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Modena Una coppia scopre di pagare 36mila euro a una finanziaria per pannelli inutili sul tetto – La Gazzetta di Modena

MODENA Un anno fa si era presentato come agente di una nota ditta di impianti fotovoltaici con tanto di badge e delega anche per l’Enel Energia. Aveva assicurato che i due anziani non avrebbero pagato un euro per l’impianto fotovoltaico sul tetto della loro bella casa di campagna se cedevano alla banca il contributo “110 per cento” dell’Ecobonus.

Tra una chiacchiera e una firma, li ha salutati garantendo che pochi giorno dopo sarebbero venuti a installare l’impianto. E sono venuti ma hanno solo appoggiato i panelli. Poi più niente fino a quando due mesi fa è arrivata la comunicazione di un prelievo dal conto di una somma consistente.

E la coppia modenese ha scoperto di aver aperto un conto con una importante società di servizi finanziarti per 36mila euro. Soldi infiniti non alla ditta di Cesena per la quale diceva di lavorare il truffatore ma a un’omonima di Padova, gestita da sudamericani.

Torna in circolo la truffa del fotovoltaico ma questa volta è gestita da un gruppo che da un lato copia la vecchia formula di un’azienda sempre di Padova, stangata dall’Antitrust con una multa da mezzo milione di euro dopo 5mila truffe (minori di questa); e dall’altro, sfruttando l’omonimia con una ditta seria del settore.

Il grave caso, ma pare che non sia l’unico nella nostra provincia, ora è al centro di un’indagine in Procura dopo l’esposto per truffa aggravata presentato dall’avvocato Federica Martone. Che ha aperto anche un contenzioso legale con la società che l’ha finanziata senza aver mai chiesto il consenso ai clienti, e anche con una segnalazione all’Agicom per pratiche commerciali ingannevoli.

Le vittime sono un 73enne e la moglie 61enne. I due avevano i requisiti adatti per gli autori della truffa: agiati, di una certa età, residenti in campagna, disponibili a fare lavori per miglioramento energetico, scarse conoscenze tecnologiche.

È stato proprio il marito a fer entrare in casa l’agente col badge dell’azienda di Cesena. Si è presentato con un sorriso e accreditandosi anche per Enel. Nella presentazione ha spiegato che vendeva una soluzione per azzerare la bolletta dell’elettricità e i consumi per il riscaldamento in genere. In pratica la loro casa da Classe E (alta dispersione di calore ed energia) sarebbe passata in Classe A (virtuosa) con una serie di piccole manovre che non sarebbero costate un euro.

Se il primo gradino della truffa è stato lo scambio di omonimia tra la ditta seria e la sua, il secondo gradino era proporre l’impossibile per il cambio di classe energetica. Ma a suo dire, invece, bastava attivare l’Ecobonus cedendo il credito del “110 per cento” alla banca, mostrando un preventivo (fasullo), con una proposta quadro vincolata. In questo modo, senza spendere niente, avrebbero installato l’impianto fotovoltaico. Ha poi spiegato che il top era la pompa di calore. E quindi l’ha fatta aggiungere al preventivo. Per la pratica, ci voleva qualche firmetta. Tre quattro fogli spostati ad arte come i bussolotti. Poi la stretta finale, l’ultimo sorriso e la garanzia che gli operai avrebbero montato tutto e presto. In maggio gli operai sono infatti arrivati, ma hanno solo appoggiato i panelli sul tetto. Nessun allacciamento, nessun impianto con Enel. Poi sono spariti. Più nessun contatto.

Fino a quando in gennaio è arrivato il conto. La società di finanziamento, a loro sconosciuta, si era accreditata una somma dal loro conto corrente. Hanno così saputo che, a loro insaputa, firmando avevano finanziato spese per 36mila euro: 24mila alla azienda dell’agente e il resto interessi. Per alcuni pannelli inutili che valevano poche migliaia di euro.—

C.G.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
 

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