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Marche, Giuseppe Lenoci morto a 16 anni. La rabbia della famiglia: “Non doveva viaggiare sul furgone, lo stage non lo prevede” – La Repubblica

MONTE URANO – L’operaio della Termoservicegas, alla guida del furgone della ditta che si è schiantato contro un albero, è indagato per omicidio stradale. L’omicidio di Giuseppe Lenoci, solo 16 anni, studente in stage di lavoro. L’operaio alla guida è ricoverato con politraumi all’ospedale Torrette di Ancona, e non è stato ancora interrogato.

Dirottato dal navigatore del furgone di servizio sulla strada più breve per raggiungere Serra de’ Conti, nella provincia di Ancona, è entrato in una via stretta e mal asfaltata, una scorciatoia che solo i residenti più esperti si azzardano a prendere. La prima ipotesi avanzata dai carabinieri di Jesi è che l’uomo non abbia fatto scendere la velocità, nonostante il sedime malpreso e la pioggia battente, e sia uscito in curva. I vigili del fuoco, appena intervenuti, non lo avevano visto, era stato sbalzato diversi metri in avanti, lontano dal posto di guida. Credevano, i pompieri, che il guidatore fosse lui, Giuseppe, incastrato nel posto del passeggero. Non era così, il ragazzo di Monte Urano era solo il passeggero. E non respirava più.

I genitori di Giuseppe, distrutti e confusi, riescono a dire alla sindaca Moira Canigola: “Non doveva salire su quel furgone, non doveva”. Non dovevano farcelo salire. E sì perché è la zia, Angela, a raccontare: “Non era prevista in maniera assoluta l’uscita dall’azienda, gli avvocati ci stanno aggiornando man mano, ma il agazzo dove restare in ditta. Non so dire se quel giorno la scuola avesse firmato un permesso, ma non era previsto dai protocolli”.

I protocolli erano quelli sottoscritti dal Centro di addestramento Artigianelli – fondato da Don Ernesto Ricci, famiglia religiosa dell’Amore misericordioso, riconosciuto dal ministero del Lavoro – e l’azienda tirocinante. La Termoservicegas di Molini di Tenna, sede in piano, sotto la rocca di Fermo: installa caldaia dal 1985, offre sui furgoni l’ecobonus per l’anno in corso, ma adesso non risponde a nessuna domanda. “Giuseppe era in apprendistato da voi o stava già lavorando?”. Sono porte chiuse e fughe.

La famiglia teme che lunedì pomeriggio il loro figlio più grande avesse accompagnato l’operaio addestratore perché serviva sul posto, doveva dare una mano. La scuola, che oggi indica il portone a chi prova a chiedere, ieri aveva spiegato attraverso il suo preside: “I nostri corsi professionali regionali prevedono una fase di stage, è così per tutti. Non parliamo di Alternanza scuola lavoro, quella è un’altra cosa. E le aziende sono scelte con cura”. All’interno, i ragazzi del laboratorio calzaturiero abbassano la testa: “Vi chiediamo di rispettare il nostro dolore che coltiviamo con il silenzio e la preghiera”, dice il loro docente. Un istituto professionale religioso, un’azienda che ospita uno studente in stage. Un errore, la morte. E’ una storia, questa, così simile a quella di Lorenzo, ragazzo dell’entroterra di Udine schiacciato da una putrella venticinque giorni fa.

La mamma Francesca, donna delle pulizie, e il papà Sabino, lavoratore saltuario, riescono a dire: “Non doveva salire su quel furgone”. La nonna Anna introduce, invece, un elemento che sposta di nuovo la storia: “Ho parlato con Giuseppe la settimana scorsa. Aveva lasciato la scuola e gli ho detto che non volevo: ‘Te ne pentirai, adesso per qualsiasi lavoro ci vuole un diploma”. Mi ha risposto: ‘Sì, nonna, però ero troppo affezionato al lavoro'”. Era a libro paga nella ditta di caldaie ed ecobonus, quindi? I portoni chiusi dietro i silenzi, a scuola e al lavoro, non consentono di capire.

I carabinieri, per ora, sono concentrati sulle cause dell’incidente: l’autocarro, sotto sequestro, sarà sottoposto a una perizia. L’avvocato di famiglia, Arnaldo Salvatori, vicino di casa dei Lenoci, assicura: “Domani la scuola mi ha promesso tutte le carte”. Racconta di un ragazzosempre più assorbito dal lavoro: “Amava il calcio, era un centravanti alto e combattivo, ma il suo sogno, per lui che aveva fatto un provino al Sassuolo, si stava sfarinando. L’impegno in stage si protraeva fino a sera e sempre più spesso raggiungeva gli allenamenti, in scooter, in ritardo. “Mister, domenica ci sarò”, aveva promesso all’allenatore del suo Campiglione Monturano.

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