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Superbonus 110% e Bonus facciate: passi avanti e contraddizioni da risolvere – Lavori Pubblici

Benché siamo ancora all’inizio del percorso che dovrà definire
la nuova Legge di Bilancio 2022, alcuni suoi contenuti stanno
facendo ampiamente discutere gli operatori del settore. Soprattutto
in riferimento alle modifiche che il Governo ha deciso di apportare
alle principali detrazioni fiscali in edilizia, prime fra tutte
Superbonus 110% e Bonus facciate.

Superbonus 110% e Bonus facciate trainanti per l’edilizia

Non c’è dubbio che dopo un primo anno di studio e di modifiche
le detrazioni fiscali del 110% abbiano cominciato a produrre i loro
effetti solo dopo il Decreto Semplificazioni-bis. Anche il Bonus
facciate, presente nel palinsesto delle detrazioni da gennaio 2020,
è divenuto uno strumento ricercato e utilizzato dopo che il Decreto
Rilancio ha esteso le opzioni alternative (sconto in fattura e
cessione del credito senza limiti) a tutti i principali bonus
fiscali.

Ma, complice la pandemia, il rincaro dei prezzi dei materiali da
costruzione e l’inevitabile richiesta del mercato cresciuta a
dismisura negli ultimi mesi, si è davanti ad un bivio:

  • continuare il processo di rilancio del settore dell’edilizia,
    magari modificando e sistemando qualcosa che non funziona (vedi
    l’assenza di verifica di congruità e di limiti di spesa nel bonus
    facciate);
  • mettere fine alle detrazioni inserendo paletti che le rendano
    inutilizzabili.

Superbonus 110% e Bonus facciate dopo la Legge di Bilancio
2022

E, purtroppo, la strada tracciata dalla Legge di Bilancio 2022
sembra essere proprio quest’ultima. Il Governo Draghi ha, infatti,
scoperto le sue carte e mostrato a tutti cosa hanno significato le
parole del Premier quando appena insediato parlò di debiti cattivi.
È evidente che nelle intenzioni del Governo, i debiti che
provengono da queste detrazioni non attiveranno cicli economici
positivi ed è meglio bloccarli.

Ciò che salta all’occhio leggendo l’art. 8 del ddl di Bilancio 2022
è il doppiogioco di un Governo che da una parte dimostra di aver
ascoltato il mercato, prevedendo degli orizzonti temporali ampi (in
alcuni casi fino al 2025) che consentano a tutti una adeguata
programmazione degli investimenti e abbandonando la strada delle
proroga annuale. Dall’altra, i paletti sul superbonus per le
unifamiliari, il bonus facciate al 60% e la mancata proroga per le
opzioni alternative per tutte le altre detrazioni, giocheranno
certamente un ruolo cruciale (in negativo).

Superbonus 110%: il commento della Rete delle Professioni
Tecniche

Fortemente critica dei contenuti dell’art. 8 è la Rete delle
Professioni Tecniche che ha definito non solo inutile ma
addirittura svilente questa norma che di fatto non consentirebbe
più alle unità immobiliari unifamiliari (incluse le unifamiliari)
di accedere al Superbonus 110% a partire dal 2022 salvo per i
proprietari con ISEE che non superi i 25.000 euro annui oltre al
vincolo della CILA presentata entro il 30 settembre 2021 per le
unifamiliari che vogliono arrivare al 31 dicembre 2022.

C’è da chiedersi – afferma la RPT – con quale
criterio il Governo preveda di escludere dall’intervento
straordinario con Superbonus 110% proprio le abitazioni
unifamiliari, cioè una parte rilevante del patrimonio edilizio, in
molti casi, vetusto ma di pregio in quanto incluso nei centri
storici di molti borghi oggi a forte attrazione turistica. Si pensi
in particolare alla dorsale appenninica, un’area che vive la
contraddizione di essere di grande pregio dal punto di vista
paesaggistico e culturale, con centri urbani di valenza
storico-artistica, ma sottoposti a grave rischio sismico
”.

Vale inoltre ricordare – continua la RPT – che più
del 60% dei 3 miliardi di metri quadri di immobili residenziali in
Italia sono stati costruiti prima del 1977 (con norme poco o per
nulla evolute in termini di risparmio energetico e prevenzione
sismica), oltre 4 milioni di persone vivono in case danneggiate e
più di 6 milioni di persone risiedono in case gravemente
umide
. Inoltre, scarsa attenzione viene posta da tutti,
nessuno escluso, alla messa in sicurezza degli edifici almeno delle
aree a maggiore rischio simico del Paese. Nelle prime due zone a
maggiore rischio sismico sono presenti oltre 4 milioni di
abitazioni sulle quali, finora, dire che si è intervenuti
sporadicamente è un eufemismo. Si tratta di centri di piccole
dimensioni in cui insistono per lo più proprio quelle unità
immobiliari unifamiliari su cui non si potrà utilizzare la
detrazione al 110% se non nei casi di proprietari con livelli di
reddito piuttosto contenuti
”.

Patrimonio da risanare

La Rete delle Professioni Tecniche rimarca su un concetto già
espresso tante volte in occasione della pubblicazione delle norme
più importanti degli ultimi anni: l’Italia ha un patrimonio
edilizio da risanare e da rimettere a valore e solo i Superbonus
110% rappresentano una sorta di “finestra temporale” importante per
realizzare un piano di intervento di ristrutturazione e messa in
sicurezza, che darà valore all’intero sistema Paese.

Siamo arrivati ad un bivio – continua la Rete delle
Professioni Tecniche – e occorre prendere atto che la politica
dei Superbonus sconta una difficoltà di visione delle Istituzioni
sui reali costi dell’intervento che dovrebbero essere valutati alla
luce dei benefici economici e soprattutto sociali attivati, come
evidenziato da una recente analisi del Centro Studi CNI. Occorre
decidere, infatti, se si vuole che i Superbonus siano uno strumento
per realizzare in modo efficace quel piano estensivo di interventi
sul patrimonio edilizio per raggiungere i livelli di risparmio
energetico che l’Italia si è impegnata a realizzare nei confronti
dell’Unione Europea o se intendiamo intervenire a “macchia di
leopardo”, in modo estemporaneo e disorganico. Questa seconda
opzione non serve a nessuno e non farebbe onore al nostro Paese ed
allo sforzo messo in campo
”.

Il Governo ha dato un segnale importante, stabilendo un
orizzonte che, pur con la progressiva riduzione delle percentuali
di detrazione, arriverà al 2025. Riteniamo però che non abbia molto
senso avere escluso da questo processo a medio termine una parte
dei potenziali fruitori, in particolare i proprietari di immobili
unifamiliari, tanto importanti e strategici quanto gli edifici in
condominio.

Dialogo aperto con le professioni tecniche

Per questo motivo la RPT intende chiedere al Governo ed al
Parlamento di tenere aperta la linea del dialogo al fine di operare
urgentemente alcuni aggiustamenti alle norme della prossima Legge
di Bilancio per far sì che i Superbonus 110% possano realmente,
entro il 2025, dispiegare appieno i propri effetti, nel rispetto
degli equilibri che occorre mantenere nei conti pubblici.

Riteniamo opportuno e urgente – afferma
Armando Zambrano, Coordinatore RPT- che
vengano apportate modifiche sostanziali alle norme contenute
nell’attuale versione del punto d) dell’art. 8 del disegno di legge
di bilancio 2022, là dove si fa riferimento alla fruizione dei
Superbonus 110% da parte dei proprietari di unità immobiliari
unifamiliari. Introdurre in questa fase ulteriori modifiche ed
eccezioni alle già complesse norme originarie significa creare
confusione e, soprattutto, in questo caso escludere una parte
consistente e strategica della “platea” di immobili su cui i
Superbonus potrebbero dispiegare effetti rilevanti. Il piano di
risanamento del patrimonio edilizio va visto come un tutt’uno che
deve procedere nel tempo in modo uniforme per tutti gli edifici ed
in tutte le aree del Paese. Si tratta di un punto essenziale se
vogliamo massimizzare gli sforzi che si sono messi in
campo
”.

“Siamo convinti inoltre – prosegue Zambrano – che agire come
fatto finora su tutte le tipologie di immobili sia possibile. Le
stime elaborate mettono in evidenza che la spesa nella filiera
dell’edilizia incentivata dallo Stato, attiva consistenti livelli
di produzione e valore aggiunto in grado di compensare, con effetti
espansivi sul sistema economico, il disavanzo che si genera nel
bilancio dello Stato. Questo consente di guardare al disavanzo
stesso in una prospettiva di “sostenibilità” se, come ormai è stato
stabilito, gli interventi si limitano ad arrivare al 2025.”

Source: lavoripubblici.it

Link all’articolo Originale tutti i diritti appartengono alla fonte.

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