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Immobili inesistenti sui quali sarebbero stati attestati quasi 14mila interventi di ristrutturazione, che hanno generato sconti in fattura, con l’obiettivo di monetizzare crediti a loro volta inesistenti. È questo, in sintesi, lo schema della frode, relativa stavolta all’ecobonus, che ieri ha portato a un sequestro da 284 milioni di euro da parte della Guardia di Finanza di Milano, su delega della locale procura della Repubblica.
L’indagine, condotta dai militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Milano, in collaborazione con la squadra reati informatici della procura, ha consentito di «disarticolare un meccanismo illecito di frode finalizzato all’indebita creazione e monetizzazione di crediti d’imposta maturati nell’ambito delle misure di sostegno all’economia denominate eco-bonus». Al momenti ci sono otto indagati per accesso abusivo a sistemi informatici, tentata truffa e truffa ai danni dello Stato.
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