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Superbonus 110%: tra disinformazione, mistificazione e realtà – Lavori Pubblici

Superbonus 110%: tra disinformazione, mistificazione e realtà - Lavori Pubblici

Parlare di superbonus 110% dovrebbe essere molto semplice.
Partendo dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto
Legge n. 34/2020 (Decreto Rilancio), si dovrebbe ripercorrere il
processo di correzione degli articoli 119 e 121, oltre che la
nascita dell’art. 122-bis.

Superbonus 110%: i dati

Diciamolo subito: il superbonus 110% e il meccanismo di cessione
dei crediti edilizi sono stati strutturati per rimodulare il
finanziamento pubblico, erogando denaro dal basso al fine di
evitare il collo di bottiglia degli Enti che spesso non riescono ad
accedere a finanziamenti o peggio non riescono a spenderli. Qui
potrebbero arrivare le prime critiche: per quale motivo si è
sottratto capitale da investire su scuole, ospedali e
infrastrutture per finanziare la ristrutturazione di edifici
privati?

Una critica lecita a cui si dovrebbe rispondere in due
differenti modi utilizzando alcuni dei recenti report messi a punto
da Ance e Nomisma. Intanto, è ora di capire che una città si
compone di parte pubblica e privata che si intersecano tra di loro.
Pensare che un edificio (pubblico o privato) sia un’isola risulta
limitativo, soprattutto nell’ottica di interpretare le città come
organismi formati da tante cellule ognuna delle quali influenza
l’altra. Finanziare la spesa privata è, dunque, una scelta
lecita.

Ciò premesso, anche se mi rendo conto quanto sia difficile
comprendere le dinamiche di quello che amo definire “organismo-città”, è bene comprendere un altro aspetto e proverò a
spiegarlo in maniera semplice: il superbonus 110% è una detrazione
in cui lo Stato da la possibilità di spendere con un ritorno in
termini di riduzione delle tasse da pagare. Se attraverso questa
manovra il privato aumenta la sua spesa, questo genera:

  • una detrazione da suddividere in 4/5 anni (sono gli anni in cui
    si scarica il superbonus 110%);
  • maggiore produzione industriale;
  • un incremento occupazionale sia nel settore edilizio che
    nell’indotto;
  • minori oneri sociali;
  • maggiori tasse che vengono utilizzata subito dallo Stato.

Superbonus 110%: i report di Ance e Nomisma

Come detto, Ance e Nomisma hanno pubblicato due report in cui
sono stati evidenziati gli effetti positivi del superbonus che vi
riassumo di seguito.

Per ogni miliardo di euro speso in Superbonus dallo Stato:

  • 470 milioni di euro corrispondono a maggiori entrate;
  • 530 milioni di euro sarebbe il costo effettivo dello
    Stato;

A fine giugno 2022, sono stati spesi 38,7 miliardi di euro in
interventi di superbonus che hanno generato 124,8 miliardi di euro
così suddivisi:

  • 56,1 miliardi come effetto diretto – la spesa aggiuntiva in
    superbonus genera una produzione nel settore delle costruzioni ed
    in tutti i settori che devono attivarsi per produrre semilavorati,
    prodotti intermedi e servizi necessari al processo produttivo;
  • 25,3 miliardi come effetto indiretto – ogni settore attivato
    direttamente ne attiva altri in modo indiretto;
  • 43,4 miliardi come effetto indotto – le produzioni dirette e
    indirette remunerano il fattore lavoro con redditi che alimentano
    una spesa in consumi finali che a sua volte richiede maggiori
    produzioni.

Parliamo di spese che hanno sostenuto il Pil e alimentato le
casse pubbliche grazie alla normale tassazione (IRPEF, IRAP, IVA,
IRES).

In termini occupazionali il superbonus 110% ha portato:

  • 410.000 occupati nel settore delle costruzioni;
  • 224.000 occupati nei settori collegati.

Dati occupazionali che dovrebbero andare di pari passo con la
riduzione della spesa pubblica nel finanziare strumenti a supporto
delle famiglie (come il reddito di cittadinanza).

Superbonus 110%: l’indice ISTAT

Ulteriore conferma è offerto dall’indice destagionalizzato della
produzione nelle costruzioni (indice ISTAT), il cui andamento degli
ultimi 48 mesi può essere apprezzato nel seguente grafico (cliccare
sull’immagine per ingrandirla).

Superbonus 110%: cosa non ha funzionato

Una critica lecita deve essere mossa sul quadro normativo messo
a punto a maggio 2020 con il Decreto Rilancio. Gli articoli 119 e
121 del D.L. n. 34/2020 scontano il momento emergenziale in cui
sono nati. La pandemia non ha probabilmente concesso le necessarie
modifiche ad una misura che prima di arrivare ad essere “accettabile” ha necessitato di 10 correttivi, ovvero:

Con le misure antifrode previste dal D.L. n. 157/2021 e poi
inserite all’interno della Legge di Bilancio 2022, superbonus 110%
e meccanismo di cessione del credito avrebbero potuto procedere
almeno fino alla loro naturale scadenza, senza alcun problema di
sorta.

A gennaio 2022, invece, è cominciata una campagna mediatica di
mistificazione in cui al superbonus 110% sono state date le
seguenti “colpe”:

  • il superbonus 110% ha generato un aumento indiscriminato dei
    costi dei materiali – FALSO, l’aumento del costo delle materie
    prime è un problema diffuso in tutta Europa, ovvero anche in Paesi
    in cui il Superbonus non esiste;
  • il superbonus 110% è stato la causa di 5,6 miliardi di frodi
    fiscali – FALSO, le frodi hanno riguardato in larga parte i bonus
    edilizi senza controllo (bonus facciate ed ecobonus) che hanno
    sfruttato una iniziale “stortura” del meccanismo della cessione del
    credito sul quale il Governo Draghi aveva posto rimedio con il D.L.
    n. 157/2022;
  • il superbonus 110% non è sostenibile per le casse dello Stato –
    FALSO, Ance e Nomisma hanno chiaramente dimostrato gli effetti
    economici e sociali del superbonus.

Questi sono numeri! Come detto, è chiaro che superbonus e
cessione del credito avrebbero potuto essere pensate meglio sin
dalle origini, ma è altrettanto evidente che il Governo e il
Parlamento avrebbero dovuto correggere e migliorare la norma, senza
stravolgerla. Come ogni progetto che si rispetti, si fissa un
obiettivo e poi in corsa si migliora. Nel caso del Superbonus è
stato cambiato in corsa l’obiettivo finale.

Superbonus 110%: le modifiche del 2022

Le modifiche apportate nel 2022 al meccanismo di cessione dei
crediti ha stracciato quel “patto” che vedeva impegnati Stato,
imprese, professionisti, contribuenti e istituti bancari. Venendo
meno uno di questi soggetti, il sistema è crollato e tutti ne
avranno un danno:

  • le imprese e i professionisti, che si ritrovano sempre di più
    con cassetti fiscali pieni e zero liquidità;
  • i contribuenti che dopo aver investito tempo e denaro in molti
    casi si ritroveranno a vivere in cantieri senza fine;
  • lo Stato che dovrà far fronte ad un danno sociale senza
    precedenti.

Tutto avrebbe potuto procedere mediante un processo di
miglioramento continuo, correggendo in corsa i problemi incontrati,
con l’unico scopo di completare una misura e quel contratto non
scritto. Invece, stiamo ancora qui a parlare di correttivi,
proroghe, responsabilità solidale e un Parlamento sempre meno
incisivo nell’attività legislativa del Paese.

Il 13 settembre il Senato voterà il disegno di legge di
conversione del Decreto Legge n. 115/2022 (Decreto Aiuti-bis),
ovvero l’ultimo provvedimento di questo Parlamento prima delle
prossime elezioni del 25 settembre 2022. A breve capiremo quali
saranno le reali intenzioni e il futuro del comparto delle
costruzioni.

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