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Bonus edilizi, Banco Bpm riattiva la cessione dei crediti, Poste e Cdp si preparano. Resta il nodo dello sconto in fattura – la Repubblica

MILANO – Con le modifiche al “Sostegni ter” contenute nel decreto sui crediti fiscali legati al Superbonus e agli altri “bonus casa” approvato venerdì dal Consiglio dei ministri, gli operatori che avevano congelato le attività si rimettono in moto, o cercano di farlo. Chi ha subito fatto sapere che riparte è Banco Bpm, che in una nota del 18 febbraio ha spiegato che, “a fronte delle modifiche alla normativa introdotte dal nuovo decreto legge, che ripristinano le condizioni per effettuare, entro certi limiti, cessioni multiple dei crediti fiscali, Banco Bpm torna pienamente operativo nel mercato del Super, Eco e degli altri bonus fiscali maturati in ambito edilizio”, confermando l’obiettivo di 3,5 miliardi entro il 2023. 

Rispetto alla stretta del “Sostegni ter”, che imponeva un solo passaggio, il nuovo decreto concede “due ulteriori cessioni” delle detrazioni dopo l’opzione per sconto in fattura o cessione, a patto che le stesse vengano effettuate a intermediari iscritti all’albo previsto dall’articolo 106 del Testo unico bancario. Quest’ultimo è un punto saliente, perché esclude sia Poste Italiane, sia Cdp, ossia i due operatori che nei giorni scorsi avevano sospeso l’operatività sull’acquisto dei crediti di imposta, anche per via dei sequestri subìti come terzi in buona fede nell’ambito di alcuni procedimenti per ipotesi di frode. Inoltre, il nuovo decreto dà la possibilità di non svalutare le esposizioni sottoposte a sequestro ma di portarle ugualmente in compensazione con le imposte da pagare. 

Superbonus, tutte le domande all’esperto

Proprio nei giorni scorsi, in un documento trasmesso al Senato, il gruppo guidato da Matteo Del Fante aveva puntualizzato che l’ammontare di tali crediti rappresenta meno del 10% dei volumi legati ai “bonus edilizi” che hanno subìto un provvedimento giudiziario. Nei giorni scorsi, erano emersi per l’intero settore 4,4 miliardi di crediti fittizi e 2,3 miliardi di posizioni sotto sequestro.  

Ciò implica per Poste, come ragionano gli analisti di Kepler in una nota del 21 febbraio, 230 milioni di crediti sotto sequestro, su un totale di detrazioni acquistate dal gruppo quotato in Borsa pari a 7,76 miliardi, cifra in forte crescita rispetto ai quasi 4 miliardi di fine settembre. “La posizione degli acquirenti di crediti d’imposta – commentano da Kepler – appare ora più chiara e protetta, anche in caso di crediti comprati in buona fede da schemi fraudolenti. Riteniamo che (il nuovo decreto) rappresenti per Poste un silver lining”, cioè un vantaggio che entra in gioco dopo un periodo difficile. 

Da quel che si apprende, alla luce del nuovo quadro di legge, Poste (di cui Cdp possiede il 35% e il Tesoro il 29,3%) appare intenzionata a riattivare la piattaforma di acquisto dei crediti fiscali, anche perché finora ha operato soltanto comprando le detrazioni dei privati e delle imprese in base alla propria posizione fiscale, senza cederle in un secondo momento. La società però non ha ancora fissato una data precisa per riaccendere le operazioni. Anche Cdp, controllata dal Tesoro con oltre l’80% e con 400 milioni di crediti fiscali sinora rilevati, appare pronta a riattivare l’attività. 

Mentre Credem per ora prosegue con la sospensione degli acquisti, dopo che la banca pochissimi giorni fa aveva fermato le operazioni anche a causa dell’elevata mole di volumi che aveva rapidamente saturato la propria capacità fiscale.

Tuttavia, come evidenziano gli addetti ai lavori, per i soggetti che non rientrano nella lista degli intermediari ammessi alle tre cessioni complessive, come Poste e Cdp, occorrerà capire meglio se il credito che passa di mano con lo sconto in fattura offerto dall’impresa al cliente e poi venduto dall’impresa all’operatore finanziario effettua un solo passaggio oppure due. Commercialisti ed esperti del settore si aspettano un’interpretazione successiva per meglio chiarire la questione.

Nel frattempo, sui social network, ha fatto particolare rumore la decisione di concedere ai soggetti finanziari vittime di frodi la possibilità di non svalutare le detrazioni. Su Twitter, Ignazio Rocco, fondatore e ad di Credimi, banca fintech che opera nel settore dei finanziamenti ma non dell’acquisto di crediti fiscali, ha voluto ricordare come gli operatori più piccoli siano tenuti al rispetto di tutta una serie di norme per metterli al riparo dal rischio di eventuali frodi. Interpellato, Rocco spiega a Repubblica: “Non conosco nessuno di questi casi specifici. Quel che normalmente viene richiesto a noi è di effettuare tutta una serie di controlli, anche incrociati, sulla persona che richiede il finanziamento e sulle persone collegate. E questo vale sia per chi alla fine decidiamo di finanziare, sia per chi non finanziamo, come previsto dalla circolare sulla cosiddetta collaborazione attiva”.

Source: repubblica.it

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