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Stellantis, Giorgetti: «L’azienda deve continuare a credere nella produzione in Italia» – Corriere della Sera

di Andrea Rinaldi

Il ministro la convegno Pd sull’auto: il tentativo di riportare produzioni nel nostro Paese è un imperativo, non facile, ma stiamo incalzando l’azienda su questo

«Vogliamo privilegiare ciò che si produce in Italia. Se lo Stato mette importanti risorse pubbliche deve valorizzare ciò che viene prodotto nel Paese e non all’estero. Ma serve l’impegno di Stellantis che deve continuare a credere nella produzione in Italia». Lo ha detto il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, nell’incontro «Una strategia per l’automotive» organizzato on line dal Pd oggi, venerdì 11 marzo. Al convegno partecipano Enrico Letta, segretario nazionale Pd; Andrea Pontremoli, amministratore delegato di Dallara automobili; Roberto Vavassori, consigliere in Brembo; Maurizio Marchesini, vicepresidente Confindustria; Michele De Palma, segretario Fiom Cgil; Ferdinando Uliano, segretario nazionale Fim Cisl, settore automotive; Gianluca Ficco della segreteria nazionale Uilm.

«L’auto elettrica non deve essere un bene di lusso»

«In Italia si producono oggi 400.000-450.000 autovetture, in Spagna quattro volte tanto. Il tentativo di riportare produzioni in Italia è un imperativo, non facile, ma stiamo incalzando l’azienda su questo», ha affermato Giorgetti. Per quanto riguarda gli incentivi il ministro ha spiegato che «il governo ha deciso finalmente di stanziare risorse importanti che dovranno incentivare la domanda, ma l’auto elettrica non deve essere un bene di lusso. Gli incentivi devono favorire l’acquisto di vetture elettriche da parte di tutti. L’auto elettrica non deve essere la seconda vettura delle famiglie abbienti che hanno un’altra vettura per le lunghe percorrenze e la utilizzano per fare le incombenze cittadine».

Orlando: «In discussione ammortizzatori per la transizione»

Alle parole di Giorgetti ha fatto seguito il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, che ha ricordato come «la transizione sia ineluttabile e l’elettrico la prospettiva. Sia la transizione sia l’impatto elettrico hanno un impatto che dobbiamo mitigare. È giusto pensare a incentivi alla domanda, ma in prospettiva non si possono mantenere prospettive di retroguardia». «Il principale player è stato su una posizione di retroguardia sull’elettrico, per questo noi paghiamo un prezzo più alto degli altri — ha criticato il ministro senza nominare Stellantis — . Oggi non c’è un’alternativa all’elettrico. Va benissimo continuare a cercare altri fronti su cui muoversi, ma al momento l’unica risposta è l’elettrico», ha aggiunto il ministro. «La questione fondamentale è come si mutualizza il costo della transizione a livello europeo. C’è la proposta nostra e della Spagna di trasformare il fondo Sure in un fondo strutturale che sostenga i Paesi nelle transizioni e consenta di ripartire il peso sperequato a danno dei Paesi che hanno un manifatturiero più forte. In vista della definizione del bilancio europeo è questa un’ipotesi su cui lavorare. C’è bisogno di dilazionare i costi della transizione nel tempo e non si può fare solo a livello italiano. Non dobbiamo rallentare, ma avere più risorse per rispettare la tabella di marcia».

Il sindacato

«Per i lavoratori dell’automotive nei prossimi giorni ci saranno ulteriori problemi: da un nostro monitoraggio emerge che si fermeranno molte aziende della filiera a causa della guerra. Veniamo da una condizione molto complessa per il settore dell’automotive in Italia a fronte degli effetti della pandemia e delle difficoltà degli ultimi anni legate al mercato dell’industria dell’auto», è l’analisi di Michele De Palma, segretario nazionale Fiom. «Serve un’industria di sistema. È necessario – ha osservato il sindacalista — un patto per il lavoro e il clima per mettere insieme le competenze. Non c’è nulla nel Pnrr, non c’è una strategia attorno alla quale si ricostruisce la filiera. Il tema è come si governa la transizione industriale ed ecologica. E non è un caso che i cinesi investono nell’elettrico del lusso nella Motor Valley proprio in Emilia-Romagna. Chiediamo un accordo nazionale che preveda strumenti come la cassa integrazione straordinaria per la transizione, gli investimenti nella formazione e rigenerazione delle competenze, e gli incentivi all’acquisto sulla base del reddito. L’elettrico è la direzione verso cui possiamo provare a riconvertire il nostro sistema industriale dell’auto. L’esperienza dell’Emilia-Romagna è molto importante: Industria Italiana Autobus dovrebbe diventare un punto di crescita del settore della mobilità anche per la realizzazione di autobus ecologici».

Gli incentivi a due aziende

Le parole di Giorgetti arrivano dopo che il suo ministero, in giornata, ha autorizzato 25,5 milioni di euro di finanziamenti agevolati per Landi Renzo e TIE, aziende della filiera automotive che hanno presentato piani di investimento per rilanciare le attività negli stabilimenti italiani e garantire la salvaguardia dei lavoratori. Si tratta di due nuovi interventi avviati con il Fondo grandi imprese in difficoltà (GID), strumento introdotto da Giorgetti con l’articolo 37 del decreto sostegni e gestito per conto del Mise da Invitalia, che ha l’obiettivo di supportare aziende che si trovano in momentanea difficoltà economico-finanziaria a causa dell’emergenza Covid. La Landi Renzo spa è una azienda di sistemi ecocompatibili di alimentazione a GPL e metano per autotrazione negli stabilimenti di Cavriago (Reggio Emilia), Torino e Vicenza, dove sono impiegati 367 lavoratori. Il finanziamento agevolato da 19,5 milioni di euro punta a favorire sia l’efficientamento commerciale e logistico che realizzare investimenti in nuove linee produttive. Per la TIE srl, che opera nel settore dei trasporti intermodali su gomma e dei servizi connessi, il finanziamento di 6 milioni di euro serve all’acquisto di nuovi mezzi di trasporto ecocompatibili e all’ammodernamento del terminal di Pozzolo Formigaro (Alessandria). L’azienda, in cui sono impiegati 240 lavoratori, ha sedi operative anche Casalgrande e Scandiano (Reggio Emilia), Vignate (Milano), Vezzano Ligure (La Spezia), Napoli, Venezia e Vicenza.

Il taglio ai tetti di listino

Giorgetti è stato destinatario con altri membri dell’esecutivo Draghi (Daniele Franco, Roberto Cingolani, Enrico Giovannini e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Roberto Garofoli) di una lettera di Unrae e Federauto in cui le due associazioni manifestano «estrema preoccupazione» per il ventilato taglio dei tetti di listino (price cap) delle auto che dovrebbero beneficiare del nuovo ecobonus. Lo ha spiegato il presidente di Unrae, Michele Crisci, nell’audizione alla Camera per la conversione in legge del Decreto Energia. L’eventuale taglio dei price cap «sarebbe da considerarsi estremamente controproducente — osserva — sia per la concorrenza, perché escluderebbe un gran numero di player dagli incentivi, sia per i consumatori, che avrebbero una minore scelta di prodotto, sia per l’Erario, che avrebbe minori incassi Iva a parità di incentivi». Crisi, con Federauto, si è detto «particolarmente preoccupato per il drastico taglio del 30% dei tetti di listino per la fascia 0-20 g/km CO2, ridotta da 50 mila euro a 35 mila euro, una misura che oltre a presentare profili di dubbia legittimità, potrebbe avere impatti molto negativi sullo sviluppo della mobilità a zero emissioni, e che non porterebbe alcun vantaggio ai consumatori, ma solamente ad alcuni produttori».

11 marzo 2022 (modifica il 11 marzo 2022 | 22:01)

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