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Cessione del credito e superbonus, allarme Aniem Confapi Terni – umbriaON

di Sergio Vincioni
presidente provinciale del gruppo imprenditori Aniem Confapi Terni

Stiamo correndo al buio con i fanali spenti. Lavoriamo sempre in tensione per paura di sbagliare, ci vogliono regole semplici e chiare. Poste Italiane, e altri istituti di credito importanti nel nostro territorio hanno bloccato il servizio di cessione del credito d’imposta. Sul portale si legge: ‘Si informa che la piattaforma per il servizio di acquisto di crediti d’imposta non è attiva’. La scadenza per fare le pratiche per i crediti derivanti dalle spese 2021 è però il 16 marzo.

Dunque tutti coloro che hanno creduto nel superbonus, effettuato i lavori grazie ai bonus dell’edilizia e ora hanno i crediti da cedere – imprese, professionisti, privati – sono nel caos più totale. Fallire per eccesso di crediti. Un miracolo che succede in Italia. In vari incontri che abbiamo avuto con i nostri colleghi imprenditori raccontano i malumori e le preoccupazioni di un settore a cui è stato dato l’onere di trainare la ripresa economica italiana del post pandemia, ma con queste regole, e continui cambiamenti in atto di fatto viene impedito di farlo, e che ora stiamo cedendo, anche psicologicamente, sotto il peso dell’incertezza.

Stiamo camminando in un vicolo cieco. Con tanti colleghi imprenditori ci confrontiamo giornalmente, cominciamo a non crederci più a questi bonus. Abbiamo notato che anche numerosi privati e Condomini anche importanti si stanno allontanando dalla scelta di poter ristrutturare e usufruire del bonus. Ogni mese c’è qualche nuova normativa che irrigidisce ancora di più il sistema, ora il blocco della cessione del credito di imposta che dà uno schiaffo alle nostre aziende sul fronte della liquidità.

L’edilizia è un settore che soffre da oltre un decennio, con i bonus ci credevamo, stiamo lavorando sempre in tensione per paura di sbagliare: ci vogliono regole semplici e chiare e mantenerle tali. Un duro colpo sulla ripresa del settore, «Per colpa di qualcuno che fa il furbo, stanno pagando gli onesti, come spesso, purtroppo, avviene nel nostro Paese. Lo Stato, che avrebbe in realtà la possibilità di fare controlli per evitare frodi, nonostante abbia tutti gli strumenti per farlo, preferisce irrigidire le procedure scaricando il problema sui cittadini e sulle imprese.

La cessione del credito di imposta –avrebbe dovuto essere una cosa semplice – attualmente, se la si fa con le banche, è praticamente impossibile arrivare alla fine della pratica per ragioni burocratiche (c’è una società di revisione che controlla l’iter che fa da collo di bottiglia oltre alle istruttorie interne che le banche si sono auto imposte). Poste Italiane aveva ideato un sistema abbastanza semplice e veloce che in una quarantina di giorni portava a conclusione la cessione del credito con importo accreditato e reso disponibile sul conto corrente del richiedente. Bastava essere titolare di un conto corrente alle Poste (mediante il quale già si faceva l’individuazione del soggetto cedente in base alla normativa antiriciclaggio) e la cessione si poteva fare anche online.

Con il decreto anti frode di novembre, oltre la sospensione di 10 giorni del funzionamento della piattaforma delle Poste, essendo attribuite delle responsabilità, in caso di truffe, anche all’acquirente del credito, le Poste hanno appesantito la procedura richiedendo ulteriore documentazione prima non prevista e allungando di molto i termini per la conclusione della pratica ,oggi ci si mette più di due mesi. Quelli che hanno fatto domanda dopo il decreto anti frodi non hanno ancora chiuso la pratica! Questo mette in difficoltà molti perché la cessione del credito va fatta entro il 16 marzo. E, da alcuni giorni, oltretutto, non si può nemmeno più avviare la pratica perché i portali di Poste e di alcune banche sono bloccati, sia per i privati che per le aziende. Rabbia, sconforto e preoccupazione sono in aumento.

I lavori legati al superbonus e agli altri bonus, con la possibilità di cedere i crediti, sono partiti ad aprile-maggio del 2021: le aziende hanno avuto bisogno di tempo per organizzare i servizi e tutto è stato rallentato dalla pandemia. Ulteriori rallentamenti ci sono stati a novembre, dopo il decreto anti-frodi, che ha appesantito non di poco il carico burocratico, soprattutto sui lavori piccoli, legati ai bonus minori diversi dal 110%: infatti è stato necessario produrre i visti di conformità e le attestazioni di congruità della spesa.

Alcuni privati si sono trovati a non avere riferimenti professionali perché prima facevano tutto con la ditta e poi hanno dovuto trovarsi un commercialista e dei tecnici per la redazione dell’attestazione di congruità delle spese. Superati questi ostacoli la prima tranche di lavori si è conclusa a novembre–dicembre. La cessione del credito di imposta relativa ai lavori effettuati nel 2021 va fatta appunto entro il 16 marzo 2022. A ridosso di una scadenza così importante privati e imprese si trovano con il portale delle Poste e di altre banche bloccati e con le banche che non danno risposte in merito.

Il motivo potrebbe essere che la Cassa Depositi e Prestiti ha sospeso gli acquisti dei crediti perché il decreto sostegni-ter ha messo un divieto sulle cessioni di credito successive alla prima, probabilmente individuando in questi passaggi possibilità di frodi. Tutto ciò ha però fatto collassare il mercato del credito, bloccando tutto e mettendo in difficoltà chi lavora e a casa sta facendo i lavori.

Siamo in difficoltà. Abbiamo investito molto per questi cantieri, acquistato materiali, e ora siamo appesi ad un filo sottile che ci tiene con il fiato sospeso, alcune delle nostre aziende devono incassare molti soldi, i fornitori di materie prime stanno chiudendo i rubinetti perché non hanno la garanzia del pagamento, ci sono molti cantieri che si stanno fermando per mancanza di liquidità e incertezza. Lo Stato con una mano ci ha concesso, e con l’altra la sta togliendo.

La Legge di Stabilità ha prorogato il 110% per i privati, e ha ridotto drasticamente per le imprese, sta togliendo la possibilità che una banca possa cedere il credito una volta acquisito, Insomma: lo Stato con una mano dà e con l’altra toglie. È una norma che ci sta mettendo in difficoltà a tutti. Va rimossa la norma sul credito cedibile una sola volta che rende molto più difficile poter cedere un credito bloccando così una fonte di finanziamento imprescindibile per le imprese. La soluzione per evitare le frodi non è uccidere il mercato del credito ma sono i controlli da parte delle autorità competenti.

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Source: umbriaon.it

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