nostri crediti fiscali”. Il commercialis… – La Repubblica Firenze.it

C’è l’imbianchino, una piccola impresa artigiana, che dai proprietari della villetta bifamiliare a Calenzano non si è fatto pagare i 20 mila euro della tinteggiature delle facciate: ha scontato il credito in fattura, come si dice in gergo, nel senso che quei 20 mila euro puntava a recuperarli cedendo il credito dalle Poste, che a loro volta li riprendono dallo Stato sotto forma di detrazione fiscale grazie al bonus facciate al 90%. E lo stesso ha fatto l’impiantista termoidraulico, che a Prato ha lavorato ad un efficientamento energetico con superbonus al 110%. Adesso quell’imbianchino, quell’idraulico e centinaia di altri artigiani toscani vivono ore da incubo. Temono di non riuscire a recuperare il loro credito (per il bonus facciate al 90% le pratiche vanno chiuse entro fine anno) o di recuperarlo con ritardi che per le piccole aziende potrebbero essere mortali. Dipende dal giro di vite contro i furbetti del bonus fiscale che il governo ha dato l’altra settimana, varando il decreto anti frodi che impone l’obbligo del visto di conformità rilasciato da commercialisti e Caf e quello di asseverazione della congruità delle spese per ogni intervento in base a tariffari regionali che – sostengono le associazioni di categoria- «non sono però aggiornati, risultando, ad oggi, del tutto fuori mercato». Un giro di vite che rischia di colpire a morte anche gli onesti.

Sia chiaro, il mercato alimentato dai bonus fiscali stava degenerando: prezzi gonfiati, «tanto alla fine paga lo Stato», è il ragionamento dei furbetti. Agenzia delle Entrate ha stimato frodi per 950 milioni. “A volte entravo alle Poste e mi sentivo un ladro, perché mi rendevo conto che i prezzi erano gonfiati, non sempre ma accadeva”, confessa un commercialista. Lo Stato ha provato a metterci una toppa. Ma il rischio di strappo sulla parte sana del settore delle costruzioni è reale. Dal fine settimana scorso è stato fermato il portale delle Agenzie delle Entrate per adeguarlo alle novità, e si è fermato anche quello del Poste che tra le banche è la più attiva a comprare i crediti e finora l’unico soggetto a non avere un advisor intermediario di controllo delle carte tra sé stessa e il cliente che vende il credito (gli altri, da Intesa Sanpaolo a Unicredit e Mps hanno messo in campo “pignoli” advisor del calibro di Deloitte ed Ernest&Young). Martedì sera Agenzie delle Entrate ha annunciato di aver riaperto il sito, oggi anche quello di Poste funzionava. Ma i piccoli artigiani sono nel panico.

E al loro fianco ieri si è levata la voce delle Cna di Firenze e Prato, che parlano di «tegola caduta improvvisamente sulla testa di tutte le imprese del comparto: quasi 15mila nella Città Metropolitana di Firenze, per il 68% artigiane. Il decreto sta paralizzando il comparto. Buono l’intento, pessima l’attuazione, con un aggravio di burocrazia ed effetti che stanno paralizzando i cantieri» dice Giuseppe Gennaro, presidente di Cna Costruzioni Firenze. «In base alle nuove regole, si arriva così al paradosso che per sostituire una semplice caldaia o anche solo una finestra, il nuovo onere rischia di essere più costoso del beneficio fiscale stesso – prosegue Gennaro – Ma c’è di più perché, al momento, non è ancora chiaro chi dovrà rilasciare l’asseverazione sulla congruità dei costi e quali contenuti dovrà avere, con la conseguenza che l’invio di tali comunicazioni all’Agenzia delle Entrate è fermo. Tutto ciò non solo per lavori futuri, ma anche per quelli già contrattualizzati e definiti. Una follia, perché senza tale invio l’Agenzia delle Entrate non può dare il suo ok e gli sconti (magari con fattura già emessa) restano al palo, mentre gli istituti di credito diventano attendisti per quanto previsto dal decreto, non accollandosi più i crediti, magari con trasferimento del credito già sottoscritto dalle parti. Cna è contraria alle frodi, ma combatterle con strumenti del genere, che vanno contro ad ogni sbandierata semplificazione è inaccettabile”.

I commercialisti non sanno cosa devono fare e segnalano casi paradossali. “Nell’incertezza su chi e come dovrà pagare, stamani un’impresa di subappalto non ha mandato i propri lavoratori al cantiere e lo stesso ha fatto un idraulico che doveve montare una caldaia e che ha disertato l’appuntamento”, racconta uno di loro. Anche Cna di Prato insorge. “Prevenire gli abusi e l’uso distorto degli incentivi del settore casa è indispensabile a tutela dei tanti contribuenti ed imprese che operano con correttezza sul mercato, ma l’urgenza dell’intervento, concretizzatasi in un decreto-legge, blocca, di fatto, l’utilizzo delle detrazioni e delle cessioni dei crediti per lavori edilizi, meglio sarebbe stato intervenire con un emendamento in Legge di Bilancio che avrebbe concesso più respiro a tutti gli attori in campo”, dicono Riccardo Castellucci e Mirko Rindi, presidenti di Cna Costruzioni e Cna Termoidraulici di Cna Toscana Centro. “A nostro parere, per Caf e professionisti con questo nuovo decreto è impossibile inviare le comunicazioni di opzione per sconto in fattura o la cessione dei crediti all’Agenzia delle Entrate, anche per l’assenza di chiarimenti. L’inserimento dell’obbligo di asseverazione della congruità delle spese sostenute da parte di un tecnico abilitato necessita di immediati chiarimenti: chi e come dovrà rilasciare la prevista asseverazione e quali contenuti deve avere? Continuare a complicare il quadro di accesso alle misure, senza tener conto del loro impatto compromette inevitabilmente la forza degli incentivi che sinora hanno contribuito in maniera robusta alla ripresa. Si rischia di raffreddare il trend positivo e la fiducia delle tante imprese oneste e di non raggiungere gli obiettivi di transizione green”.

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