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Superbonus 110% e cessione del credito: edilizia a rischio fallimento – Lavori Pubblici

Ci sono degli scenari particolarmente inquietanti all’orizzonte,
e le tinte fosche non riguardano solo la drammatica situazione
internazionale. Perché, se il decreto legge n. 21 del 21
marzo 2022
, il cd. “Decreto Energia
nasce per far fronte a situazioni di emergenza contingenti, nei
suoi contenuti porta anche gravi conseguenze di natura economica e
nemmeno troppo a lungo termine.

Bonus edilizi e cessione del credito: imprese a rischio
fallimento

Per spiegarlo, è necessario fare un passo indietro. Si parla
sempre di bonus: Superbonus 110%,
Ecobonus, Sismabonus. E ancora,
Bonus Facciate, Bonus Casa e,
appunto, il Bonus Energia. Sembra
il paese dei balocchi, in cui lo Stato, magnanimo, devolve
risorse in ogni settore, a tutti i contribuenti. Ma non
dimentichiamo che tutte le agevolazioni sono di natura
fiscale
: crediti di imposta che, come vere e proprie
criptovalute, passano di mano in mano.

E se questo meccanismo prima era infinito, sappiamo bene che,
prima con il D.L. n. 4/2022 (Decreto Sostegni-Ter,
di cui si attende a breve la conversione in legge), poi con il
D.L. n. 13/2022, le regole del gioco sono
cambiate: semplificando in maniera estrema, per i bonus edilizi il
credito d’imposta, ad oggi, può essere ceduto solo una volta, fatta
salva la possibilità di due ulteriori cessioni solo se
effettuate a favore di banche e intermediari finanziari

iscritti all’albo previsto dall’articolo 106 del testo unico delle
leggi in materia bancaria e creditizia, di cui al decreto
legislativo 1° settembre 1993, n. 385, oppure a società
appartenenti a un gruppo bancario
iscritto all’albo di cui
all’articolo 64 del predetto testo unico delle leggi in materia
bancaria e creditizia, oppure a imprese di
assicurazione
autorizzate ad operare in Italia ai sensi
del decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209.

Costi energia e cessione del credito

Oggi, questo meccanismo viene riproposto in maniera
assolutamente identica anche nel D.L. n. 21/2022 per le
imprese energivore. Il provvedimento ha
riconosciuto infatti:

  • a parziale compensazione dei maggiori oneri effettivamente
    sostenuti per l’acquisto della componente energia,
    un contributo straordinario, sotto forma di credito di imposta
    pari al 12% della spesa sostenuta per la
    componente energetica effettivamente jutilizzata nel secondo
    trimestre del 2022, qualora il prezzo della stessa, abbia subito un
    incremento del costo per kWh superiore al 30 per cento del
    corrispondente prezzo medio riferito al medesimo trimestre
    del 2019;
  • a parziale compensazione dei maggiori oneri effettivamente
    sostenuti per l’acquisto del gas naturale, un
    contributo straordinario, sotto forma di credito di imposta,
    pari al 20% della spesa sostenuta nel secondo
    trimestre del 2022, per usi energetici diversi dagli usi
    termoelettrici, qualora il prezzo di riferimento del gas naturale,
    abbia subito un incremento superiore al 30% del corrispondente
    prezzo medio riferito al medesimo trimestre del 2019.

Per entrambi i crediti di imposta è possibile optare per la
cessione del credito alle stesse identiche condizioni previste per
i bonus edilizi.

Il ruolo dei cessionari

Ma siamo sicuri che questa capienza esista? Non dimentichiamo
che tantissime imprese si sono impegnate con il Superbonus 110% e
con altri bonus edilizi nell’iniziare e portare a termine lavori
senza sapere se vedranno mai questi soldi: le banche hanno
infatti a disposizione sulle proprie piattaforme di cessione un
plafond non infinito e che a breve si esaurirà, se
non vi sono altri soggetti a cui poter fare riferimento per
cedere il credito.

Ecco che il cane si morde la coda: non posso cedere il mio
credito alla banca, non ho liquidità. Non ho liquidità, non posso
pagare le bollette, allora cedo il credito su elettricità e gas. Ma
a chi, se nessuno sarà più disposto a farlo? Il sistema si avvia al
collasso, se non si trova una soluzione alla svelta.

I motivi di preoccupazione sono più che concreti, e la voce
delle imprese cerca di farsi sentire anche dalla politica. Come
sottolineato dall’on. Riccardo Fraccaro, “migliaia di imprese
oggi sono a rischio fallimento perché pur avendo lavorato nella
legalità, si ritrovano con il cassetto fiscale pieno di crediti e
senza liquidità per poter andare avanti. Il Governo ha recepito il
problema, impegnandosi vanti al Parlamento a cercare di definire un
quadro normativo che permetta ulteriori cessioni per tutti i
crediti generati dal Superbonus 110%, in modo da garantire il
completamento dei lavori avviati”
.

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