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Nuovi incentivi auto 2022: via libera dal Governo ai contributi per ibride ed elettriche – La Gazzetta dello Sport

Con l’approvazione del decreto Caro Energia da Palazzo Chigi un piano strutturale per sostenere la riconversione delle aziende del settore e per l’acquisto di vetture a basso o nullo impatto ambientale: nei prossimi giorni i Ministeri dello sviluppo economico e della transizione energetica definiranno le cifre del nuovo ecobonus

Gianluigi Giannetti

Finalmente un primo intervento strutturale per l’auto, con un orizzonte temporale che vada oltre quello di misure estemporanee dalla durata di pochi mesi, ma dove soprattutto gli incentivi all’acquisto di vetture a basso o nullo impatto ambientale siano inserite in un piano con una vera logica di settore, a tutela anche delle aziende e dell’occupazione, stimolando la transizione ecologica. Con il decreto caro-bollette varato oggi dal Governo si costruisce in sostanza una corsia preferenziale per chi le auto verdi le compra, ma anche per chi contribuisce a fabbricarle e venderle. Nel provvedimento nato per contenere i rincari di luce e gas per famiglie e imprese, dal valore complessivo di 8 miliardi, Palazzo Chigi ha previsto per il comparto automotive la nascita di una formula di sostegno pluriennale. Non un caso, considerando il saldo energetico positivo di un parco circolante più moderno, ma anche il riconoscimento lungamente atteso per un settore che, secondo stime prudenziali, rappresenta circa il 16% del Pil italiano, con un peso economico di 280 miliardi di euro nel 2021.

Nuovi incentivi

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Al termine del Consiglio dei ministri, il premier Mario Draghi ha illustrato il decreto caro-energia, che come ha ricordato è finanziato senza il ricorso ad ulteriore debito. Presenti in conferenza stampa anche i ministri dell’Economia Franco, della Transizione ecologica Cingolani e dello Sviluppo economico Giorgetti. Proprio quest’ultimo ha annunciato come Il fondo di sostegno al settore automobilistico prevede circa un miliardo di euro l’anno su un periodo di otto anni “per accompagnare il processo di transizione”, mettendo dunque le basi di un intervento che va ben oltre il perimetro dello stesso decreto caro-energia e punta “a convincere i soggetti della filiera automobilistica ad affrontare la sfida della transizione energetica sul versante della produzione diretta e dell’indotto.L’intervento pubblico è importante ma l’iniziativa privata lo è di più, questo serve a convincere a investire a fianco dello Stato”. Per quanto riguarda il punto cruciale del sostegno alle vendite, il ministro Giorgetti ha anticipato come “presto sarà varato un decreto di intesa con il ministro della Transizione ecologica Cingolani e sarà diretto a prevedere gli incentivi per l’acquisto di autovetture, non solo elettriche, ma anche ibride”

I precedenti

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Il Governo ha scelto dunque un nuovo metodo, più inclusivo nel tener conto delle esigenze delle molte anime della filiera automobilistica, e non soltanto dunque della fase finale dell’acquisto. Ma anche su questo punto si segna il cambiamento, attraverso un piano di sostegno più strutturato nella disponibilità di fondi nel tempo. E’ un fatto che dall’approvazione della sono stati stanziati circa 1,6 miliardi di euro in sostegni all’acquisto, ma si è trattato in sostanza di una sequenza di misure di rifinanziamento di certo non armoniche. A marzo 2019 scatta l’introduzione dell’Ecobonus auto, calcolato in base alle emissioni di CO2 attraverso una doppia fascia: tra 0 e 20 g/km (auto elettriche) e tra 21 e 60 g/km (ibride plug-in). Nel 2020 arriva l’incentivo per le auto ibride e termiche a basso impatto, con fascia di emissioni modificata più volte, tra 61-110 g/km e poi tra 61-135 g/km. Nel 2021 un doppio intervento a favore di auto elettriche e ibride plug-in, il primo il 27 agosto risolto spostando 57 milioni destinati all’extra bonus a favore del Bonus vero e proprio, nel frattempo esaurito. Il secondo il 24 settembre, con il Governo intervenuto per decreto con lo stanziamento dei 65 milioni che hanno riattivato l’Ecobonus auto. La Legge di Bilancio 2022 non ha previsto stanziamenti ed ecco dunque la necessità di riattivare il contributo con uno strumento dedicato.

Affiancare il Pnrr

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Deliberatamente, come sostengono i più attenti ai tecnicismi legali, ma comunque clamorosamente stando agli interessi dei consumatori e delle imprese coinvolte, il Piano nazionale di ripresa e resilienza non si occupa del settore automobilistico in modo diretto, cioè non prevede fondi per accompagnare la sfida della transizione energetica. L’intervento del Governo, letteralmente, costruisce un secondo binario rispetto al pnrr, intervenendo con fondi nazionali. Come noto, la Mission 2 del Piano stanzia 23,78 miliardi di euro a favore delle politiche di mobilità sostenibile, della diffusione delle motorizzazioni ad idrogeno e della costituzione delle reti pubbliche di ricarica. Nello specifico, però, le cifre diventano meno confortanti. Il Pnrr finanzia infatti esclusivamente con 740 milioni di euro lo sviluppo di una rete di ricarica di energia elettrica, con la realizzazione entro il primo gennaio 2026 oltre 20.000 punti di ricarica rapida in superstrade e nei centri urbani. Vale la pena ricordare che l’Unione Europea ci vincola al raggiungimento di almeno 31.500 punti di ricarica di questo tipo entro il 2030, ponendo poi l’obiettivo di 6 milioni di vetture a batteria circolanti in Italia per quella data. Oggi sono 236 mila.Dal Pnrr non arriva nessuna formula di finanziamento all’acquisto per qualsivoglia tipologia di vettura. Nel frattempo la transizione sta creando una emergenza forte nell’intera filiera del settore. Secondo l’allarme lanciato di recente da Federmeccanica e dai sindacati metalmeccanici, i posti di lavoro a rischio nel settore automotive nel nostro Paese sono 70 mila, con la necessita di agevolare le aziende nei progetti di ricerca e sviluppo e nella formazione dei lavoratori della nuova filiera dell’auto ecologica. In mancanza di interventi, una transizione non gestita potrebbe coinvolgere negativamente oltre 1.200.000 lavoratori.

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