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Superbonus, perché potrebbe essere un rischio per la sicurezza dell’edificio – Corriere della Sera

Primum vivere. Non c’è dubbio che per un edificio la sicurezza sia un requisito ancora più importante del risparmio energetico. Il Fisco agevola sia gli interventi di messa in sicurezza sia quelli finalizzati ad abbattere i consumi, ma il superbonus energetico, per com’è congegnato, rischia di essere pericoloso per la sicurezza. È la tesi che sostiene Michele Di Lorenzo, senatore del Collegio degli ingegneri di Napoli, e che lo ha portato a entrare in contatto con il Consiglio superiore dei lavori Pubblici e a scrivere al Capo dello Stato per introdurre modifiche al dm 58/2017 sul sismabonus.

Edifici antichi e materiali di breve durata

Le considerazioni dell’ingegnere Di Lorenzo partono da due dati di fatto certamente non contestabili: la vetustà del patrimonio immobiliare italiano e la durata dei materiali di costruzione. Ma lasciamogli la parola: «Esattamente mezzo secolo fa è entrata in vigore la legge n.1086 del 5 novembre 1971 che diede origine al deposito certificato degli elaborati progettuali presso gli Uffici provinciali del Genio Civile e mise fine dopo 32 anni, al vecchio Regio Decreto n.2239 del 1939. Il problema è che in Italia circa 7 milioni di edifici sono stato costruiti prima del 1971 e una miriade di questi negli anni del boom postbellico. Ebbene di questi edifici costruiti rispettando le norme del 1939, non esiste un deposito certificato degli elaborati progettuali, non conosciamo i grafici esecutivi, non conosciamo i particolari costruttivi, non conosciamo le caratteristiche dei materiali impiegati e cosa ancora più grave, non sappiamo nulla delle modifiche, dei cambiamenti e degli stravolgimenti vari apportati nel tempo».


La vita del cemento armato

Secondo le elaborazioni del Cresme su dati Istat dalla fine della guerra al 1971 sono stati costruiti 3,6 milioni di edifici residenziali. Il problema è che si tratta di strutture costruite quando si credeva che il cemento armato fosse in grado di durare in eterno o quasi, oggi ci si è resi conto che invece la vita di questo materiale si può misurare in decenni, a causa del fenomeno della «carbonatazione». L’anidride carbonica, presente nelle nostre città in quantità enormi a causa dell’inquinamento, reagisce con l’idrossido di calcio presente nella malta generando carbonato di calcio e acqua, con l’effetto nel tempo che l’acciaio si ossidi e che si creino fessurazioni nelle pareti. Per rendere l’idea si può aggiungere che secondo gli addetti ai lavori la carbonatazione è stata una concausa del crollo del Ponte Morandi e c’è chi definisce il fenomeno come una bomba a orologeria. Ma tornando all’ingegner Di Lorenzo: «Non è certo possibile dire con sicurezza quanto può durare una struttura in cemento armato così come a nessuno si può dire con certezza se e quando si ammalerà di tumore, ma così come in medicina si fa lo screening dei pazienti a potenziale rischio sarebbe necessario fare un’analisi seria degli edifici più vecchi e valutarne lo stato di salute. Appare assurdo che nella normativa sul superbonus non si prescriva oltre alla diagnosi energetica anche una diagnosi sulla situazione statica dell’edificio e non si obblighi al consolidamento le strutture che ne necessitano, con lavori che oltretutto non peserebbero sulle tasche dei proprietari essendo agevolati con il sismabonus».

La priorità agli edifici con l’ok al superbonus

Ma perché prioritariamente lo screening dovrebbero farlo gli edifici per cui si chiede il bonus energetico? Per un motivo molto semplice, secondo l’ingegnere Di Lorenzo: «Per ottenere i requisiti del superbonus è quasi sempre necessario fare il cappotto termico, con pannelli che fasciano completamente le strutture portanti, con il risultato di occultare alla vista, ed in maniera definitiva, le fessurazioni che si dovessero verificare». In pratica, si finirebbe per occultare il più evidente segnale d’allarme sulla salute dell’edificio.

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