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Rieti, in due anni persi 1.700 posti di lavoro – Corriere di Rieti


Una crisi senza fine che sta penalizzando fortemente il mondo del lavoro e più direttamente l’occupazione. A Rieti poi, il paradosso è rappresentato dalla crescita del numero delle imprese registrate alla quale, però, fa da contraltare la perdita di posti di lavoro che non accenna ad arrestarsi. E la continua erosione dell’occupazione ha raggiunto ormai livelli preoccupanti. Il dato è contenuto nel dossier che la Uil Lazio e l’Istituto di ricerca Eures hanno realizzato per monitorare le dinamiche imprenditoriali e del mercato del lavoro nel 2021. Secondo la Uil di Rieti che lo ha rielaborato focalizzandolo sul territorio, al 31 dicembre scorso le imprese della provincia reatina erano 15.659, con un incremento dello 0,8 per cento sul 2020. L’aumento è stato determinato soprattutto dal comparto edile che – grazie agli interventi di sostegno al settore quali Ecobonus, Superbonus 110%, sismabonus – tra il 2020 e il 2021 ha registrato un incremento in termini assoluti di 95 unità. In lieve crescita anche le imprese dei servizi, mentre si riducono quelle agricole (da 3732 del 2020 a 3712 nel 2021). A questo dinamismo imprenditoriale si affianca una ripresa dell’export: nell’ultimo anno il nostro territorio ha registrato un incremento delle esportazioni pari al 9,7 per cento (da 369,5 a 405,4 milioni di euro in termini assoluti). Secondo la Uil, questo incremento non ha trovato però conferma nel mercato del lavoro dove – in base al nuovo modello di rilevazione delle forze di lavoro adottato dall’Istat – tra il 2020 e il 2021 mancano all’appello trecento occupati. 

“E’ una lenta ma inesorabile discesa che non si arresta – dice Alberto Paolucci, Segretario della Uil di Rieti e della Sabina romana – nel 2019 la nostra provincia contava 58 mila occupati, nell’anno dell’esplosione della pandemia 56.600, lo scorso anno 56.300. In due anni sono andati praticamente in fumo 1.700 posti di lavoro, che si vanno a sommare a quelli persi precedentemente a causa del terremoto”. 

I dati settoriali del dossier dell’Eures mostrano come la variazione osservata in termini complessivi sia determinata dai risultati del comparto agricolo, che registra nel 2021 un crollo del 47,5% (meno 1.400 unità in valori assoluti), e secondariamente da quelli dei servizi (-1,3%, pari a meno 600 unità). Emorragia compensata dall’edilizia, che ha fatto registrare 1.500 occupati in più rispetto al 2020. Analizzando il biennio 2019-2021 emerge che il peso delle perdite occupazionali ha penalizzato più le donne che gli uomini: 1200 le lavoratrici espulse dal mercato del lavoro, 500 i lavoratori. A conti fatti – dal dossier della Uil e dell’Eures – a fine 2021 sono 6.500 i reatini che cercano ma non hanno ancora trovato occupazione. Cifra che sale a 251.400 in tutto il Lazio.

“E’ evidente che la crisi innescata dall’emergenza sanitaria e dalle limitazioni imposte per frenare la corsa del virus non è ancora passata – conclude Paolucci – anche se ci sono territori che mostrano una lieve ripresa, su scala regionale il risultato è impietoso: a fronte di una perdita di quasi 75 mila lavoratori tra il 2019 e il 2020, nel 2021 si è registrato un recupero di sole 7 mila unità. E se a tutto ciò aggiungiamo le ricadute dell’attuale situazione internazionale con il rincaro delle fonti energetiche, il Reatino rischia la desertificazione socioeconomica”.
 

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