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Superbonus 110%, boom di ricorsi: in autunno rischio caos nei Tribunali – Il Riformista

Superbonus 110%, boom di ricorsi: in autunno rischio caos nei Tribunali - Il Riformista

Migliaia di nuove cause per problematiche legate alla misura fiscale del Superbonus 110%, già da questo autunno, ormai alle porte, spunteranno come funghi e affolleranno le aule già ingolfate degli Uffici giudiziari italiani, procurando agli stessi probabilmente un collasso definitivo, stante la carenza di giudici e personale amministrativo. Una misura quella del Superbonus, che era nata sotto ottimi auspici e che aveva risollevato il nostro Pil duramente provato dalla crisi economica del Covid19, si è trasformata, a partire del decreto antifrode dello scorso novembre, in un vero e proprio incubo per migliaia di Imprese e cittadini.

Due, sostanzialmente, sono le situazioni che stanno rendendo impossibile la piena realizzazione dei progetti energetici legati al Superbonus: la prima riguarda i lavori già iniziati, conteggiati ed asseverati e che non hanno ricevuto l’approvazione dei singoli SAL da parte di Agenzia delle Entrate; la seconda relativa ai lavori che hanno ricevuto il benestare di ADE, con conseguente cessione del credito dal cassetto fiscale del committente a quello del general contractor, ma che non sono stati poi trasformati in liquidità da banche ed intermediari finanziari, a cui ci si è rivolti per la monetizzazione del credito.

Tutto ciò è frutto dello stesso problema: lo Stato non sa come far fronte all’enorme massa di richieste ricevute per l’ottenimento del beneficio e cerca di temporeggiare e di rallentare il sistema, che necessiterebbe di un nuovo corposo rifinanziamento. Del resto, gli ultimi dati che ci ha forniti l’Enea, aggiornati al 31 luglio, parlano chiaro. Sono stati avviati 223.951 cantieri sul superbonus 110% per un totale degli investimenti complessivi ammessi di circa 40 miliardi di euro (di cui circa 28 miliardi di lavori conclusi che arrivano a circa 31 miliardi con le detrazioni maturate), con detrazioni totali previste che sfiorano i 44 miliardi di euro. Ed ecco che, da un lato, migliaia di imprenditori si trovano nelle condizioni di indisponibilità economica per far pronte ai pagamenti delle fatture in favore di fornitori dei materiali e al pagamento degli stipendi dei propri dipendenti, che rischiano il posto di lavoro e, dall’altro, centinaia di migliaia di cittadini si ritrovano con cantieri aperti e rischiano, in caso di mancato completamento di lavori nei termini fissati dalla legge, di restituire le somme con interessi e sanzioni, rischiando di vedersi pignorato il proprio immobile sottoposto ad efficientamento energetico.

Dunque, danni devastanti ed irreversibili per migliaia di Aziende e famiglie. Tra l’altro, Agenzia delle Entrate ha fissato come obiettivo quello di verificare il 60% delle cessioni del credito in edilizia, utilizzando come strategia di controllo 5 indicatori di rischio, che diventeranno 8 entro il 2023, quando la percentuale delle comunicazioni da esaminare dovrà salire al 70%. Allo stato attuale, per tutte le difficoltà evidenziate, già sono iniziate da parte di ADE le bocciature delle richieste di approvazione dei Sal asseverati, mentre le banche continuano a non accettare le richieste di cessione di credito. Il primo terremoto scoppierà con la scadenza per le unifamiliari per il raggiungimento del SAL 30% dei lavori complessivi, fissata al 30 settembre prossimo.

I proprietari che non raggiungeranno l’obiettivo e non si vedranno approvati il primo SAL non potranno più beneficiare della misura e saranno costretti a completare i lavori a proprio esclusivo carico e, comunque, si vedranno costretti a restituire le somme agli eventuali anticipatari delle somme per i lavori già realizzati. Subito dopo e, in ogni caso, entro e non oltre il termine del 31 dicembre fissato dalla norma per le unifamiliari, i proprietari dei cantieri che non saranno conclusi con ultimo SAL approvato, rischieranno altresì di dover restituire alla Stato le somme già cedute dal proprio cassetto fiscale. Prepariamoci ad un autunno davvero “caldo” tra fallimenti di aziende, perdite di posti di lavoro e contenziosi tra i vari soggetti coinvolti nell’ottenimento della misura fiscale prevista dal Governo meno di due anni fa.

Source: ilriformista.it

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