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Superbonus 110%, superata la soglia fondi fino al 2036 – Lavori Pubblici

Superbonus 110%, superata la soglia fondi fino al 2036 - Lavori Pubblici

A metà 2022 le richieste per il Superbonus 110% hanno già
superato i 33,7 miliardi di euro, a fronte di uno stanziamento di
33,3 miliardi previsto dal Governo fino al 2036. È questa la
principale criticità segnalata da Conflavoro PMI
nell’ambito dell’indagine conoscitiva deliberata dalla commissione
Finanze della Camera, all’attenzione del Presidente della
Commissione Luigi Marattin.

Fondi per Superbonus 110%, l’allarme di Conflavoro PMI

Non solo fondi insufficienti, ma anche il caro
materiali
, ritardi nei lavori e, soprattutto, la paralisi
nel sistema della cessione dei crediti d’imposta
da parte delle banche. Un quadro desolante, che secondo Conflavoro
PMI va modificato pensando a una riforma organica e
strutturale degli incentivi e delle agevolazioni attualmente
esistenti
, in un’ottica di semplificazione e di
coordinamento.

Spiega Roberto Capobianco, Presidente di Conflavoro PMI: “Le
imprese
che hanno visto nei bonus edilizi uno spiraglio di
ripresa da una crisi che dal 2008 stenta a concludersi, dopo aver
anticipato milioni di euro per l’avvio e la realizzazione dei
cantieri, dopo aver assunto manodopera specializzata e acquisito
materiali e attrezzature, oggi si ritrovano con un cassetto
fiscale pieno di crediti e prive di liquidità
, considerata
l’impossibilità di monetizzarli. La paralisi della loro attività ha
causato la sospensione dei lavori
”.

Capobianco ha anche richiamato le cifre del Rapporto
Superbonus 110% di ENEA:
al 31 maggio 2022 erano in corso
172.450 interventi edilizi incentivati, per un
totale di circa 30,6 miliardi di investimenti
ammessi
che porteranno a detrazioni per oltre 33,7
miliardi di euro
. Per oltre il 65% dei casi, si tratta di
lavori già realizzati. Questo significa carenza di fondi, a cui va
aggiunta l’approssimazione del sistema normativo.”
Le ripetute modifiche alla disciplina hanno provocato
confusione, determinando unanimi prese di posizione contro le
limitazioni multiple alla cessione del credito maturato sia da
parte dei costruttori ma anche degli ordini degli architetti e
degli ingegneri
”.

La situazione è resa ancora più complicata dal “vincolo
di compensazione
”, previsto dalla legge, che obbliga gli
operatori del mercato ad avere crediti fiscali, tra cui quelli dei
bonus edilizi, non superiori ai livelli di imposte e contributi
versati dall’istituto bancario. Per questo motivo, le banche che
superano questo limite, non hanno più la possibilità di acquistare
crediti e quindi di compensare, e sono costrette a non accettare
più le pratiche di cessione.

Cessione del credito, le soluzioni possibili

Continua Capobianco: “Siamo di fronte a un circolo vizioso
che, di fatto, impedisce agli operatori edili di trasformare in
finanza i crediti provocando, quindi, il dissesto delle imprese per
asfissia finanziaria dovuta alla mancata monetizzazione. Il
Governo, nei molti interventi legislativi degli ultimi anni, non ha
tenuto conto delle esternalità negative che, nel caso specifico,
rischiano di bloccare interamente il comparto edilizio. Reputiamo
sia necessario implementare e potenziare il ruolo delle imprese
private nel campo della cessione del credito”.
Il richiamo è a
quanto dichiarato da InfoCamere secondo cui l’intervento
delle imprese in qualità di acquirenti dei crediti
può
rendere più sostenibile la capacità di assorbimento del mercato
considerata la loro capienza fiscale stimata in circa 50 miliardi
di euro.

Chiediamo anche che venga ripristinata per le
banche la possibilità di cedere liberamente i crediti
acquisiti
, a prescindere dalla natura soggettiva del
cessionario. Riteniamo, infatti, possa già considerarsi ampiamente
superato il problema relativo al rischio di frodi, sia per i
controlli previsti dal DL Antifrodi, sia per le procedure di
verifica e approfondimento svolte direttamente dal sistema
bancario
”, conclude il presidente di Conflavoro PMI.

Source: lavoripubblici.it

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