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Aumento dei prezzi dell’energia e guerra rischiano di costare due miliardi all’Umbria – Umbria 24 News

di Daniele Bovi

I rincari per i costi di energia e gas e le incertezze legate alla guerra in Ucraina potrebbero costare al sistema Umbria circa due miliardi di euro. Il dato emerge dalla ricerca che Cna ha commissionato al centro studi Sintesi per verificare l’impatto degli aumenti dei prezzi dell’energia e del conflitto in Ucraina sulle imprese umbre. Dall’indagine, presentata venerdì nella sede perugina dell’associazione, emerge «un trend economico che, se dovesse rimanere costante, produrrebbe effetti drammatici sul Pil, addirittura superiori a quelli inferti dalla pandemia».

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Energia L’analisi illustrata da Alberto Cestari di Sintesi parte dai rincari energetici. Per quanto riguarda l’energia elettrica (5.307 i Gwh consumati ogni anno in Umbria, dei quali il 76 per cento dalle imprese) si parla di un +300 per cento rispetto a un anno fa: da 62 a 248 euro al MWh. «Se il trend venisse confermato – ha sottolineato – per le imprese umbre significherebbe un aumento dei costi di circa 1,2 miliardi di euro, di cui oltre 800 milioni da parte del settore manifatturiero», mentre i restanti 350 sui servizi. In particolare, 105 milioni sarebbe l’aggravio della bolletta per il commercio, 54 per i trasporti, 53 per bar e ristoranti, 46 per le attività professionali e così via.

Gas Quanto al gas, in Umbria vengono consumati 1,1 milioni di metri cubi, la metà dei quali dalle imprese; in questo caso il costo è schizzato in su del 417 per cento, passando da 19 a 101 euro al metro cubo. Se i prossimi mesi confermassero la tendenza, per le imprese la bolletta aumenterebbe di 500 milioni. L’indagine di Cna ha acceso un faro anche sulle conseguenze della guerra in termini di export. Complessivamente le esportazioni verso Russia e Ucraina valgono 135 milioni di euro (pari a circa il 3 per cento del totale), con il settore moda che da solo vale quasi 77 milioni, seguito dal comparto dei macchinari (25 milioni) e dall’agroalimentare (18,7 milioni). Da ultimo lo studio stima per il 2022 una flessione di 430 milioni del Pil umbro a causa delle incertezze legate a energia e guerra.

Incertezza «Quello che è emerso dalla ricerca – ha detto Francesco Vestrelli, responsabile regionale di Cna produzione -, sommato alle incertezze che hanno riguardato l’utilizzo del Superbonus e delle altre detrazioni fiscali sulla casa, avranno un effetto sul prodotto interno lordo sicuramente più pesante rispetto al +4,7 per cento stimato dal Governo nel settembre 2021 e ridotto al 2,9 per cento ad aprile scorso. Bisogna assolutamente fare qualcosa per arginare in ogni modo questa situazione, approvando subito la nuova programmazione dei fondi comunitari per incentivare le imprese nell’autoproduzione di energia e nell’efficientamento dei capannoni, sostenerle nei loro investimenti e nella ricerca di nuovi prodotti e/o mercati di sbocco».

Le richieste Di fronte alla «situazione drammatica» provocata da guerra e rincari, le imprese chiedono a Governo e Regione «l’adozione di incentivi per favorire l’efficientamento energetico degli immobili produttivi e per spingere le imprese all’autoproduzione di energia. Poi – ha proseguito Vestrelli – sono necessari sostegni che riguardino gli investimenti delle imprese, la ricerca di nuovi mercati e di nuovi prodotti, anche attraverso consulenze specialistiche nel caso delle piccole imprese, prive di strumenti interni per fare operazioni di questo tipo». «Su questi temi – ha detto Giampaolo Cicioni, presidente di Cna Meccanica – la politica dovrebbe intervenire in modo rapido».

I tartufi e la Russia Giuliano Martinelli, a capo dell’azienda di Pietralunga che si occupa di tartufi, a proposito degli aumenti ha fatto l’esempio dell’olio di girasole, di cui l’Ucraina è un grande produttore: «In pochi giorni – ha detto parlando delle speculazioni – è quadruplicato e non possiamo certo andare dai clienti e dire che i prezzi sono raddoppiati». Tante piccole e medie imprese umbre sono quindi strette da un lato dai rincari e dall’altro dalla volontà di non perdere i clienti: «La Russia – ha detto – era per noi un mercato fondamentale, dove vendevamo prodotti per circa un milione di euro. La Regione ci sostenga per recuperare almeno in altri mercati che stiamo esplorando, e faccia un verso investimento sui giovani».

Il tessile Emanuele Furia, presidente di Cna Federmoda, ha ricordato che nel settore tessile e abbigliamento in Umbria lavorano circa 1.500 imprese, la quasi totalità delle quali con meno di nove dipendenti; micro e piccole imprese «che trovano difficoltà a scaricare i costi sui grandi player. Alla Regione chiediamo di garantire incentivi per la transizione energetica, sostegno alla crescita dimensione e apertura di nuovi mercati». Un pacchetto di proposte per le quali Cna chiede un’approvazione «in tempi brevi».

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