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Truffa superbonus, sequestrati 5 milioni a un imprenditore trevigiano – La Tribuna di Treviso

Blitz delle Fiamme Gialle: perquisita l’abitazione di un imprenditore trevigiano. Percepiva crediti fittizi per lavori mai eseguiti

TREVISO. C’è anche un imprenditore della Marca coinvolto nell’inchiesta della procura della Repubblica di Bari che ha portato al sequestro preventivo di oltre 140 milioni di euro nei confronti di un imprenditore edile barese, di undici persone fisiche e di tredici imprese cessionarie di presunti crediti di imposta fittizi del bonus facciate.

Si tratta di un imprenditore edile di Monastier, un italiano di 42 anni. Gli uomini delle Fiamme Gialle si sono presentati alla sua porta, ieri mattina, con un mandato di perquisizione che è durata un paio di ore ed ha portato al sequestro di cinque milioni di crediti fittizi per lavori mai eseguiti. I reati ipotizzati sono quelli di emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, indebita compensazione, riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita.

L’indagine è partita da un’analisi di rischio sviluppata dall’Agenzia delle Entrate sulla spettanza del bonus facciate per la realizzazione di interventi finalizzati al recupero o restauro della facciata esterna degli edifici.

Analizzando i dati dell’Agenzia delle Entrate, i finanzieri hanno rilevato l’esistenza di un circuito fraudolento sviluppato intorno alla figura dell’imprenditore barese. Nello specifico è emerso che coloro che risultavano committenti delle opere di recupero edilizio erano sprovvisti di una capacità reddituale e finanziaria idonea al sostenimento delle ingenti spese di rifacimento delle facciate, in relazione alle quali sarebbe maturato, in origine, il credito d’imposta successivamente ceduto all’indagato.

Beneficio che consente la detrazione fiscale del 90% delle spese sostenute negli anni 2020 e 2021 oppure la possibilità di utilizzare un credito d’imposta pari al 90% cedibile a terzi e, quindi, monetizzabile. I riscontri investigativi delegati alla Guardia di finanza hanno fatto emergere «l’esistenza – spiega la procura di Bari – di un circuito fraudolento volto alla creazione, circolazione, monetizzazione e utilizzo in compensazione di crediti d’imposta inesistenti, che gravita intorno alla figura di un imprenditore barese, attivo nel settore edile, e attualmente unico indagato».

In particolare è emerso che i soggetti che avrebbero commissionato le opere di recupero edilizio erano sprovvisti di una capacità reddituale e finanziaria idonea al sostenimento delle ingenti spese di rifacimento delle facciate, in relazione alle quali sarebbe maturato, in origine, il credito d’imposta successivamente ceduto all’indagato. Per di più, gli stessi avrebbero sostenuto oneri per interventi edilizi eccessivamente sproporzionati rispetto alle caratteristiche e al valore degli immobili posseduti, che non sono stati sottoposti a recenti opere di rifacimento delle facciate.

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Source: tribunatreviso.gelocal.it

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