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HomeCategorieSuper Bonus 110Prezzi folli e cessioni del credito bloccate, edilizia a rischio crack: «Sei cantieri su 10 fermi nel privato, appalti da modificare nel pubblico. Sistema vicino al collasso» – Orticalab

Prezzi folli e cessioni del credito bloccate, edilizia a rischio crack: «Sei cantieri su 10 fermi nel privato, appalti da modificare nel pubblico. Sistema vicino al collasso» – Orticalab

Prezzi folli e cessioni del credito bloccate, edilizia a rischio crack: «Sei cantieri su 10 fermi nel privato, appalti da modificare nel pubblico. Sistema vicino al collasso» - Orticalab

Il sessanta per cento dei cantieri privati in corso bloccati per lo stop alla cessione del credito. Fermi tutti quelli programmati. C’è poi un’enorme incognita sugli appalti pubblici in atto, per la necessità di rivedere tutti i prezzi. Dal mondo dell’edilizia arrivano segnali devastanti per l’economia del territorio, che si inquadrano bene, ma non in maniera esaustiva, nei dati nazionali che parlano di 33.000 imprese al palo. Uno tsunami che rischia di travolgere non solo e tanto un settore strategico, che qui pesa sul Pil fino al 40 per cento (indotti compresi), e quindi anche sui lavoratori. Ma sull’intero Paese, tra imprese che non pagano, fornitori che non riscuotono e soldi che non girano.

L’aumento del costo dei materiali, spesso pure introvabili, ormai è fuori controllo. Alcuni dati rendono bene la follia del frangente: l’acciaio è aumentato rispetto all’anno scorso del 70 per cento, con punte del 113 su alcuni materiali; del 78 il legname e del 36 il bitume. Tra il 50 e il 60 per cento per le tubazioni. Per non parlare delle ceramiche. Il tutto, in un combinato disposto tremendo con il costo dei carburanti, ancora in risalita, e la crisi energetica.

In Irpinia, rilancia l’allarme il responsabile di Federcomated-Confcommercio per il Mezzogiorno, Giulio De Angelis: «Qui – sintetizza – si rischia davvero il crack generale». Ma che succede? Se lo chiedono i privati che vorrebbero ristrutturare e si ritrovano costi altissimi e tempi più lunghi. Anche le stazioni appaltanti pubbliche che rischiano di dover stoppare i lavori avviati negli anni scorsi. De Angelis parte da un’analisi: «I rincari, ancora in via di evoluzione, ci sono essenzialmente per 3 motivi: dopo il Covid è ripartita l’economia e l’edilizia, che è sempre il primo vettore, ha registrato una crescita die prezzi. Poi c’è stata la crisi energetica e dei carburanti, che incide sui trasporti. Infine, il Superbonus». La legge – spiega – ha drogato il mercato, creando una richiesta esorbitante di materiali, tuttora pochi, anche perchè le industrie che li producono in Italia non hanno incrementato le produzioni. Il Superbonus, infatti, è una norma a scadenza e questo non incentiva chi li produce».

Il rappresentante di Federcomated ci mette dentro anche la speculazione di alcuni. Ma i dati sui rincari, in questo settore e a differenza di alcuni altri, sono oggettivi. Ecco, quindi, le ripercussioni sulle aziende irpine, e non solo: «Stanno soffrendo tutte per il blocco della cessione dei crediti e aspettano, in tempi brevi, che Poste e Cassa depositi e presti comincino ad acquisirne anche dalle partite iva». Che succede se la situazione si protrae ancora a lungo? De Angelis è chiaro: «Milioni e milioni di euro sono fermi, i fornitori non vengono pagati dalle imprese e sono in ginocchio. Tutto il sistema è ingessato».

In particolare l’aumento dei prezzi ha ripercussioni importanti, come detto, anche per gli appalti pubblici. «Non c’è dubbio – spiega il rappresentante dell’associazione datoriale – perché quelli già in corso, non i nuovi sul Pnrr, vanno adeguati. Con un spesa maggiore di circa il 40 per cento». Rispetto a questo scenario, il messaggio è chiaro: «Se saltano le imprese che attendono i soldi del Superbonus, non vengono pagati professionisti e commercianti, si arriva ad un crack generale. Salta tutto il sistema. E in Irpinia non arriviamo a fine anno».

Dal Governo che arriverà, le imprese chiedono dunque lo sblocco del Superbonus e di porre al centro la crisi dell’edilizia. La misura deve diventare strutturale e i crediti sbloccati. Aver dipinto le imprese come truffatrici – chiosa – ha creato un danno enorme all’intera economia».

Source: orticalab.it

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