Le regole contenute nel decreto antifrode mettono a rischio molti progetti di ristrutturazione degli edifici, soprattutto quelli del centro storico di Venezia: lo ribadisce l’Ance, associazione dei costruttori edili, che lancia l’allarme per il rallentamento (se non il blocco) dell’attività edilizia supportata dai bonus fiscali in conseguenza dell’emanazione del decreto. Per affrontare il tema, Ance ha promosso un tavolo di lavoro e un protocollo d’intesa con Confartigianato Venezia, Uppi-Unione piccoli proprietari immobiliari, l’Ordine degli ingegneri, l’Ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori, il Collegio dei geometri e gli amministratori di condominio dell’Anaci.
L’aspetto più critico, come riepilogato dal presidente di Ance Giovanni Salmistrari, è che anche per il bonus facciate c’è l’obbligo di asseverazione della congruità delle spese: questo è un problema soprattutto nella Venezia insulare, dove il bonus facciate è particolarmente diffuso e i prezzari di riferimento non sono aggiornati da anni oppure non tengono conto delle peculiarità del lavoro nella città storica. In sostanza, in molti casi c’è il rischio che i costi dei cantieri veneziani non siano in linea con quelli previsti dalla normativa, e questo frena imprese e committenti. «Per determinare i prezzi congrui – fa presente Salmistrari – servirebbe un’analisi specifica, che dovrebbe essere fatta dai professionisti e non calata dall’alto». Questa situazione sta bloccando, secondo i dati dell’associazione, circa la metà dei cantieri attivati sulle facciate degli edifici della città storica, che al momento sono circa un centinaio.
Le associazioni propongono una serie di soluzioni: la revisione del prezzario del Comune di Venezia (a questo proposito tornerebbe utile un osservatorio prezzi redatto da Confartigianato nel 2019, che indica i costi medi della manodopera e dei materiali nella Venezia insulare); l’invito a prevedere l’impiego di prezzari diversi, a seconda delle situazioni, tra i quali il prezzario DEI e quello della soprintendenza; l’invito a prendere atto dell’incremento dei prezzi registrato negli ultimi mesi.
«Il provvedimento – concludono le associazioni – è totalmente condivisibile nelle sue finalità di prevenire e reprimere l’utilizzo indebito delle agevolazioni fiscali sugli interventi edili, ma ha introdotto in corsa delle regole che creano confusione e incertezza. A distanza di un mese osserviamo che le imprese non si fidano più a far partire nuovi lavori e che, per i cantieri già appaltati, le imprese che si erano fidate applicando lo sconto in fattura sono ora investitte da una crisi di liquidità dovuta al fatto che non riescono a monetizzare il loro compenso».
Nella foto, da sinistra: Francesco Busato (Confartigianato), Alberta Baldin e Roberto Beraldo (Appc), Giovanni Salmistrari (Ance), Ruggero Sonino (Uppi), Enrico Vettore (Confartigianato).
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