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Nel Bresciano sarà caccia a 35mila «immobili fantasma» – Giornale di Brescia

La riscrittura dell’articolo 6 «salva» la riforma del Catasto, fa felice il centrodestra di governo («niente nuove tasse sul mattone») e rende soddisfatto dell’accordo il segretario del Pd («molto bene, ma era già cosi»). Il nuovo catasto scatterà nel 2026 e non avrà legami con l’andamento dei prezzi di mercato mentre consentirà solo di consultare dall’archivio del singolo immobile i valori dell’osservatorio del mercato immobiliare (Omi) che fotografano i prezzi divisi per zone, ma con un’ampia forchetta tra un minimo e un massimo. Valori quindi impossibili da utilizzare ai fini fiscali per adeguare la tassazione. Insomma, niente riferimento ai valori patrimoniali.

Nuovi strumenti per la lotta all’evasione

Le tasse sulla casa (e sugli altri immobili) resteranno legate al valore catastale (rendita catastale moltiplicata per il coefficiente, 160 per le case), come in fondo era già stato assicurato da Mario Draghi lo scorso ottobre. Le rendite catastali saranno però affiancate da una rendita-bis con aggiornamento periodico. Ma soprattutto l’intesa politica tra il premier e il centrodestra ha lasciato intatto il pilastro della lotta all’evasione: l’obiettivo è mettere in campo nuovi strumenti per Comuni e Agenzia delle Entrate per riclassificare gli immobili abusivi, non censiti o mal registrati. In questo modo si otterranno le risorse per ridurre il Fisco sul mattone.

Gli immobili «fantasma»

Già, ma quante sono gli «immobili fantasma»? In Italia oltre 2 milioni, nel Bresciano se ne stimano 35mila. La fotografia più aggiornata è quella scattata nel report annuale dell’Agenzia delle Entrate e del Ministero dell’Economia. In Italia ci sono oltre 57 milioni di unità immobiliari, le abitazioni principali sono poco più di 19,5 milioni mentre circa 13,3 milioni sono le relative pertinenze; insieme rappresentano una quota pari al 57,5% dello stock di proprietà delle persone fisiche. Nel monte immobili ce ne sono 2.090.284 che Agenzia e Mef etichettano come «unità immobiliari non riscontrate nelle dichiarazioni dei redditi». In sostanza «edifici fantasma» su cui non vengono pagate le tasse.

In oltre la metà dei casi (1.117.300) si tratta di abitazioni, ma ci sono anche 94mila negozi, 16mila studi o uffici, 82mila immobili produttivi. In questi dati, precisa il report, ci possono essere casi di residenti all’estero o persone decedute da più di due anni e per cui nessuno ha provveduto a fare il passaggio di proprietà. La fetta maggiore resta quella di coloro che evadono le tasse immobiliari.

La mappa e i numeri nel Bresciano

Oltre la metà degli immobili fantasma è al sud, 553mila al nord, 344mila al centro. La quota più elevata di «unità non riscontrate in dichiarazione» si conferma a Napoli, 6,7% contro il 2,9% di Roma e l’1,7% di Milano. E nel Bresciano?

I dati 2020 dicono che nella nostra provincia ci sono 721mila abitazioni (divise nelle varie categorie, dai palazzi alle case popolari), quasi 17mila uffici, 44mila immobili produttivi e 672mila immobili rientranti nella categoria C, quella che comprende le pertinenze delle abitazioni ma anche i negozi, le stalle, le autorimesse. In tutto gli immobili accatastati nel Bresciano salgono così a 2 milioni e 181mila per una rendita catastale che supera ampiamente il miliardo. Secondo le prime stime gli immobili «fantasma» nella nostra provincia potrebbero aggirarsi attorno ai 35mila. Di questi poco più di un terzo (12mila) sono abitazioni.

I nuovi strumenti per la lotta all’evasione

Il testo della riforma mette a disposizione «strumenti» rafforzati a Comuni e Agenzia delle Entrate per avviare la caccia a questi immobili, con una semplificazione delle comunicazioni e dell’uso di questi strumenti ai fini dei controlli da parte degli enti locali. E con una promessa: il maggior gettito scovato con la lotta all’evasione potrà essere utilizzato per abbattere il prelievo sugli immobili «regolari» dello stesso Comune. La lotta all’evasione immobiliare sarà attuata verificando in concreto consistenze di terreni e fabbricati, ma anche il corretto «classamento» e «accatastamento», con incentivi per i Comuni che realizzano questi accertamenti.

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