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L’auto elettrica nel bilaterale Italia-Germania: ecco cosa serve – InsideEVs Italia

Dagli incentivi all’installazione delle colonnine di ricarica, per arrivare alle politiche di conversione delle industrie e non solo. Sono tanti i temi da portare sul tavolo per rendere l’Italia un Paese a prova di auto elettrica.

Tutti argomenti che sono stati al centro di “Mobilità del futuro”, il webinar sul settore organizzato da Villa Vigoni, Porsche Consulting e AHK (Camera di Commercio Italo-Tedesca) come ultimo appuntamento del bilaterale Italia–Germania su Economia, finanza e società di domani.

Incentivi e colonnine

Avere “economie di scala e certezza della programmazione per i costruttori” sarebbe sicuramente un buon punto di partenza. Almeno secondo Tobias Piller, redattore “Auto e mobilità” per il quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung.

Il giornalista si concentra prima di tutto sull’importanza dell’ecobonus per spingere le vendite di veicoli elettrici. E fa l’esempio: “In Germania si dice che il bonus finirà nel 2022” e “non si sa cosa succederà dopo”. “Anche in Italia – è il confronto – gli stop&go non hanno funzionato. Questo è un problema”.

Per fortuna ora il Governo italiano si è mosso, promettendo una strategia sull’auto a 360 gradi. Ma di lavoro ce n’è tanto da fare, e un altro tema caldo è quello delle colonnine: “Servono grandi numeri” e gli allacci alla rete devono essere più veloci.

Piller fa però notare che le cose non vanno benissimo neanche a Berlino e dintorni: “Ora ci sono 47.000 punti di ricarica e il Governo tedesco ne ha promessi 1 milione per il 2030, ma l’industria sostiene che, procedendo con questo ritmo, ne avremo 160.000. Come si potranno attirare turisti in auto elettrica?”

La storia di Mirafiori

Fare squadra

Pochi dubbi tra gli altri partecipanti al convegno sulla risposta da dare a tutti gli interrogativi: la chiave del successo per la transizione sarà la collaborazione. “Dobbiamo abbandonare la prospettiva della sola industria – è la ricetta di Josef Nierling, amministratore delegato di Porsche Consulting – e non guardare solo a cosa riusciamo a vendere, ma all’intero sistema”.

Il discorso vale soprattutto in un’ottica generale di mobilità, non focalizzata esclusivamente sull’auto: “Serve chiedersi ‘come posso aiutare un utente a spostarsi da A a B?’, perché le persone non vogliono interfacciarsi con tanti operatori, ma vogliono un’unica app”.

Proprio come quella che lui ha usato a Berlino per “accedere a tutte le modalità di spostamento in città: taxi, treni, metropolitane e monopattini”. “Se riuscissimo a costruire questo tipo di approccio da noi – propone – avremo una mobilità davvero futuristica”. Il segreto per centrare l’obiettivo? La “collaborazione con tanti attori”.

È per questi motivi che Enel sta facendo squadra con il Gruppo Volkswagen “per installare più di 3.000 punti di ricarica ad alta potenza su tutto il territorio nazionale entro 2025”, come ricorda Federico Caleno, head of eMobility Italia della società.

L’obiettivo dell’operatore italiano è formare lo “scheletro che consentirà ai clienti di usare le auto elettriche sia in città che nelle principali aree di traffico, permettendo ai veicoli a batteria di uscire sempre di più dall’ambito urbano”. E in questo senso, finalmente, la situazione sulle autostrade ha iniziato a sbloccarsi.

Enel X Corso Francia Chargin Station

Dall’industria alle istituzioni

Nessuna incertezza anche da parte di Stefano Sordelli, Future mobility director del Gruppo Volkswagen Italia: “Il carmaker non deve fare più solo quello, ma lavorare in modo diverso, interfacciandosi con i mondi esterni”, dagli “operatori della ricarica a quelli delle telecomunicazioni”, per quando “la connettività e la digitalizzazione porteranno alla guida autonoma”.

A fare team, però, non dovranno essere solo le imprese, ma anche “le istituzioni a ogni livello, dall’Europa agli Stati e ai Comuni”. Purtroppo “a livello di sistema Paese l’Italia potrebbe fare un po’ meglio e avere una visione su più anni”. Sordelli spiega poi come l’elettrificazione farà nascere nuovi business che ancora non esistono o non sono ben strutturati, come quelli sul riciclo e la second life delle batterie.

Chi di partnership se ne intende è anche Matteo Mammì, ceo di Helbiz: “Con Trenitalia offriamo diverse possibilità e faremo la stessa cosa con Ita per offrire più servizi agli utenti di entrambe le compagnie”, descrive il suo contributo.

E a proposito di aerei e collaborazioni per l’auto elettrica, Stefano Ventola sottolinea che nell’aeroporto di Bologna, di cui è amministratore delegato, “ci saranno a breve 32 colonnine fast”.

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