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Bonus mobilità. Più vendite per i negozi furbi? – Cyclinside

25 nov 2020 – Da quando, a partire dal 3 novembre 2020, è stato possibile accedere al sito bounomobilita.it e richiedere il voucher per l’acquisto (anche) di una bicicletta nuova, nei negozi è cominciata a esserci la fila fuori di clienti che, bonus alla mano, erano pronti a spendere i soldi con lo sconto di cui avrebbero avuto diritto.

Sembrava tutto bello ma la situazione si è dimostrata subito tutt’altro che facile. I negozi, già con poche biciclette a disposizione per la richiesta primaverile e la difficoltà dei produttori a soddisfare le esigenze del mercato (le biciclette più richieste erano – e sono – i modelli da 500 / 1.000 euro) si sono presto trovati scoperti e impossibilitati a soddisfare le richieste del pubblico. 

In più, quando hanno aderito all’iniziativa, hanno sottoscritto le regole imposte dal Ministero dell’Ambiente che, in particolare, imponevano l’accettazione del voucher subordinata alla consegna  contestuale della bicicletta al cliente. Nessuna vendita con consegna posticipata. Quindi nessuna possibilità di procedere come sarebbe pure plausibile con un “pagamento anticipato per prestazione differita”.
Questo ha creato una discreta confusione e malcontento tra i negozianti che si sono visti sfuggire tantissime occasioni di vendita proprio per il fatto di avere il negozio sguarnito dei prodotti più richiesti.
Se, da una parte, la fatturazione per un bene da consegnare dopo sarebbe possibile, dall’altra c’era l’alt imposto dal Ministero. Con le biciclette in consegna anche a diversi mesi di distanza molti negozianti hanno negato l’accettazione del voucher ai clienti (voucher che, ricordiamo, hanno validità di un mese: quindi tutti in scadenza – anzi annullamento – tra pochi giorni). Altri commercianti, più temerari, hanno ignorato l’imposizione sottoscritta accettando comunque il voucher e chiudendo l’accordo con i propri clienti. Molti hanno pure pubblicizzato la cosa sui propri social facendo sentire ai più ligi alla regola il peso della doppia beffa (perdita di una vendita favorendo pure la concorrenza).

Chi ha deciso di percorrere comunque la strada della vendita ha fatto riferimento al decreto attuativo dell’iniziativa pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 5 settembre 2020 dove non è nominata alcuna restrizione in questo senso. In realtà, a ben guardare, un riferimento c’è ed è pure normale che non compaia nel documento: spesso, infatti, i decreti attuativi fanno riferimento a documenti più tecnici come infatti avviene anche in questo caso. Nel decreto attuativo si dice, infatti, che i fornitori di beni sono tenuti all’emissione dei documenti contabili “redatti in conformità alle specifiche linee guida pubblicate e consultabili sull’applicazione web, di importo pari al valore dei buoni validati”. L’applicazione web è, appunto, proprio il portale cui hanno aderito i negozianti per essere inclusi nell’iniziativa.
In particolare, si veda in questo link al punto 3 dove viene specificato proprio che il voucher va legato alla consegna del mezzo e non si scappa.

La regola crea confusione. Quando il bonus è stato pensato c’era l’esigenza di mettere in strada più biciclette possibili, eravamo ad aprile-maggio, per ridurre il traffico e svuotare i mezzi pubblici. Soprattutto i negozi erano pieni di biciclette e il rischio di non averne sembrava impossibile.

Dopo che ai piani alti le cose sono andate incredibilmente per le lunghe questa fretta improrogabile nel chiudere la validità dei voucher suona davvero stonata, lo si è detto subito e ancora di più quando si è saputo dell’obbligo di consegna immediata del mezzo pena impossibilità del contratto.
La stessa Ancma sta spingendo per prorogare i termini e rendere possibile la validazione del buono anche senza la consegna immediata del mezzo. Aiuterebbe anche i negozi che si trovano, chi le ha, a vendere biciclette sotto costo in attesa del rimborso ministeriale. Per ora non c’è stata alcuna risposta.

mobilità urbana
Non solo biciclette, servono anche spazi sicuri dove pedalare. La richiesta di biciclette aumenta in proporzione all’usabilità del mezzo.

Se il  ministro Costa è stato subito chiaro sui controlli serrati, attraverso la Guardia di Finanza, che verranno effettuati per evitare impieghi fraudolenti del voucher, è più difficile, se non praticamente impossibile, verificare l’impiego contestuale del voucher a fronte della consegna di una bicicletta. Discutibile anche dal punto di vista giuridico. Non è un segreto che moltissimi rivenditori stiano seguendo la linea di “validare” il bonus prima della scadenza prenotando la bicicletta che verrà consegnata appena possibile. Ma questo “appena possibile” può significare anche parecchi mesi. In qualche caso si parla anche dell’autunno 2021: le biciclette mancano a livello mondiale, incredibile ma è così.
Logico e immaginabile – dal punto di vista del pubblico – che la cosa vada in questa direzione. Meno da parte dei negozianti onesti che si trovano a essere sorpassati a destra da chi si è fatto subito meno scrupoli.

Quando ci sono iniziative del genere, è fisiologico, una parte dei voucher va sprecato perché molti lo hanno chiesto senza un reale interessa, c’è anche chi si dimentica, tanti non riusciranno a sfruttarlo. Statisticamente uno “spreco” c’è sempre, ma stavolta sembra destinato a essere decisamente elevato, si possono immaginare anche diverse decine di milioni di euro. Che ne sarà di tutti questi soldi tanti o pochi che siano?
Anche qui siamo nel campo delle ipotesi. Teoricamente l’iniziativa è valida fino al 31 dicembre 2020 quindi i soldi potrebbero tornare disponibili per altri voucher (o per averne di nuovo a chi gli sarà scaduto)?
In realtà il Ministero ha già dichiarato l’esaurimento del fondo e considerato che c’è da soddisfare la “seconda ondata” di richieste, per quelli che, a partire dal 9 novembre, si è permesso di inserire comunque le fatture di acquisto precedenti al 2 novembre (relative alla “fase 1” dell’iniziativa) possiamo immaginare che quei soldi possano andare a tamponare quest’altra esigenza. Ma siamo nel campo delle chiacchiere di corridoio.

Certo, ormai prendere decisioni, con la fine dei trenta giorni di validità che incombono, sarebbe urgente. La prima cosa che ci saremmo aspettati, ma già da un po’ e al di là di chiacchiere e ipotesi, sarebbe un prolungamento dei tempi di spendibilità dei buoni in mano a tantissimi cittadini. L’urgenza della mobilità è sempre valida, soprattutto ora con la seconda ondata del virus che ha portato tragedie e devastazione in troppe famiglie. Ma vedere ritardi e disorganizzazione ripercuotersi su negozianti e clienti finali fa cadere un po’ le braccia.
La buona notizia, però, è che sono iniziati ad arrivare i rimborsi per chi ha caricato sul portala la fattura dell’acquisto fatto nella fase 1. Non saranno stati esattamente i dieci giorni lavorativi che si erano detti, ma accontentiamoci. Anche per i negozianti che hanno venduto biciclette inserendo il bonus è una luce in fondo al tunnel della speranza di vedere rientrare i soldi senza troppe lungaggini. La speranza, in questo caso, appare fondata.

Guido P. Rubino

Speciale Tour de France 2021

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