Sovicille (Siena) – Il dibattito attorno alle comunità energetiche in provincia è iniziato: adesso, sarà necessario individuare le strade da intraprendere per il loro sviluppo. Strade sicuramente complesse, che necessiteranno di uno studio approfondito e di una progettualità condivisa. Un’occasione sostanzialmente imperdibile, specialmente adesso che le comunità sono state inserite nella cornice legislativa e che in ballo ci sono 2,2 miliardi di fondi provenienti dal Pnrr.
Una risposta alla crisi energetica ben illustrata da Andrea Guerrini, componente di ARERA, durante il convegno dedicato al tema a Sovicille. «Le comunità Energetiche, dal basso o dall’alto, escludono l’ingresso di grandi operatori dell’energia elettrica. Il candidato territoriale aziendale perfetto è quello del gestore del servizio idrico. Le finalità sono non di lucro, ma economiche, ambientali e sociali. La possibilità è quella di dare energia in regime di autoconsumo, a prezzi scontati – quantomeno in questa fase. Il beneficio sta nella stabilità del prezzo dell’energia. La configurazione è quella in cui ogni soggetto che fa parte della comunità ha il proprio tradizionale fornitore, ma al contempo ha un secondo fornitore che è la comunità stessa».
Il decreto che ha introdotto il regime transitorio prevede anche l’autoconsumo condominiale, attraverso l’utilizzo di pannelli fotovoltaici. Due configurazioni su cui si è costruito uno schema incentivante significativo. Ma come si costituisce una comunità energetica?
«Con contratti di diritto privato che tengono insieme persone fisiche, giuridiche, pubbliche amministrazioni – ha continuato Guerrini -. Nel regime finale, con passaggio a cabina primaria, la valorizzazione si asciugherà, ma il vero incentivo sono i 110 €/MWh, oltre al beneficio del dispacciamento, non essendoci il bisogno di tenere rete le rete elettrica sempre in equilibrio».
In tutta Italia, al momento, le comunità energetiche sono solamente 20, nessuna in Toscana, nella maggioranza dei casi di piccole dimensioni, trattandosi per lo più di grandi condomini. Una situazione che ci vede in ritardo rispetto ai paesi del Nord Europa, ma che oggi potrebbe essere modificata dai nuovi meccanismi di incentivazione, illustrati da Mario Barbella di GSE. «Le comunità di energia rinnovabile devono avere almeno due clienti finali e uno o più produttori, con punti di prelievo e impianti di produzione sottesi alla medesima cabina secondaria. Inoltre la partecipazione alla CER non deve costituire attività commerciale e industriale principale.
L’obiettivo è quello di valorizzare e incentivare l’energia condivisa per almeno 20 anni. Il ritiro dell’energia elettrica immessa in rete sarà compito del GSE, altrimenti verrà venduta sul mercato elettrico. Gli incentivi previsti dal Mise variano tra gruppi di autoconsumatori collettivi e CER, ma sono in entrambi i casi di valore: per i primi, si parla di 100 €/MWh in tariffe premio, per le seconde sono 110 €/MWh. I premi sono cumulabili con detrazioni al 50% fino a 96mila euro e 200kW, anche per la quota eccedente i 20kW oggetto di Superbonus, oltre che con il Superbonus 100% con esclusione della tariffa premio».
Oggetti della distribuzione degli incentivi sono gli impianti di produzione, gli accumuli e le colonne di ricarica, «purché alimentati da fonti rinnovabili al 95% – ha spiegato Barbella – ed entrati in esercizio tra il primo marzo 2020 e la data di entrata in vigore dei provvedimenti attuativi di recepimento della direttiva RES II. La potenza di ogni singolo impianto deve essere minore o uguale a 200 kW, e sono ammessi interventi sia di nuova costruzione che di potenziamento. Nell’energia condivisa è compresa anche l’energia accumulata e poi rilasciata e immessa in rete. Ad essere esclusa è l’energia prelevata dalla rete e poi re-immessa. In questo senso, viene compresa anche l’energia prelevata tramite infrastrutture di ricarica, le cosiddette colonnine».
Ferrari: «Adf sarà centrale per le nuove comunità». Intesa e Sienambiente, il peso delle partecipate
Non solo amministrazioni e Regione: a svolgere un ruolo fondamentale nella sfida della transizione ecologica saranno anche i players pubblici e le società partecipate, che dovranno essere catalizzatori e acceleratori della progettazione energetica. Acquedotto del Fiora, Sienambiente, SeiToscana, Intesa, Estra: tutti avranno compiti centrali nella costruzione del futuro della provincia.
«Come AdF abbiamo l’obiettivo di accompagnare il territorio verso nuove prospettive sul consumo e sull’energia – ha detto l’ad Pietro Ferrari – saremo centrali nello sviluppo delle comunità energetiche». Una centralità che non potrà avere Estra. «In quanto player energetico abbiamo limitazioni di partecipazione, ma continueremo a supportare il territorio e a investire sulle rinnovabili».
«Tra gli obiettivi di Intesa – ha detto il presidente Davide Rossi – figurano sia gli impianti fotovoltaici che le comunità energetiche, di cui vogliamo essere promotori». Sei-Toscana e Sienambiente, invece, avranno posizioni differenti, come ha spiegato Alessandro Fabbrini. «SeiToscana si occupa di raccolta rifiuti, Sienambiente gestisce impianti e interviene quotidianamente in campo energetico. Le comunità energetiche non sono il nostro core business, ma siamo preparati e pronti ad appoggiare iniziative, anche se difficili da realizzare».
Source: cittafuture.quotidiano.net
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