Chiusi i lavori della “European Mobility Week”, la settimana europea della mobilità fortemente voluta dalla Commissione europea e promossa nel nostro Paese dal ministero della Transizione ecologica (Mite) attraverso l’Ispra, è il momento di interrogarsi su quanto l’evento ha inciso rispetto alla mission originale.
L’iniziativa dedicata a come muoversi (soprattutto nelle città) è infatti arrivata alla ventesima edizione, caratterizzando l’intero inizio del terzo millennio.
Si tratta di una manifestazione “diffusa”, radicata nel territorio e che quest’anno ha visto partecipare 2.738 grandi e piccole di 47 Paesi, non solo del nostro Continente. Dopo la pandemia, i lockdown, l’isolamento e le restrizioni, quest’anno si è parlato della necessità di riconnettersi e di sviluppare connessioni sempre più efficaci. La sfida ora è di creare non solo nuove sinergie tra persone e luoghi, ma anche tra gruppi di persone con uno stile di vita green. Così Adina Vălean, la Commissaria europea per i Trasporti: «Ogni città ha le proprie peculiarità e le soluzioni migliori sono quelle che meglio rispondono alle esigenze dei cittadini». Non a caso in campo sono scese amministrazioni pubbliche, aziende, associazioni e attivisti che, durante l’arco
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