Widget Image
Posts Popolari
Seguiteci anche su:

HomeCategorieAgevolazioni sui Beni Immobili delle ImpreseCovid, i numeri della ripresa in Fvg. Tilatti: «Ce la faremo, è nelle emergenze che i friulani danno sempre il meglio» – Il Messaggero Veneto

Covid, i numeri della ripresa in Fvg. Tilatti: «Ce la faremo, è nelle emergenze che i friulani danno sempre il meglio» – Il Messaggero Veneto

«Il messaggio è che ce la faremo: perché è nelle emergenze che noi friulani abbiamo sempre dato il meglio». Il messaggio forte arriva in coda all’intervista, ma Graziano Tilatti lo sottolinea con forza: all’insegna dell’ottimismo, non del buonismo. Già, perché sulle vaccinazioni, ad esempio, il presidente regionale di Confartigianato non ha paura di dire pane al pane: «Una forzatura il Green pass per la mensa? No, non credo proprio: i miei dipendenti mangiano in trattoria e se non hanno la certificazione restano fuori. Non è solo una questione di libertà individuale, c’è anche il rispetto degli altri, il dovere verso la comunità». E vaccinarsi, secondo Tilatti, è prima di tutto questo, un dovere verso gli altri, oltre che una condizione imprescindibile per restare ottimisti.

Presidente, il vostro fondo bilaterale sulla cassa integrazione con l’aiuto del Governo nel 2020 ha gestito richieste di “cassa” per 1,2 miliardi. Adesso è un po’ meno sotto pressione.

«Sì, è finalmente ripartito il turismo e ha trainato anche l’artigianato di servizi, sebbene alcuni settori continuino a fare fatica: è il caso soprattutto dei servizi alla persona, ripartiti con il freno tirato, anche a causa di fattori come lo smart working, che riduce gli spostamenti, i contatti, la socialità».

La scorsa primavera avere lanciato diversi allarmi sul “wedding” e il suo indotto. La situazione è migliorata?

«Grazie al Green pass sono tornati i ricevimenti per i matrimoni, consentendo una ripartenza che però resta ancora parziale. Le altre cerimonie, come battesimi e comunioni, si festeggiano in forma ristretta ed è fermo anche il settore della convegnistica e degli eventi, che credo possa tornare a regime solo nel 2022».

Se lei guidasse una grande azienda, come si comporterebbe per l’accesso in mensa dei suoi dipendenti?

«Io di norma sono per scelte condivise e non imposte, ma credo anche che la nostra libertà individuale debba avere un limite, se vogliamo tutelare e rispettare anche quella degli altri. Alla pandemia abbiamo già pagato un tributo enorme, di morti, di malati, di perdite economiche, e la vaccinazione in questo momento è lo strumento più importante per portarci all’immunità di comunità. Quando ero ragazzo, a scuola, ci vaccinarono contro poliomielite, difterite, tetano e la qualità della vita di tutti migliorò sensibilmente. Anche per questo non riesco a capire chi si nasconde dietro a ragionamenti sterili e non sente il dovere morale di vaccinarsi. Quanto all’accesso alle mense, non si tratta di un ufficio o di un reparto dove è facile mantenere le distanze, ma di ambienti affollati e dove si è più esposti al rischio di contagio: condivido quindi la necessità di una maggiore prevenzione. I miei dipendenti, del resto, non hanno la mensa aziendale e per pranzare in trattoria devono esibire il Green pass. Non credo si sentano discriminati».

Torniamo all’economia: se qualcuno zoppica ancora, continua a correre l’edilizia, che poi è il settore dove opera la sua azienda. Cresce però il timore per l’effetto “doping” del superbonus sui prezzi…

«È un rischio che noi avevamo più volte evidenziato. Mi spiego: nessun dubbio sulla filosofia della misura, che è la stessa del Recovery europeo e del nostro Pnrr, quella di sostenere la riqualificazione energetica e l’abbattimento del rischio sismico. Il problema è che è stata tarata su tempi troppo stretti, forse anche per rafforzare l’effetto choc, e questo ha alimentato una bolla speculativa che in effetti rischia di eroderne i benefici. Credo che sarebbe preferibile spalmarla su tempi più lunghi, magari con percentuali di recupero un po’ più basse, cercando però di renderla alla portata di tutti».

Come?

«Allungando i tempi di presentazione e di rendicontazione, ad esempio, ma non solo. Credo che sarebbe utile estendere la misura agli immobili produttivi, che invece continueranno ad essere poco sicuri ed energivori, a scapito dell’ambiente e anche della competitività del sistema paese. Detto questo, però, la bolla speculativa con cui stiamo facendo i conti è l’effetto di limiti non solo italiani ma anche europei: tutto il continente, infatti, paga l’effetto di politiche di approvvigionamento e di delocalizzazione troppo spinte, che ci hanno portato alla totale dipendenza dalla Cina su materie prime e componenti. Credo che l’Europa dovrebbe cominciare a porsi il problema delle riserve strategiche anche su questo versante».

Nei prossimi mesi dovrebbe cominciare a prender forma il Pnrr Fvg. Che idee porterà Confartigianato?

«Dentro a uno schema principale che è quello definito da Stato e Regione e punta sul potenziamento infrastrutture fisiche e digitali, bisogna individuare quali sono le priorità locali sul fronte della transizione ambientale ed energetica: definire le aree a vocazione turistica, le zone industriali da potenziare e qualificare in una logica di fabbriche smart, green e tese all’innovazione, non solo di prodotto ma anche di processo».

Tanta roba, commenterebbe qualcuno…

«Sì, e per farcela abbiamo assolutamente bisogno di una scuola e una formazione più legate con il mondo produttivo, capaci di sfornare qualche tecnico in più, e di rafforzare le politiche per la famiglia e per la natalità, perché senza figli non c’è futuro».

Link all’articolo Originale tutti i diritti appartengono alla fonte.

Rate This Article:
No comments

leave a comment