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Calligaris si rafforza in Cina Allo studio uffici e magazzini – Il Sole 24 ORE

IL CASO

Il gruppo friulano ha aperto due nuovi store nel Paese. Bene anche Francia e Italia

di Giovanna Mancini

Il gruppo friulano ha aperto due nuovi store nel Paese. Bene anche Francia e Italia


3′ di lettura

La pandemia ha reso tutti un po’ cauti nel fare previsioni di mercato e tuttavia – se il buon giorno si vede dal mattino – l’andamento di ordinativi e fatturato nei primi due mesi del 2021 per il gruppo friulano Calligaris fa ben sperare di raggiungere gli obiettivi prefissati: superare a fine anno i risultati del 2019 e lasciarsi alle spalle la crisi causata dal Covid.

«I segnali positivi erano iniziati già alla fine del primo lockdown – spiega l’amministratore delegato Stefano Rosa Uliana – con un forte rimbalzo degli ordini. Purtroppo, la crescita sostenuta della seconda parte dell’anno non è bastata a compensare le perdite del primo semestre, a cui si è aggiunto il rallentamento di tutti i progetti destinati al settore HoReCa. Però siamo soddisfatti, perché abbiamo contenuto il calo di fatturato a un -11% circa rispetto al 2019 e del 7,2% negli ordinativi, superando le previsioni».

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Ora la spinta più decisa alla ripresa potrebbe arrivare proprio da quel mercato cinese che per primo, lo scorso anno, aveva fatto tremare le imprese italiane. Già lo scorso maggio il gruppo (che attraverso i marchi Calligaris, Connubia e Ditre conta 650 punti vendita in oltre 100 Paesi) aveva inaugurato un flagship store Calligaris a Guangzhou, a cui ora si aggiunge la nuova vetrina monomarca di Jinan, che porta a dieci gli store del marchio in questo Paese, oltre ai due di Hong Kong, che entro l’estate saliranno rispettivamente a 11 e 3. «Stiamo rispettando i piani di sviluppo previsti per la Cina – commenta Uliana –. I nostri partner stanno lavorando bene e il 2021 è partito in modo incoraggiante. Il mercato sembra essersi ripreso, perciò confermiamo la volontà di consolidarci attraverso una presenza più strutturata». Il modello è quello già adottato per altri mercati promettenti e complessi, come Stati Uniti e Giappone, dove il gruppo è presente non solo attraverso una rete retail, ma anche con una filiale commerciale (come già in Francia, Germania e Russia) e con un magazzino. «L’obiettivo è offrire ai clienti un doppio servizio – spiega l’amministratore delegato –: rendere disponibile tutti i prodotti a catalogo, acquistandoli dall’Italia, ma anche selezionare una parte di essi da spedire e gestire direttamente in loco, garantendone così una consegna rapida».

Accanto alla Cina, anche Francia e Giappone sono andati bene in questa prima parte dell’anno e anche l’Italia ha dato segnali importanti, spinta probabilmente (come nel resto del mondo) dalla nuova centralità che la casa ha acquisito in questi mesi di pandemia, ma anche dalle agevolazioni fiscali del bonus mobili. Più complicata invece la situazione in altri mercati importanti per il gruppo, come Germania, Regno Unito, Irlanda e Canada, frenati soprattutto dalle prolungate chiusure dei negozi dovute alle misure anti-Covid. «Mai come quest’anno si è rivelato strategico essere presenti in tutto il mondo», osserva Uliana, ricordando che Calligaris genera all’estero oltre il 70% del proprio fatturato (162 milioni nel 2019, compresa la controllata Luceplan).

Un sostegno – per quanto ancora limitato in percentuale – è arrivato anche dall’e-commerce, con il lancio a luglio scorso di un portale gestito direttamente, operativo per ora in Italia, Germania, Francia e Regno Unito, a cui, dalla prossima estate, dovrebbero aggiungersi gli Stati uniti».

Link all’articolo Originale tutti i diritti appartengono alla fonte.

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