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Superbonus 110% e Bonus facciate: imprese e professionisti a rischio – Lavori Pubblici

È in discussione alla Camera il disegno di legge di conversione
del Decreto
Legge 17 maggio 2022, n. 50
(Decreto Aiuti) che, tra le altre
cose, ha la possibilità di intervenire con una nuova modifica alla
cessione dei crediti fiscali e risolvere l’impasse venutasi a
creare nel settore dell’edilizia.

L’edilizia nel biennio 2020-2021

Maggio 2020 è il mese di pubblicazione del Decreto Legge n.
34/2020 che ha rivoluzionato il modo di concepire il settore delle
ristrutturazioni edilizie, non tanto per la nascita delle
detrazioni fiscali del 110% (superbonus) quando per la definizione
di un meccanismo alternativo alle detrazioni fiscali innovativo,
che è stato il vero artefice della ripresa del comparto.

La cessione del credito ha consentito, in particolare,
l’utilizzo del superbonus 110% e del bonus facciate 90% con delle
formule che prevedevano lo sconto in fattura da parte di imprese e
professionisti che poi provvedevano senza particolari problematiche
a rivendere il credito maturato. La prima versione dell’art. 121,
comma 1 del Decreto Rilancio non prevedeva, infatti, alcuna
limitazione alla cessione del credito che poteva essere acquistato
e rivenduto da qualsiasi soggetto e infinite volte.

Un meccanismo “perfetto” nella sua semplicità che partiva dal
presupposto che una detrazione fiscale maturata per interventi
realizzati, conformi e controllati, si sarebbe potuta tradurre in
una moneta fiscale liberamente circolabile nel mercato. Gli effetti
di questa moneta fiscale sono stati molteplici:

  • imprese e professionisti hanno realizzato interventi applicando
    lo sconto in fattura e noncuranti della solvibilità del
    committente;
  • i contribuenti hanno cominciato a valutare interventi che mai
    avrebbero pensato di realizzare.

L’effetto è facilmente intuibile analizzando gli ultimi
dati pubblicati da Enea sull’utilizzo del superecobonus
che a
maggio 2022 ha superato quota 33 miliardi di euro. Troppi secondo
il Bilancio previsionale e troppi per il Governo che già da
novembre 2021 ha avviato un percorso di modifica delle regole del
gioco che stenta a trovare la fine.

Le modifiche alla cessione del credito

Il punto di partenza sono le frodi rilevate dall’Agenzia delle
Entrate sulle quali c’è da dire che né il superbonus né tanto meno
la cessione del credito avevano grandi colpe. I dati hanno
dimostrato che la responsabilità delle frodi era da associare ai
bonus senza controllo (bonus facciate ed ecobonus ordinario in
testa) che hanno consentito cessioni gonfiate nei prezzi se non
addirittura inesistenti. Anche questo, un meccanismo perfetto su
cui si sono fiondati faccendieri e associazioni criminali. Una
problematica, però, che ha trovato immediato rimedio con il
Decreto-Legge 11 novembre
2021, n. 157
(Decreto anti-frode) e la
Legge 30 dicembre 2021, n. 234
(Legge di Bilancio 2022) che
hanno esteso i meccanismi di controllo a tutti i bonus e inserito
nel Decreto Rilancio l’art. 122-bis con le misure di contrasto alle
frodi in materia di cessioni dei crediti e il rafforzamento dei
controlli preventivi.

Problema risolto? Niente affatto, ma questa volta non sono le
frodi ad essere il nodo da sciogliere. È evidente che i numeri
generati dai bonus edilizi grazie il meccanismo delle opzioni
alternative non siano contemplati nei progetti del Governo che è
intervenuto con:

Entrando nel dettaglio delle modifiche:

  • a fine gennaio 2022, con il D.L. n. 4/2022 è stata eliminata la
    cessione infinita prevedendo una prima cessione libera + una sola a
    banche e intermediari finanziari, senza ulteriori cessioni;
  • a fine febbraio 2022, con il D.L. n. 13/2022 è stata aggiunta
    la possibilità, oltre la prima cessione libera, di due ulteriori
    cessioni a banche e intermediari finanziari senza ulteriori
    cessioni;
  • a fine marzo 2022, con la legge di conversione del D.L. n.
    4/2022 si sono rimessi i contenuti del D.L. n. 13/2022, abrogando
    quest’ultimo;
  • a fine aprile 2022, con la legge di conversione del D.L. n.
    17/2022, è stata prevista la possibilità per le banche che dopo le
    due cessioni avessero esaurito il plafond disponibile, di
    effettuare una quarta cessione ai propri correntisti;
  • a maggio 2022, con il D.L. n. 50/2022 è stata data la
    possibilità alle banche di cedere il credito in favore dei clienti
    professionali privati che abbiano stipulato un contratto di conto
    corrente con la banca stessa, ovvero con la banca capogruppo, senza
    facoltà di ulteriore cessione.

Gli effetti delle modifiche

Peccato però che le modifiche introdotte non hanno preso in
considerazione un aspetto rilevante. Il settore delle
ristrutturazioni edilizie vive di tempistiche ben precise.
Dall'”idea” stessa di ristrutturazione si moltiplicano una serie di
attività sempre più considerevoli in funzione del soggetto
interessato. E quando in mezzo ci sono incentivi fiscali come il
superbonus e il bonus facciate, i soggetti più “interessati” sono i
condomini con attività che passano da assemblee lunghe e ripetute
che dilatano ancora di più le tempistiche.

In tutto questo si mettono in mezzo i cambi normativi. La Legge
di Bilancio 2022 ha modificato il bonus facciate diminuendo
l’aliquota dal 90% al 60%. La prima conseguenza, oltre a quella di
rendere meno appetibile questa detrazione per gli interventi
avviati nel 2022, è stata che a dicembre 2021 è stato un
proliferarsi di cantieri, con ponteggi montati negli ultimi giorni
dell’anno, fatture e pagamenti in fretta e furia, al solo scopo di
mantenere la vecchia aliquota del 90%. Ancora oggi esistono molti
cantieri di bonus facciate 90% che stentano a terminare a causa di
contratti che prevedevano lo sconto in fattura ma che oggi non
consentono a imprese e professionisti di convertire i crediti
indiretti in capitale circolante.

Il blocco della cessione

Senza voler fare congetture sulle reali motivazioni che hanno
spinto il Governo a rallentare l’utilizzo dei bonus, oggi il
comparto dell’edilizia vive una situazione assurda in cui imprese e
professionisti continuano a lavorare nella speranza che i crediti
indiretti maturati da sconto in fattura possano essere acquistati
da qualcuno che al momento non si fa avanti. Nessun risultato
tangibile si è avuto con il D.L. n. 50/2022 del quale, con ogni
probabilità, si attende la conversione prima di fare
previsioni.

Gli effetti del blocco della cessione si conoscono e li ha
recentemente illustrati il Sottosegretario all’Economia e delle
Finanze, Maria Cecilia Guerra, che rispondendo ad una
interrogazione parlamentare ha rilevato che il totale complessivo
dei crediti presenti sulla piattaforma Cessione dell’Agenzia delle
Entrate e non ancora accettati da oltre 30 giorni è pari a 5,396
miliardi di euro, di cui:

  • circa 3,684 miliardi fanno capo agli interventi che accedono al
    Superbonus 110%;
  • circa 1,491 miliardi sono riferiti agli altri bonus
    edilizi.

Numeri che danno il polso di quanto grave stia diventando il
problema di chi ha avviato un cantiere sulla base di regole
completamente diverse e che adesso si ritrova senza capitali per
pagare fornitori, dipendenti e tasse. Benché sia chiaro l’intento
di ridurre l’utilizzo dei bonus che hanno già ampiamente sorpassato
gli stanziamenti previsti, è evidente che Governo e Parlamento
devono coscientemente far fronte ad un dramma sociale che loro
stessi hanno causato per non essere riusciti a pianificare al
meglio una misura straordinaria che è diventata una tagliola
soprattutto per chi l’ha utilizzata a partire dalla fine del
2021.

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