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Auto, a Nordest è elettrica una vettura immatricolata su tre – Nordest Economia

Boom della mobilità green, il mercato ha raggiunto il 10% del totale nazionale, ma la spinta verde rischia di esaurirsi per effetto dello stop agli incentivi deciso dal Governo 

PADOVA. L’improvviso ed inaspettato stop agli incentivi sull’acquisto di auto elettriche ed ibride plug in sta causando rabbia e sconforto tra consumatori e concessionari del nord est e dell’intero Paese.

I dati diffusi oggi dicono che le due tipologie di auto hanno raggiunto il 10% del mercato auto nazionale, e che il primo bacino di consumatori è proprio a nord est, con il 36% delle vendite.

Per quanto riguarda le immatricolazioni delle Bev (vetture elettriche a batteria) di agosto, troviamo al primo posto troviamo la Lombardia, seguita da Veneto al secondo e Trentino-Alto Adige in terza posizione. Ma questa spinta rischia di esaurirsi.

In epoca di impegno mondiale per il contenimento delle emissioni e contro il surriscaldamento del pianeta, uno degli strumenti per arrivare all’obiettivo è proprio l’automobile “alla spina”. Ma, inevitabilmente, la fine dei bonus porterà ad un rallentamento se non al blocco totale delle vendite di un settore che pure stava dando segnali di forte sviluppo. Per cui assistiamo al paradosso che l’Italia è, da qualche giorno, l’unico Stato europeo a incentivare solo le auto con il classico motore a scoppio e non le elettriche. La conseguenza immediata sarà la mancata vendita di 40mila auto, tra elettriche ed ibride plug in, da qui a fine anno, secondo una stima di Motus-e, l’associazione costituita da operatori industriali, mondo accademico e altri con l’obiettivo di accelerare lo sviluppo della mobilità elettrica in Italia.

Così il mercato rischia l’impasse e la fine dei bonus crea una gran confusione, anche tra i concessionari. Alla Gieffecar di Udine consigliano di provare comunque a prenotare, partendo dal presupposto che prima o poi i bonus torneranno, proponendo una Citroen C4 in “pronta consegna”, contando ancora sui circa 8000 euro di incentivi statali per chi rottama una vecchia auto.

Più cauti alla sede di Padova di Ceccato, dove arrivano a proporre 4mila euro di bonus, di cui tre a carico della casa automobilistica e solo mille dallo Stato, partendo però dal presupposto della disponibilità di un extrabonus, che invece è bloccato dall’indisponibilità degli incentivi principali. Qui la proposta è per una Fiat 500 elettrica, ottenibile in tre mesi, ma ad un prezzo che senza incentivi si aggira intorno ai 30mila euro.

La tragica realtà è invece ben chiara da Vicentini Auto a Verona, dove la risposta è secca: «Gli incentivi sono finiti e, a causa della crisi delle materie prime e dei semiconduttori, per avere una Volkswagen ID3 (il bestseller della casa tedesca) bisogna aspettare 150 giorni…».

Una situazione in cui rischia non solo chi vende le auto, ma anche chi le noleggia. «Il noleggio a lungo termine di elettriche e ibride plug in – spiega Mauro Gobbo, amministratore delegato della Autosystem di Pordenone – ha raggiunto una quota di ben il 20%. Ora ci troveremo in una situazione di doppia difficoltà: la fine degli incentivi sull’elettrico, che inevitabilmente porterà ripercussioni anche sul noleggio, e le difficoltà di arrivo di determinati componenti che causano gravi ritardi sulle consegne. Un esempio grave ce lo ha dato Audi, comunicandoci che la richiesta di un accessorio particolare come il tetto elettrico può far slittare la consegna di auto al giugno 2022».

Ma torniamo alla fine degli incentivi. E’ accaduto che le risorse stanziate per il triennio 2019-2021 sono finite anzitempo per le auto elettriche e, nonostante i segnali di allarme, il Governo non ha provveduto a rifinanziare l’ecobonus. La misura introdotta dal decreto “Sostegni bis” il 2 agosto è invece un “extrabonus” (di circa 60 milioni complessivi), che però è aggiuntivo rispetto alle risorse del triennio e quindi non attivabile in mancanza di denaro nel “cassetto” principale.

La proposta degli operatori del mercato è quella di – almeno – spostare le poche risorse disponibili appunto nel “cassetto” principale dell’ecobonus, ma finora è inascoltata. Fine, quindi, di un incentivo che in alcuni casi poteva arrivare a 14mila euro, tra sconto delle case automobilistiche, incentivi statali alla rottamazione e anche incentivi regionali, dove il Veneto (insieme alla Lombardia) brillava per generosità.

Ultima nota, che il Pnrr italiano sulle risorse del “Recovery fund” non abbia stanziato un euro a favore della diffusione dell’auto elettrica è una cosa che suona strana, dal momento che si deve necessariamente puntare sulla transizione energetica.

maura.dellecase@gnn.it

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