L’emergenza smog resta un problema cronico in Italia, non solo per via della pandemia ancora in corso, ma soprattutto per la qualità d’aria, dove su 102 capoluoghi di provincia analizzati, nessuno è riuscito a rispettare tutti e tre i valori limite suggeriti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Questa è la foto che è stata scattata dal nuovo rapporto di Legambiente “Mal’aria di città. Quanto manca alle città italiane per diventare clean cities”, realizzato nell’ambito della campagna Clean Cities, in cui si fa il bilancio sulla qualità dell’aria in città confrontando il valore medio annuale di PM10, PM2.5 e NO2, ma anche dove si propongono 7 interventi per contrastare l’inquinamento e ridurre le emissioni.
Che cos’è la Clean Cities Campaign
La Clean Cities Campaign è una coalizione europea di ONG, associazioni ambientaliste, gruppi di riflessione, movimenti di base e organizzazioni della società civile che ha l’obiettivo di raggiungere il trasporto a emissioni zero nelle città entro il 203o e migliorare la qualità dell’aria delle città.
La campagna sostiene la mobilità attiva, condivisa ed elettrica per un futuro urbano più vivibile e sostenibile, inclusa l’eliminazione graduale delle auto con motore a combustione interna nelle città. In quanto tale, il movimento sostiene un approccio a più livelli, volto a prendere tutte le misure necessarie per migliorare il trasporto pubblico, convertirlo all’elettricità, adottare modalità di viaggio più sostenibili, ridistribuire lo spazio urbano a favore degli utenti svantaggiati e aumentare la sicurezza del traffico stradale.
La qualità dell’aria delle città italiane
Il 2021 è stato un “anno nero” per l’Italia. Infatti, secondo i dati forniti dal rapporto, i tassi di inquinamento urbano non sono migliorati. L’analisi delle 238 centraline per il monitoraggio dell’aria di 102 città capoluogo di provincia ha riscontrato che in nessun caso si sono rispettati i valori raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Pertanto, lo studio ha considerato tre valori per i 3 inquinanti più pericolosi per l’ambiente e la salute come la concentrazione di particolato atmosferico nell’aria o PM10, la concentrazione delle polveri sottili o PM2.5 e il biossido di azoto NO2.
Sono solo cinque le città italiane che rientrano nei valori suggeriti dall’Oms per la concentrazione di particolato atmosferico nell’aria PM10 (15 μg/mc) e sono: Caltanissetta, La Spezia, L’Aquila, Nuoro e Verbania. Maglia nera per Alessandria con 33 µg/mc seguita da Milano con 32 µg/mc e Brescia, Lodi, Mantova, Modena e Torino a pari merito con 31 µg/mc.
Nessuna città rientra nei valori indicati per la concentrazione delle polveri sottili PM2.5 (5 μg/mc) mentre il podio delle città più inquinate se lo contendono Piacenza con 21 µg/ mc, Vicenza con 22 µg/mc, primo posto ex aequo tra Venezia e Cremona con 24 µg/mc.
Per il biossido di azoto Agrigento, Enna, Grosseto, Ragusa e Trapani sono le 5 città che rispettano i valori dell’OMS (10 µg/mc) mentre Milano e Torino con 37 µg/mc, Palermo e Como con 36 µg/ mc e Bergamo con 35 µg/mc rappresentano le città più inquinate del paese.
Le proposte di Legambiente
Mobilità e riscaldamento: sono questi i due settori che secondo Legambiente incidono maggiormente sull’ambiente urbano e per cui l’organizzazione ha voluto proporre alcune azioni che potrebbero far parte di un piano per ridurre l’inquinamento.
La prima proposta consiste nel ridisegnare lo spazio pubblico urbano a misura d’uomo. L’idea è quella di creare quartieri car free e “città dei 15 minuti”, cioè in cui tutto ciò che serve sta a pochi minuti a piedi da dove si abita, incentivare la ciclopedonalità, la micromobilità elettrica e ridisegnare le strade obbligando la moderazione della velocità tramite slow streets a 30 km all’ora.
Un’altra proposta si concentra sull’aumento della dotazione del trasporto pubblico elettrico con 15.000 nuovi autobus per il TPL tramite il rifinanziamento del Piano Nazionale Strategico della Mobilità Sostenibile. Incentivare la sharing mobility, la mobilità elettrica condivisa, anche nelle periferie e nei centri minori, realizzare 5.000 km di ciclovie e corsie ciclabili e fermare la commercializzazione dei veicoli a combustione interna al 2030. Per Legambiente serve anche un grande piano di qualificazione energetica dell’edilizia pubblica, tramite una drastica riconversione delle abitazioni a emissioni zero grazie a misure e incentivi come il “bonus 110%”.
Nel settore della logistica e della distribuzione, invece, serve rendere sostenibile la consegna delle merci limitando da subito l’utilizzo dei veicoli a combustione interna nei centri storici e promuovendo contemporaneamente l’utilizzo dei veicoli 100% elettrici. Anche il settore agricolo, infine, può dare il suo contributo riducendo le emissioni di ammoniaca, controllando lo spandimento di liquami nei periodi critici invernali e, nel caso degli allevamenti, riconvertendo quelli intensivi in progetti che rispettino anche il benessere animale.
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