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Superbonus 110% e cessione del credito: ipotesi di proroga e BTP – Lavori Pubblici

Nell’epoca delle serie, delle trilogie e delle saghe infinite,
siamo soggetti che abbiamo perso il brivido del finale. Ogni
puntata non è più unica e definitiva ma occorrerà sempre vedere
quella successiva in un crescendo di suspense e rinnovati finali a
sorpresa che si susseguono uno dopo l’altro. Questa nuova abitudine
ha invaso ogni settore della Società moderna, persino le attività
di un legislatore meno propenso a trovare soluzioni normative
definitive e sempre pronto a nuovi e interminabili percorsi di
successive approssimazioni che a tutto servono fuorché fare del
bene.

Il comparto dell’edilizia e la cessione del credito

È questa la dimensione in cui vive il comparto delle costruzioni
che da maggio 2020 è prigioniero di una misura fiscale e di un
meccanismo di utilizzo dei crediti edilizi che hanno subito ben 16
modifiche normative. Superbonus 110% e cessione del credito hanno
cambiato il modo stesso di concepire l’edilizia ma dalla
pubblicazione del Decreto Legge n. 34/2020 (Decreto Rilancio) si è
proceduto con modifiche, correzioni, semplificazioni e per ultimo
con stravolgimenti della filosofia che aveva ispirato queste
misure.

Il superbonus 110%, unitamente alla cessione del credito, è
stata una detrazione finalizzata a far ripartire l’economia in un
momento particolare di crisi, incentivando gli interventi di
riqualificazione energetica e riduzione del rischio sismico e dando
a tutti (anche ai soggetti privi di reddito) questa possibilità. Da
gennaio 2022 tutto è cambiato con la pubblicazione dei seguenti
provvedimenti normativi:

Superbonus 110% e cessione del credito: chi ci perde?

5 provvedimenti normativi che hanno modificato 4 volte il
meccanismo di cessione, creando incertezza a chi vuole valutare un
nuovo investimento e serie difficoltà a chi ha già o sta
realizzando dei lavori sulla base di un contratto che prevede lo
sconto in fattura.

Al momento le (poche) offerte di acquisto dei crediti fiscali
hanno raggiunto valori che uniti ai prezzi dei materiali da
costruzione (in rialzo in tutta la zona UE) e a prezzari poco
vicini alla realtà, stanno rendendo antieconomici molti cantieri
che in alcuni casi si stanno già bloccando. Un blocco delle
lavorazioni che si traduce in effetti devastanti:

  • per le imprese stesse che oltre a non riuscire a far fronte
    agli impegni, in alcuni casi sono costrette al licenziamento di
    molti operai ed in altri a chiudere, possibilità che rappresentano
    entrambe un costo sociale;
  • per i professionisti che con le necessarie proporzioni rispetto
    alle imprese, cominciano a faticare dopo aver lavorato “gratis”
    senza poter recuperare i crediti indiretti maturati;
  • per fornitori e produttori, la cui attività di pianificazione
    economica diventa sempre più un’incognita che dipende dagli umori
    del Governo e del Parlamento;
  • per i contribuenti che nella migliore delle ipotesi, dopo mesi
    di analisi, studi, riunioni e preventivi, abbandonano l’idea di
    riqualificare il loro immobile e nella peggiore si ritrovano un
    cantiere chiuso dentro casa a ridosso del periodo estivo.

E non dimentichiamo che gran parte di questi crediti indiretti
che nessuno riesce a convertire in liquidità, non riguardano solo
cantieri di superbonus 110% ma anche quelli di bonus facciate
(alcuni dei quali ancora al 90% perché avviati a fine 2021),
ecobonus e sismabonus ordinari.

Le continue modifiche (senza una logica determinabile) hanno
bloccato l’unico comparto che teneva a galla il settore delle
costruzioni, ovvero quello della riqualificazione, ristrutturazione
e recupero del patrimonio immobiliare. E da gennaio 2022 Governo e
Parlamento sono alla ricerca di soluzioni che non si trovano
mai.

Cessione del credito: la conversione del Decreto Aiuti

Neanche l’ultimo provvedimento di modifica (il Decreto Aiuti) è
riuscito a produrre gli effetti desiderati (se mai ve ne fossero),
anche se la motivazione risiede nella sua stessa natura: il Decreto
Legge, un provvedimento emergenziale che necessita di 60 giorni per
la conversione da parte del Parlamento. Dal D.L. n. 50/2022 le
banche possono rivendere il credito acquistato ai clienti privati
professionali. Stiamo parlando di soggetti con caratteristiche e
modi di interpretare gli investimenti volti ad ottimizzare rischi e
risultati economici.

Proprio per questo è impensabile aver anche solo immaginato che
questi soggetti potessero avventurarsi in un nuovo mercato senza la
certezza della conversione in legge. Ed è qui che scatta il genio
di chi probabilmente è intento nel tentativo (che sta ampiamente
portando a termine) di bloccare il superbonus senza
bloccare il superbonus
.

La legge di conversione del Decreto Aiuti, modificherà per la
quinta volta in sei mesi il meccanismo di cessione del credito e,
benché vi siano seri dubbi a riguardo, proverà ad aprire
ulteriormente il mercato dei crediti fiscali a più soggetti.

Al momento in campo si cominciano a prospettare diverse
ipotesi:

  • la prima, più attendista, vorrebbe concedere più tempo ai
    crediti fiscali presenti in piattaforma di cessione dell’Agenzia
    delle Entrate, con la speranza che il mercato si riapra grazie ai
    clienti privati professionali che dopo la conversione in legge del
    DL n. 50/2022 cominceranno a farsi avanti;
  • la seconda, certamente soggetta ad ampie riflessioni e
    confronti, prevede la possibilità di convertire il credito fiscale
    in BTP (Buoni Poliennali del Tesoro) con scadenza almeno
    decennale.

Soluzioni che vorrebbero risolvere il problema dell’esaurimento
dei plafond disponibili da parte della banche, anche loro con la
pancia piena di credito (e ottimi margini di guadagno in appena 4/5
anni) ma sempre più poche possibilità di ulteriori acquisti (alcune
di loro hanno nuovamente chiuso i rubinetti).

Come sempre terremo costantemente monitorata la situazione
all’interno del Parlamento, che concluderà i lavori per arrivare
alla conversione in legge entro il prossimo 16 luglio.

Source: lavoripubblici.it

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