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Biomasse più convenienti, la montagna ci crede – Nordest Economia

«Con il gas naturale ed il gasolio a questi livelli, il primo a 138 euro a megawattora, il secondo a 147 euro, è chiaro che torna di prepotenza l’interesse per l’energia da biomasse, con il cippato valutato attorno a 35 euro a megawattora». Valter Francescato è il direttore tecnico di Aiel, l’associazione delle imprese della filiera legno-energia, che tiene costantemente monitorato un mercato che, in questi ultimi mesi, ha segnato ripetute scosse telluriche e non accenna a stabilizzarsi, anzi.

«Pensiamo a un albergo con la spa da riscaldare o anche – sostiene – a caseifici o a chi deve scaldare in ambito montano una struttura produttiva o provvedere alla climatizzazione di un ambiente energivoro. È chiaro che oggi si pone il problema del tipo di energia da utilizzare, ed il cippato locale, a km zero o quasi, può essere la soluzione ideale. Con l’aumento di prezzi del gasolio, aumenterà anche il costo per la cippatura e il trasporto, ma sempre poca cosa (8/10% circa). Così come è aumentato il pellet, da 60 a 75 euro a megawattora, ma solo perché viene importato da altri paesi europei, in particolare di lingua tedesca, ed incide il costo del trasporto e della logistica. Mentre il cippato è abbondante e sottoutilizzato, ce n’è un surplus notevolissimo, a causa della tempesta Vaia e dell’emergenza bostrico».

L’impianto a biomassa presenta altre interessanti caratteristiche: lavora con continuità nel corso del giorno e dell’anno, a differenza della maggior parte delle altre rinnovabili; la sua produzione energetica è programmabile e non risente delle condizioni meteoclimatiche e dell’alternanza giorno/notte, consentendo, nel caso di cogenerazione, un notevole sostegno alla rete elettrica ed evitando sbilanciamenti.

Francescato si sofferma anche sugli incentivi esistenti, ancora sottoutilizzati e poco promossi.

«Pensiamo al conto termico, che copre fino al 65% dell’investimento per sostituire vecchi impianti a biomassa e gasolio e all’ecobonus al 50% per privati e imprese. Poi ci sono i Certificati bianchi, ovvero titoli di efficienza energetica che vengono acquisiti quando si sostituisce la fonte fossile: passando da gas naturale per produrre calore ad una caldaia a cippato, per ogni tonnellata equivalente di petrolio risparmiata (equivale a 11,63 megavattora) viene riconosciuto questo risparmio e quotato come titolo di efficienza a 260 euro. Il teleriscaldamento a cippato locale di Predazzo, per fare un esempio, riceve 230.000 euro di titoli all’anno, per i prossimi sette anni».

In Friuli, a Faedis in provincia di Udine, i fratelli Franco e Tiziano Petrigh hanno creato nel 2008 Relen, sull’onda di una ben precisa scelta a favore dello sviluppo sostenibile. «L’idea è nata per utilizzare anzitutto gli scarti di lavorazione della nostra azienda madre, la Friul Pallet, creata nel 1977 da nostro padre Celso – ricorda Franco – e per avere energia da impiegare nei forni per l’essiccazione dei pallet (i bancali in legno grezzo per la movimentazione delle merci, ndr). Siamo andati in Austria a studiare degli impianti, abbiamo scavato e messo i tubi dell’acqua sotto terra e siamo riusciti ad avere subito un risparmio considerevole nei costi di produzione. Maciniamo il legno vergine e con un impianto estraiamo gas (con il procedimento della gassificazione o pirolisi); il gas poi viene filtrato e miscelato con ossigeno, quindi entra in un motore da 8.000 cc di cilindrata che fa girare un generatore che produce energia elettrica. Al momento la stiamo cedendo al GSE; ma adesso che l’energia è cresciuta così tanto di prezzo, vogliamo capire se e come auto consumarla».

La Friul Pallet ha 15 addetti, fattura 3,8 milioni di euro e conta 400 clienti. «Tutti o quasi in regione, perché i pallet hanno un notevole costo di trasporto. Inoltre lavoriamo su commissione producendo centinaia di tipi di pallet diversi su richiesta della clientela: compriamo tronchi in Carnia, tavole dall’Austria e dalla Slovenia». Con Relen i fratelli Petrigh sono dunque entrati nel mondo del cippato per produrre energia termica (acqua calda), con due capannoni e 20.000 metri quadri di piazzale; e vendono cippato ad una decina di Comuni. «Inoltre coordiniamo anche progetti per la realizzazione di centrali cippato. Abbiamo tanti boschi incolti e mal gestiti, almeno utilizziamoli per estrarne biomassa, generando vantaggi economici ed ecologici per tutti».

«Piuttosto che puntare a grosse centrali di cogenerazione, che stanno in piedi solo con i contributi statali, la via maestra è quella di fare piccoli impianti di produzione di calore», sostiene Luca Canzan, direttore di Cifort, il Consorzio delle imprese forestali del Triveneto. «E anche piccole reti di teleriscaldamento, che massimizzano il risultato. Penso al Comune di Seren del Grappa: utilizza legname locale, ditte locali, piccoli impianti controllati sull’emissione dei fumi, una piccola rete di teleriscaldamento che va alla palestra, alla scuola, casa di risposo, asilo. Ma dobbiamo fare la massima attenzione al problema delle emissioni delle polveri, utilizzando impianti di nuova generazione».

Intanto l’Aiel punta sulle piattaforme logistiche per ottimizzare la valorizzazione della biomasse legnose locali, che permettono alle aziende di stoccare il materiale in eccesso, per poterlo poi rivendere in momenti di minor pressione di mercato. «Infrastrutture fondamentali – conclude Francescato – per offrire biocombustibili di qualità standardizzata risultato di processi produttivi sostenibili: piazzali, coperture, sistemi di essiccazione e di vagliatura del materiale; ma anche centri commerciali dove accogliere i clienti. Per questo le abbiamo messe in rete ed abbiamo pubblicato una mappa sul nostro magazine Agri4Energy e sul nostro sito www.aielenergia.it».

nordesteconomia@gedinewsnetwork.it

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