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Superbonus e Sismabonus: per renderlo efficace deve essere credibile – Lavori Pubblici

Sin dalla loro inserimento nelle prime bozze del Decreto
Rilancio
, le detrazioni fiscali del 110%
hanno avuto un grosso (enorme) problema di “comunicazione“. Non sto parlando degli aspetti
legati alla normativa, che come sappiamo non è esente da errori o
dubbi (ma quale norma lo è?). Mi riferisco, in particolare, la modo
in cui il Governo e il Parlamento hanno proposto questo nuovo
strumento fiscale.

Il superbonus e il “tutto gratis”

Non si è puntato sulla potenza di una norma straordinaria per la
riqualificazione energetica e strutturale del patrimonio
immobiliare italiano. Ciò su cui si è fatto leva è sempre stato il “tutto gratis”, concetto ribadito anche sul portale informativo messo a
punto dal Governo
in cui si parla di “possibilità di
effettuare i lavori a costo zero per tutti i cittadini
“.

Dal primo momento in cui si è definito il quadro normativo di
riferimento con la pubblicazione degli ultimi provvedimenti
attuativi e dopo che tecnici, imprese e istituti di credito hanno
cominciato a proporre prodotti e servizi dedicati, la domanda è
sempre stata la stessa “come faccio a fare tutto
gratis?
“.

Speciale Superbonus

Superbonus e consapevolezza

In quest’ultimo periodo si è tornati a parlare di superbonus.
Soprattutto per quel che riguarda la sua possibile proroga alla
luce delle risorse messe in campo dal Piano Nazionale di Ripresa e
Resilienza. Tra le varie proposte arrivate, merita molta attenzione
quella avanzata dall’Associazione ISI,
Ingegneria Sismica Italiana.

Una proposta che focalizza la sua attenzione sul
Sismabonus, ovvero la misura per la
riqualificazione strutturale. Una proposta che piace sin dalla sua
formulazione iniziale perché prima ancora di parlare degli aspetti
tecnici legati alla normativa, centra forse una delle più grandi
problematiche: la credibilità della misura fiscale.

Quando si parla dei vantaggi della normativa, l’ing.
Andrea Barocci
, Presidente di ISI, afferma subito “È
innegabile che il bonus sia un beneficio per i proprietari
d’immobili, ma lo è anche per lo Stato; questo va detto con forza e
in maniera positiva
.

In un comunicato pubblicato sul suo sito informativo, ISI
sottolinea come dal 1968 a oggi, l’Italia abbia speso “tra i
150 e i 200 miliardi di euro per far fronte al disastro causato dai
terremoti; l’85% di questa spesa è servito per la ricostruzione,
quindi per sopperire all’inadeguatezza degli edifici”
.

La conoscenza del quadro sismico del territorio, unita alla
consapevolezza di una patrimonio edilizio costruito per circa il
75% in assenza di criteri antisismici, impone una seria riflessione
sulla necessità di “mettere a bilancio la voce di spesa legata
al rischio sismico

Come sottolinea ISI “incentivare gli interventi di
efficientamento strutturale significa investire sulla riduzione di
quel capitolo di spesa. E se ci guadagna lo Stato allora ci
guadagniamo tutti, perché dal 1968 a oggi per far fronte agli
enormi esborsi legati ai terremoti sono state inserite le accise
sui carburanti e queste sono pagate da ogni cittadino
indistintamente dalla zona simica o dall’edificio in cui ha scelto
di vivere
“.

Il Sismabonus, il miglioramento strutturale il sistema
premiante

In riferimento all’assenza di un sistema
premiante
contenuto nel Decreto-legge 19 maggio 2020,
n. 34
(c.d. Decreto Rilancio), ISI afferma “Occorre avere
il coraggio di rendere obbligatoria almeno la classificazione
iniziale, per qualsiasi tipo d’intervento che si prevede di fare;
solo così potrà crescere la cultura del rischio. Di recente è stato
detto che questo comporterebbe un intralcio all’effettivo sviluppo
della misura fiscale, appellandosi al fatto che la normativa stessa
non lo richiede per interventi minimi
“.

Aver tolto con il Dl 34/2020 l’obbligo al miglioramento di
classe
-afferma ISI – è una sconfitta nei confronti della
riduzione del rischio sismico. Un provvedimento credibile e
sostenibile deve andare verso la premialità e spiegare bene perché
un cittadino possa avere un contributo diverso da un altro. Non è
scandaloso pensare a percentuali differenziate sia per zone
sismiche, sia per efficacia degli interventi. È invece scandaloso
che un’abitazione degli anni ’90 in zona 3 abbia la stessa
percentuale di detrazione e massimale di spesa di una in zona 1
costruita negli anni ’40
“.

Il Sismabonus e l’assicurazione professionale

In riferimento all’obbligo di assicurazione professionale
secondo ISI “aver inserito l’obbligo di assicurazione dedicata
per i professionisti è controproducente nei confronti dei tecnici,
che rimangono gli unici soggetti costretti ad assumersi compiti o
responsabilità, peraltro spesso su questioni che non competono
loro, in un intreccio tra normativa tecnica e fiscale che ha troppe
zone grigie e che ancora non vede volontà di dialogo tra diverse
competenze
“.

8 anni di controllo dell’Agenzia delle Entrate

In una visione lungimirante, che vada oltre gli otto anni
di controllo dell’Agenzia delle Entrate
– continua ISI –
occorre essere coraggiosi ed estendere questa responsabilità al
proprietario dell’immobile, il quale deve fare l’assicurazione sul
proprio edificio; solo questo potrà veramente tutelare lo Stato,
per tutto quello che abbiamo già visto prima, nei confronti del
danno erariale
“.

Il fascicolo del fabbricato

Proposta anche la previsione di un documento che attesti il
livello di sicurezza del fabbricato, così come fatto per le
prestazioni energetica. “Un’ulteriore proposta
di miglioramento è legata al fatto che da anni siamo obbligati a
conoscere, all’atto di una compravendita, il livello di
efficientamento energetico del nostro edificio. Considerando quanto
scritto sopra, sarebbe assolutamente legittimo richiedere la
classificazione sismica del bene in vendita, e inserire tra i
diritti del compratore quello di sapere il livello di sicurezza di
cosa intende acquistare
“.

A questo proposito, l’Ing. Andrea Barocci
aggiunge: “Questo farebbe nascere comportamenti virtuosi legati
alla conoscenza del singolo cittadino, alla facilità per le
assicurazioni nel valutare il bene, alle politiche statali di
riduzione del rischio con la creazione nel tempo di una mappa
nazionale
”. Lo scoglio iniziale della classificazione nei
condomini potrebbe essere superato mediante incentivazione fiscale
o detrazioni.

Il superbonus e il “tutto gratis”

Tornando all’aspetto legato alla “consapevolezza” ISI afferma “abbiamo visto chiaramente negli ultimi mesi che la percezione
di un incentivo strettamente legato al concetto di “gratuità”, per
quanto interessante, può risultare dannosa e a lungo andare
controproducente se parliamo in termini di riduzione del
rischio
“.

La strada corretta – conclude ISI – deve
necessariamente partire da politiche che incentivino la
consapevolezza, e che di conseguenza diventino credibili ed
implementabili in modo sostenibile, altrimenti dopo lo sprint
iniziale il rischio è di trovarsi senza più energie
“.

E su questo non si può che essere d’accordo al 100% (anche al
110% per i più spiritosi!).

Link all’articolo Originale tutti i diritti appartengono alla fonte.

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