Widget Image
Posts Popolari
Seguiteci anche su:

HomeCategorieEco BonusAutomotive: da aprile i fondi per riconvertirsi, corsa alle domande entro l’anno – Corriere della Sera

Automotive: da aprile i fondi per riconvertirsi, corsa alle domande entro l’anno – Corriere della Sera

Qualcosa si muove sul fronte delle politiche per l’automotive (e per cercare di salvare 70 mila posti di lavoro a rischio nel settore). Le domande sui «contratti di sviluppo» potranno essere presentate da tutte le imprese presenti sull’intero territorio nazionale dall’11 aprile fino a chiusura sportello in base alle risorse disponibili. Ci sono in campo 750 milioni per progetti non inferiori a 20 milioni di euro (attuabili anche in filiera). C’è una riserva del 40% delle risorse per il Mezzogiorno, prevista dal Pnrr. Se in queste Regioni non ci saranno progetti finanziabili le risorse potranno essere utilizzate per i altri progetti presentati in altre zone del Paese. Per la filiera delle batterie, poi, il primo sportello da 500 milioni per presentare progetti sarà aperto dall’ 11 aprile all’11 luglio 2022. Il Pnrr stanzia un miliardo per sostegni a rinnovabili e filiera delle batterie, le risorse saranno suddivise a metà tra i due ambiti. Su tutta l’operazione incombe il ritorno dal 2023 alle rigole regole europee sugli aiuti di Stato alle imprese. Di fatto le imprese del Nord che vorranno accedere ai fondi dovranno approfittare del 2022.

Incentivi pigliatutto?

In arrivo a brevissimo gli incentivi per l’acquisto di auto. E proprio l’attesa per i nuovi ecobonus rende più profonda la crisi del settore. A marzo il mercato auto registra il peggior risultato da inizio anno, chiudendo il mese a -29,7%, dopo le flessioni a doppia cifra di gennaio (-19,7%) e febbraio (-22,6%). Le agevolazioni dovrebbero andare a tre gruppi di auto: quelle che costano fino 35 mila euro e hanno emissioni comprese tra 0-20 grammi al chilometro di Co2 (sono poche le auto in questa fascia, tra queste la 500E); quelle fino a 45 mila euro con emissioni comprese tra 21 e 60 grammi di Co2 al chilometro; infine quelle con un costo inferiore a 35 mila euro e emissioni tra 61 e 135 grammi al chilometro. Agli incentivi andranno 650 milioni annui dal 2022 al 2024. Nella fascia 0-20 g/km di CO2 il bonus sarà di 3mila euro che diventano 5mila con rottamazione di un veicolo inferiore alla classe Euro6. Nella categoria 21-60 l’incentivo è di 2mila euro e raddoppia rottamando. Per le 61-135, 2mila euro solo con rottamazione e tetto a 30mila euro. Sarebbero escluse le flotte aziendali. In tutto per l’automotive dal 2022 al 2030 compreso sono stati stanziati 8,7 miliardi. Di questi, 700 milioni sono per il 2022, di cui 650 milioni andranno per gli incentivi. Per le politiche industriali restano quindi 50 milioni.


Da Pontremoli a Cevolini, imprenditori a palazzo Chigi

Nessuno tra componentisti e associazioni del settore mette in discussione la necessità degli incentivi: la domanda boccheggia. Ma quello che viene chiesto sono anche strumenti e politiche industriali per aiutare le aziende nella riconversione. E’ vero, ci sono 8,7 miliardi per l’automotive da qui al 2030 che saranno ripartiti nel decreto atteso a ore (sarebbe dovuto arrivare entro venerdì primo aprile). Per gli incentivi si parla di 650 milioni all’anno da qui al 2024. Il timore di molti è che alla fine per il sostegno all’offerta delle imprese resti poco o nulla. Settimana scorsa a palazzo Chigi sono stati invitati una serie di imprenditori. Da Livia Cevolini di Energica ad Andrea Dell’Orto dell’omonima azienda nota in passato per la produzione di carburatori, ora concentrati sulla conversione all’elettrico. E poi il ceo di Dallara Automobili Andrea Pontremoli, Marco Bonometti di Omr, Officine meccaniche rezzatesi, e Diego Andreis di Fluid-o-Tech, per fare qualche nome. A tutti è stato chiesto un punto di vista sulla situazione e sul da farsi.

La richiesta di un comitato strategico

Il 29 marzo si è poi tenuta una riunione del tavolo sull’automotive presso il Mise. Qui in sostanza sono stati presentati gli strumenti oggi a disposizione, in pratica quelli che consentono l’accesso a fondi del Pnrr che hanno in qualche modo a che fare con riconversione energetica e digitalizzazione. Non ce ne sono di specifici dell’automotive. Si va dai contratti di sviluppo, agli incentivi per la ricerca e sviluppo nell’economia circolare, agli accordi per l’innovazione, ai fondi per il sostegno alla transizione industriale, a quelli per il rilancio delle aree di crisi industriale, al fondo di salvaguardia imprese, ai fondi per i macchinari innovativi, al green new deal italiano. Le etichette sono tante ma una specifica per l’automotive non c’è. Ma non è solo questo. Più voci presenti al tavolo lamentano la visione di una politica industriale per il settore, un’idea di quello che l’Italia vorrebbe essere nel nuovo automotive tra dieci o 15 anni. Di qui la richiesta da più parti (sindacati compresi) della costituzione di un «comitato strategico». Che dia continuità alle politiche oltre il termine della legislatura. O almeno aiuti a non dover ricominciare tutto da zero. Intanto la struttura del Mise che si occupa delle crisi aziendali sta cercando di lavorare con anticipo sulle crisi che si profila all’orizzonte. Da Vitesco in Toscana alla Bosch di Bari, passando per Denso e Marelli.

Link all’articolo Originale tutti i diritti appartengono alla fonte.

I commenti su questo articolo non dovranno contenere quesiti di natura tecnica.

Per richiedere la consulenza professionale, clicca sul banner.

Rate This Article:
No comments

leave a comment