Come funzionano gli incentivi rottamazione
Gli incentivi rottamazione sono stati creati con la Legge di Bilancio 2019 promossa dal Ministero dello Sviluppo Economico con l’obiettivo di ridurre il parco auto esistente composto perlopiù da veicoli fortemente inquinanti in favore di vetture a minore impatto ambientale. A questo punto sorge spontanea la domanda, come funzionano gli incentivi rottamazione?
Il concetto è semplice. L’acquirente porta una vettura inquinante a demolire e riceve un ecobonus a favore dell’acquisto di una vettura a più basso impatto ambientale. Dopo la rottamazione, ci sono alcuni limiti da rispettare. Si potrà infatti acquistare una vettura nuova di categoria M1 con emissioni di CO2 da 0 a 60 g/km avente un prezzo inferiore a 50.000 euro (IVA esclusa), oppure una vettura usata con classe ambientale Euro 6 ed emissioni di CO2 inferiori a 160 g/km, il cui costo non superi i 25.000 euro.
I veicoli nuovi non dovranno essere per forza ibridi o elettrici. È possibile, infatti, acquistare vetture benzina e Diesel Euro 6, a patto che rispettino il vincolo di emissioni inferiori a 135 g/km di CO2. Durante il 2021, per le vetture con motore tradizionale (senza un sistema ibrido per intenderci) il contributo da parte dello Stato era di 1.500 euro con la rottamazione di un veicolo della stessa categoria omologato alle classi Euro 0, 1, 2, 3, 4 e 5 e immatricolato prima del 1° gennaio 2011. Il prezzo del nuovo veicolo M1 con le emissioni prima citate non doveva essere maggiore di 40.000 euro, IVA esclusa (quindi 48.800 euro con IVA).
Con i motori ibridi o completamente elettrici il bonus rottamazione ovviamente era più sostanzioso. Sempre nel 2021, si poteva raggiungere una riduzione sul prezzo di listino di addirittura 10.000 euro, sommando il contributo Ecobonus e Decreto Rilancio.
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