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Quel gran flop del Superbonus 110%: solo un terzo dei tanti richiedenti lo ottiene – L’Ecodelsud.it

Il Superbonus 110%, nato per rilanciare l’economia del nostro Paese, a partire dal settore dell’edilizia, rischia di diventare un clamoroso boomerang se non si procede alla semplificazione dell’eccesso normativo che ne regola gli aspetti procedurali, fiscali e autorizzativi. È un classico esempio di complicazione normativa in danno dei cittadini come dimostra il fatto che è entrato in vigore a luglio 2020 e, ad oggi, i cantieri partiti sono pochissimi.

Si parte, erroneamente, dal concetto di rendere la vita difficile ai pochi furbi penalizzando tutti gli altri potenziali beneficiari, e i professionisti che li seguono, che si vedono investiti dalla sovraproduzione di carte, autorizzazioni, nulla osta, certificazioni. Va cambiato l’approccio a queste norme. L’iniziativa va resa molto più semplice e poi vanno introdotti adeguati controlli ex post alla ricerca dei furbi.

Già lo scorso marzo, era questo l’allarme lanciato in sede di commissione finanze della Camera, nel corso del Forum on line “Superbonus 110%, l’edilizia fa da traino all’economia”, promosso dalla Cassa dei ragionieri commercialisti e degli esperti contabili, in cui veniva chiesta da più parti la semplificazione delle procedure legate al riconoscimento dell’Ecobonus.

Sin qui, dunque, si è rivelata un vero flop una delle misure su cui si puntava maggiormente per rilanciare il comparto delle costruzioni nel nostro Paese. Sino al mese scorso, su 18,7 miliardi dedicati alla misura, solo 670 milioni sono stati effettivamente richiesti per la cantierizzazione dei lavori (con un costo complessivo di 710 milioni).

E questo nonostante molti settori potessero trarne vantaggio. Dal proprietario di un immobile che poteva far effettuare dei lavori di efficientamento energetico e sismico nella propria abitazione (o, per quanto riguarda i condomini, nella aree comuni), praticamente a costo zero; all’impresa che poteva riattivare i cantieri fermati dalla pandemia. E persino le banche o le assicurazioni che finanziavano in toto i lavori e intascavano quel 10% del 110% in eccesso rispetto all’effettivo costo dei lavori.

Ma era solo teoria. Nella pratica, infatti, si scopre che nei Comuni dove giungono tante richieste per accedere al Superbonus 110%,  solo un terzo dei richiedenti riesce ad accedere agli atti per le asseverazioni e, di queste pratiche, e pochissime vengono portate a termine.

Succede- dicono gli esperti- perché gli enti locali, l’Agenzia delle Entrate e gli stessi professionisti, mancano degli strumenti adeguati per rispondere a questa enorme mole di richieste.

E’ lo scontro titanico tra il bisogno e la capacità dell’offerta. E ancora una volta ci si trova davanti la  perversa volontà, tutta italiana, di voler normare tutto. Anche l’impossibile. E così anche semplificare l’iter per accedere a incentivi fiscali diventa impresa. Non è facile intervenire in un sistema contorto e pieno di contraddizioni.

Source: lecodelsud.it

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