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Superbonus, incassi per lo Stato pari al 30% dell’extragettito – Il Sole 24 ORE

Superbonus, incassi per lo Stato pari al 30% dell’extragettito - Il Sole 24 ORE

3′ di lettura

L’Ance, l’associazione nazionale dei costruttori, rivendica un ruolo diretto del settore delle costruzioni nell’extragettito fiscale del primo semestre 2022 certifcato dal Mef in 14,3 miliardi, e quantifica il beneficio generato alle casse statali dagli interventi finanziati con il Superbonus in 4.219 milioni, pari al 30% dell’extragettito. A concorrere a questo risultato sono, secondo un rapporto dell’Ance, 1.374,5 milioni di gettito Iva e 2.845 milioni di Irpef e Iva derivante dai maggiori consumi degli occupati negli interventi legati al Superbonus. Inoltre – sottolinea la nota dei costruttori – «se si considerano gli ulteriori effetti positivi derivanti dai contributi previdenziali e assistenziali, nonché le imposte pagate dalle imprese coinvolte nel processo realizzativo, le entrate ascrivibili al Superbonus 110% raggiungono circa 6,4 miliardi».

«Questi dati – dice la presidente dell’Ance, Federica Brancaccio – ci confermano che il Superbonus meriterebbe una giusta attenzione nell’azione di governo, che può ancora intervenire a correggere alcuni aspetti con il decreto Aiuti bis. Noi constatiamo che la cessione dei crediti resta bloccata anche dopo la norma che ha reso possibile retroattivamente al 1° maggio 2022 la cessione facilitata dei bonus da parte delle banche».

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No al «terrorismo» sulla responsabilità solidale delle banche

Brancaccio dice che in questi mesi è stato fatto «terrorismo» sul tema della responsabilità solidale delle banche e che lo stesso nodo ora rischia di vanificare la possibilità di una cessione dei crediti da parte delle banche ai «secondi cessionari» o «secondi acquirenti». Andrebbe chiarito subito già nel Dl Aiuti bis in arrivo – dice Brancaccio – che «la responsabilità solidale non scatta nei confronti del secondo acquirente e che questi non è tenuto a ripetere l’istruttoria già fatta dalla banca anche perché, nel caso per esempio di un professionista, non avrebbe certo gli strumenti per svolgere quell’indagine».

Ma il rapporto dell’Ance e le parole della presidente evidenziano che le preoccupazioni non si fermano al Superbonus, su cui pure migliaia di imprese rischiano di fallire, ma attraversano con un filo rosso altri comparti che rischiano di esplodere perché non gestiti adeguatamente a causa della crisi di governo.

I rischi connessi alla fragilità finanziaria

«Viviamo – dice Brancaccio – un paradosso esplosivo: in questo momento il settore crea Pil e occupazione e contribuisce in misura determinante all’extragettito fiscale e alla crescita, ma si trova poi in una situazione di grandissima fragilità sul piano finanziario: da un momento all’altro le imprese rischiano di trovarsi strozzate da mancanza di liquidità». Il secondo allarme, dopo il 110%, riguarda gli extracosti negli appalti per cui le risorse messe a disposizione dal governo rischiano di rivelarsi del tutto insufficienti.

Source: ilsole24ore.com

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